di Denis Ugolini
Domani le elezioni USA for President. Democratici o Repubblicani. Obama o McCain.
La mia preferenza va ad Obama e ai Democratici. Sono sempre stato per i Democratici.
È il partito americano che più riscontra le attese e le posizioni culturali e politiche che mi appartengono. Così è ancora oggi, valutando il programma di Obama in confronto a quello di McCain. In prevalenza. Vi sono posizioni anche del candidato repubblicano che non sono male e che possono benissimo essere condivise da persone come me. Ad esempio in politica estera.
Anche le posizioni del mio partito, il PRI, sono sempre state assai più in sintonia con i Democratici americani piuttosto che con le posizioni e i programmi dei Repubblicani USA. Nelle nostre sedi campeggiavano e campeggiano da sempre i posters di John e Bob Kennedy. Del New Deal roosveltiano siamo stai sotenitori e la forza politica che con Ugo La Malfa se ne è più fatta interprete e propositiva adattandone impostazione e contenuti alla realtà italiana. Ben venga Obama.
Speriamo.
Occorre dire però che io e molti altri come me guardiamo alle elezioni americane e ne seguiamo il percorso ed il dibattito in modo differente da come, da un po’ di tempo a questa parte, lo affrontano molti in Italia. Soprattutto da quando è crollato il Muro di Berlino, è scomparsa l’Unione sovietica e il comunismo in quel paese e da quando non c’è più stata la guerra fredda precedente l’89.
Oggi, in modo assai distorto e distorcente, troppi guardano e valutano le vicende politiche americane con una chiave di lettura tutta italiana e tutta immiserita nella diatriba e nello scontro politici italiani.
E a tutto questo, in particolar modo, ci ha portato la sinistra italiana, quella sinistra erede del PCI che non avendo mai, ed ancora, fatto fin in fondo i conti con la priopria storia e con la propria arretratezza culturale, conseguenza della propria tragica ideologia, in assenza dei riferimenti della guerra fredda, si è appropriata di riferimenti nuovi, cercandoli ed autocostruendoseli anche in America. Ed ecco allora che la lettura delle vicende americane segue l’onda del dibattito e dello scontro politici taliani. Se sei di sinistra sei con i Democratici, se sei con Berlusconi e non sei di sisnistra sei con i Repubblicani. Non male che abbiano delle preferenze per gli uni piuttosto che per gli altri. Quel che infastidisce a seguire le prese di posizione dei vari sinistri da Veltroni a D’Alema e altri, per non dire di quei poveretti di dirigenti locali partitici e sinistri, è che hanno scavalcato a piè pari un arco di storia, della loro storia vissuta, senza battere ciglio. Il che dice di loro di che stazza e di che statura sono fatti. E quella fetta di storia riguarda la loro profonda, acritica, veemente e feroce avversione all’America, agli Usa, agli americani, a qualsiasi governo e politica degli Stati Uniti ci sia stata e da chiunque sia stata fatta in prima persona. Senza distinzione alcuna fra democratici e repubblicani di quel grande Paese. Già! Sono saltati dall’antiamericanismo totale alla partigianeria fideistica totale di una parte americana contro l’altra. Assurdo. Con ciò, quindi, continuando a non capire che l’America è una nazione democratica, la più grande democrazia al mondo, con tutti i suoi difetti e i suoi pregi. Comunque una grande democrazia. Della quale è espressione il loro sistema politico comprese le elezioni presidenziali. È sbagliato trasferire oltre atlantico la misura, i parametri e le chiavi di lettura che si usano in Italia e che la sinistra vuole usare a solo beneficio di lotta interna italiana. Non è solo un errore. È più di un errore. Sono molti errori.
Noi possiamo esprimere la nostra preferenza con assoluta tranquillità fra i concorrenti per le elezioni presidenziali. Perché, innanzi tutto, siamo con gli USA per quel che sono e cioè la più grande democrazia del mondo. E ciò sarà anche a prescindere da chi vincerà le elezioni di domani rispetto alle quali facciamo il tifo per Obama. Ma lo erano anche prima quando per i novelli sinistri di oggi erano il più atroce dei nemici da abbattere. Per noi gli USA continueranno ad essere, per la democrazia che sono, i nostri migliori e più affidabili alleati. Senza contare il debito di riconoscenza che gli dobbiamo e che gli deve lanostra democrazia. Alle prese con le elezioni americane e con il modo di atteggiarsi di Veltroni e compagnia cantante viene spontaneo esclamare al loro riguardo: poveretti!