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Analisi del voto europeo

     Luglio 23, 2019   No Comments


Energie Nuove – NUMERO 1 – luglio 2019

Analisi del voto europeo

di Francesco Giubilei

Il risultato delle elezioni europee ha confermato in linea generale le previsioni pre elettorali: in Europa i sovranisti non hanno sfondato (ma sono cresciuti) mentre i partiti socialdemocratici sono riusciti tutto sommato a mantenere il proprio consenso, così come le forze politiche legate al Ppe, nonostante un calo di seggi rispetto alla precedente legislatura. Diverso il caso dell’Italia dove c’è stato un importante affermazione dei partiti sovranisti (Lega e Fratelli d’Italia) che hanno superato il 40%. Il voto italiano ci porta a fare una serie di considerazioni:

La fluidità del voto e il crollo del Movimento Cinque Stelle Negli ultimi anni lo scenario politico italiano è caratterizzato da alcuni punti fermi che si ripetono ad ogni tornata elettorale ed è confermato dal risultato delle elezioni europee. Innanzitutto la fluidità del voto. Il crollo del Movimento Cinque Stelle che è passato da quasi il 33% delle politiche dello scorso anno al 17%, in tal senso è esplicativo e conferma quanto già avvenuto in passato con il crollo del Pd dalle europee del 2014 alle politiche del 2018. Potremmo dire in questo caso che, in parallelo all’affermazione del sovranismo, è avvenuto un crollo del populismo.

 Exit poll inesatti In secondo luogo l’inaffidabilità degli exit poll che, proprio a causa della fluidità del voto, non riescono più a fotografare correttamente le intenzioni di voto degli italiani. I primi dati che circolavano nella giornata di ieri affermavano una Lega sotto al 30%, addirittura al 26%. Il voto ha smentito clamorosamente queste previsioni con il partito di Matteo Salvini che si è attestato al 34%.

 Asse Lega-Fratelli d’Italia senza Forza Italia? C’è un altro dato importante che emerge dal risultato delle europee, il centrodestra unito raggiunge quasi il 50% ma il dato più interessante è che Lega più Fratelli d’Italia superano il 40%, una percentuale sufficiente per pensare una grande alleanza sovranista e conservatrice, dove si colloca in questo quadro Forza Italia?

 L’inconsistenza della minaccia fascista Nelle ultime settimane abbiamo assistito a una campagna politica e mediatica sul rischio di un presunto ritorno al fascismo se avessero vinto i partiti sovranisti, un’opposizione sterile e a tal punto implausibile da aver ottenuto l’effetto opposto tra gli italiani che, non solo non hanno creduto allo “spauracchio fascista”, ma hanno premiato le forze sovraniste e conservatrici. La lezione che certi intellettuali dovrebbero apprendere è che sarebbe più utile (e costruttivo) fare opposizione sulle scelte politiche piuttosto che sui fantasmi.

 Conseguenze sul governo È indubbio che il risultato delle elezioni avrà delle conseguenze sulla compagine governativa, i rapporti di forza si sono invertiti con la Lega che ha ottenuto il doppio dei consensi del Movimento Cinque Stelle, un conto sono i sondaggi e i risultati delle regionali, un altro le europee. Il governo non cadrà ma non è escluso un rimpasto, di certo ora Salvini ha maggior forza e legittimità per portare avanti le proprie battaglie, la sua prima dichiarazione è emblematica: “si riparte dalla Tav”.

 Esiste la sinistra Nonostante sia ben lontano dai numeri di qualche anno fa, il PD non solo tiene ma cresce superando il Movimento Cinque Stelle, distanziandolo di 5 punti e attestandosi come seconda forza del paese.

Grandi città vs provincia La divisione tra grandi città e provincia. A Roma il Pd è il primo partito al 30%, a Torino è primo con il 33%, idem a Bologna con il 40% e a Milano con il 35%, mentre a Napoli è secondo con il 23% dietro al 39% del Movimento Cinque Stelle. I bacini elettorali della sinistra sono le grandi città e in particolare i quartieri centrali e più benestanti, mentre la Lega sfonda nelle periferie (emblematico il caso di Roma dove il Pd si avvicina al 40% nel quartiere Trieste e la Lega il 40% a Tor Bella Monaca).

In generale, il quadro che emerge dalle elezioni europee, è la crescita dei partiti sovranisti non sufficiente però per raggiungere la maggioranza in parlamento. C’è poi il risultato in Gran Bretagna dove i cittadini britannici non solo hanno votato ed eletto i loro rappresentanti nel parlamento europeo, ma hanno premiato il partito pro Brexit di Nigel Farage che con il suo Brexit party ha ottenuto il 31,69%.

Occorre domandarsi se il risultato dei sovranisti è una bolla destinata a sgonfiarsi oppure se durerà anche nei prossimi anni. Yascha Mounk, autore del libro Popolo vs Democrazia. Dalla cittadinanza alla dittatura elettorale, in un’intervista al “Corriere della Sera” all’indomani delle elezioni europee, spiega “non sottovalutate l’onda sovranista, può durare a lungo” affermando che “le domande decisive non sono più economiche ma socioculturali. Vent’anni fa se volevo sapere se eri di sinistra o di destra ti chiedevo se svolevi pagare più tasse in cambio di servizi sociali; oggi ti chiedo che ne pensi degli immigrati illegali. Su questi temi, la risposta più netta a destra viene dai populisti, che battono il centrodestra”.

Mentre Gian Micalessin, nel suo libro I sovranisti d’Europa uscito pochi giorni prima delle elezioni europee, oltre a tracciare il quadro dei principali partiti sovranisti in Europa, nel capitolo iniziale intitolato Alle origini del sovranismo, spiega la genesi del pensiero sovranista. Micalessin individua in Charles De Gaulle “il capostipite e il padre nobile dell’idea di sovranismo” che contrappone “il sogno di Europa delle patrie a quello di un’Europa federale”. La politica estera e il rapporto con le grandi potenze, in particolare Usa e Russia, è il tema più spinoso nelle relazioni tra i sovranisti europei, la vicinanza di partiti come la Lega e il Rassemblement National di Marine Le Pen al mondo russo, genera la difficoltà di convergenze con partiti come il PiS polacco da sempre avverso ai russi e vicino al mondo americano.

In ogni caso il futuro dell’Europa passa da una riscoperta del pensiero conservatore ancora poco studiato e conosciuto nel nostro paese, la lettura del manifesto Un’Europa in cui possiamo credere firmato dai principali intellettuali europei (curiosamente manca un italiano, chiediamoci il perché), è un ottimo inizio per avvicinarsi alla conoscenza del conservatorismo.

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