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Forlì e Cesena, la governance è debole

     Giugno 27, 2017   No Comments

di Massimo Bulbi

Noncredo di dipingere un quadro a tinte fosche, ma semplicemente di essererealista nell’esprimere  preoccupazioneper lo stato della governance territoriale, in particolare per il divariocrescente tra il territorio di Forlì e Cesena, da un lato, e Rimini e Ravennadall’altro nell’ambito di Area vasta; per la mancata integrazione tra Cesena eForlì, situazione che sta divenendo cronica, e per la carente, insufficienteintegrazione stessa nel comprensorio cesenate a causa della inefficacia delledue unioni, che rende ancora più debole, da una parte, il nostro peso specificonei confronti di Forlì e dall’altra il peso specifico del Cesenate e delForlivese in rapporto a Rimini e Ravenna.

Questalatenza di governance territoriale, aggravata a mio modo di vedere dallaretrocessione della Provincia a ente di secondo livello, si  riflette in un deficit di progettualitàpolitica, nell’adozione di scelte dettate dalla convenienza del momento, le uneslegate rispetto alle altre, dietro cui si evidenzia l’assenza di un’idea definitae condivisa di territorio e a soffrire di più di questa precaria situazionesono proprio i Comuni più piccoli, che hanno ancora più bisogno degli altri diun progetto complessivo che li garantisca, per non fare la fine dei vasi dicoccio tra quelli di ferro di manzoniana memoria.

Questogap di governance che è dato di rinvenire si riflette dunque ogni giorno su unadiminuzione della rappresentanza istituzionale e della propositività politicacon l’inevitabile indebolimento degli interventi e dei servizi a favore dellanostra comunità.

Lapreoccupazione cresce ancor di più perché l’impressione netta è quelladell’accrescersi costante della marginalità del nostro territorio, a cui di certonon si oppongono certe decisioni politiche maturate, a partire – peresemplificare – da quella di non considerare più priorità un intervento epocalee di straordinaria importanza per il territorio e per il tessuto produttivocome quella della via Emilia Bis.

Inquesti anni abbiamo lavorato senza centellinare forze ed energie  per creare le condizioni affinché l’operapotesse essere realizzata in tutti gli ambiti possibili, dai rapporti con gliinterlocutori ministeriali e pubblici ai privati e siamo approdati a un projectfinancing che avrebbe coinvolto le nostre aziende con un intervento per 240milioni di euro e con la riduzione della quota spettante al pubblico. Larealizzazione della via Emilia bis, che chi scrive continua a ritenere unintervento strategico e indispensabile per questo territorio e le sue imprese,consentirebbe anche di poter coerentemente avviare il progetto ciclopedonale edel trasporto pubblico nella via Emilia, ideato dalla Facoltà di Architettura,con evidenti vantaggi nel senso di una razionalizzazione e messa in sicurezzadella mobilità.

Siconstata tuttavia amaramente che secondo la nuova Provincia l’intervento sullavia Emilia non rappresenta più una priorità e la rinuncia ad attuare unintervento così strategico favorisce essa stessa un aggravamento dellamarginalità del territorio che, ce ne stiamo accorgendo, risulta chiaramentedal ruolo preponderante che Ravenna e Rimini hanno in Area Vasta, in tutti igangli strategici della rappresentanza, dalla sanità alla rappresentanza negliorgani delle principali aziende partecipate, da Romagna Acque al  Consorzio di Bonifica.

Laperdita della governance incide negativamente sullo sviluppo del territorio esulla integrazione fra Forlì e Cesena che è stato per il decennio scorso l’obiettivoprogrammatico principale della Provincia di Forlì-Cesena che ho avuto l’onore el’onere di presiedere, Provincia ente di primo livello eletto dai cittadini cheha cessato di esistere nel giugno 2014.

Trai due territori non si rinvengono ormai da troppo tempo rapporti sinergici e dicollaborazione, prima ancora che integrazione e questa mancanza di coesione riduce ancor più il peso contrattuale di unterritorio che non è stato capace di produrre alcun assessore regionale, alcontrario di Rimini e Ravenna.

LaProvincia indebolita, in questo contesto, peggiora la situazione già precaria.

UnaProvincia che è stata prima delegittimata, poi ridotta di risorse purcontinuando a detenere deleghe strategiche, quindi retrocessa a ente di secondolivello e lasciata in avaria, con i dipendenti in fuga. D’altro canto le Unionidei Comuni che si sono venute a formare paiono indebolire piuttosto cherafforzare il territorio: tre Unioni ci rendono deboli verso i nostriinterlocutori romagnoli, Ravenna e Rimini, né si rivelano certamenteprovvidenziali per i Comuni più piccoli e bisognosi di una governanceterritoriale forte.

Dicevoall’inizio che pare veramente mancare un’idea forte di territorio anche perchénon esiste più alcun ambito di confronto a larga scala e si procede acompartimenti stagni e isolati.

Inquesto quadro la governance si affievolisce sempre più anche a causa di sceltepolitico-strategiche dei singoli territori, che non convincono fino in fondo,come ad esempio la separazione del connubio virtuoso tra vocazione specificaterritoriale e fiera a supporto dell’economia, come non pochi hannol’impressione che sia avvenuto con la vicenda dello spostamento del Macfrut daCesena a Rimini..

Eccoallora che da questa fase di stallo occorre uscire riaprendo una nuova stagionedi dibattito per il territorio, ripartendo dall’obiettivo prioritariodell’integrazione tra Cesena e Forlì, per poter contare di più e poterfinalmente avere maggiore potere contrattuale e peso specifico anche dentroArea Vasta di nuova costituzione col nuovo disegno dell’assetto territorialedella Regione Emilia Romagna.

Perfarlo occorre ricostruire un ambito condiviso di confronto, aperto a tutti gliinterlocutori politici, istituzionali  edello sviluppo, che ora stanno agendo isolatamente senza raccordo, in cui ilnostro territorio si riaffermi come un noi e non più tanti piccoli io incompetizione l’uno con l’altro.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 27, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 27, 2017 @ 10:06 am
  •   In The Categories Of : Politica Nazionale

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