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Visione Romagna. Non grette autoreferenzialità

     Giugno 28, 2017   No Comments

di Davide Buratti

La tornata elettorale si è chiusa senza grosse sorprese, almeno dal punto di vista dei risultati. Adesso gli amministratori confermati o quelli nuovi devono mandare segnali forti. Non possono limitarsi al compitino. Il momento sociale ed economico richiede scelte strategiche.
Innanzitutto i nostri sindaci devono avere la capacità di andare oltre i confini comunali. Sanità e trasporti hanno inaugurato una politica di area vasta (leggesi visione romagnola). A prescindere dal tipo di risposte (soprattutto per la sanità c’è l’impressione di essere ancora in mezzo al guado e c’è ancora il rischio palude), la strada imboccata è quella giusta. In questa direzione ci si dovrebbe muovere anche per altri temi, quelli in attesa di risposte il più urgenti possibile sono: cultura, welfare, burocrazia e fiere.
Questo perché bisogna partire dal presupposto che se la Romagna vorrà essere competitiva dovrà ragionare in ambito di area vasta. Per lo meno per i settori più importanti i confini comunali non sono più sufficienti. E lo saranno sempre meno in futuro. E’ però un argomento da maneggiare con cura. Non ci può essere un assopigliatutto. L’emergere di volontà egemoni metterebbe in posizione di difesa gli altri protagonisti e difficilmente si arriverebbe ad un accordo. Partendo dal consolidamento dell’esistente, la strada da seguire dovrebbe essere quella battuta dalla sanità che ha garantito una spalmatura romagnola delle varie specialità. Ad esempio, il trauma center è a Cesena e Cardiochirurgia a Forlì. In questo modo si evitano inutili e costose sovrapposizioni e si può lavorare per migliorare anche qualitativamente ogni piccolo servizio. Poi ogni ospedale deve avere reparti e servizi di base: Chirurgia. Oculistica, Pronto soccorso, ecc.
Ecco, lo stesso ragionamento deve valere anche per tutti gli altri settori.
In passato non è stato così, in particolare per le fiere e quando sembrava che l’accordo fosse a portata di mano tutto è saltato.
La specificità territoriale va garantita e tutelata, invece non può essere l’elemento determinante per la scelta dei manager. In questo caso vanno premiate le professionalità.
Fra gli argomenti da discutere in ambito di area vasta c’è senza dubbio la burocrazia. Ormai è noto a tutti che è uno degli elementi di freno allo sviluppo. A quella “palude” della quale si parla con sempre maggiore frequenza serve dare una risposta che, però, non dovrebbe essere limitata al singolo comune. Sarebbe necessario un ambito il più vasto possibile, ma quanto meno territoriale. In questo, invece, dal Cesenate arriva una risposta che pare inadeguata.
E’ stata fatta la scelta di creare una doppia unione comunale rispettando i confini compresi nei due distretti socio sanitari. Per certi versi la valutazione può essere comprensibile, ma non in misura tale da ritenere che la scelta sia stata quella giusta. Soprattutto nel momento in cui è sparita (o sta per essere cancellata) la Provincia e la mediazione che la stessa può esercitare.
Un ambito di intervento il più vasto possibile è necessario per fare sistema, ma anche per decidere regole che, poi, dovranno essere recepite da una platea importante. Questo anche per evitare che un imprenditore o un progettista debba resettare il proprio lavoro ogni volta che sia chiamato a lavorare in un Comune diverso da quello precedente.
Ma una visione di area vasta è di fondamentale importanza anche per la programmazione. Serve una strategia condivisa fra le città romagnole per rafforzare le singole vocazioni e organizzare sulla scala di un’unica realtà integrata i temi dello sviluppo per i nostri territori.
A ragione da vendere Giuliano Zignani, segretario Uil di Cesena, quando dice (l’intervento è contenuto nella relazione che ha fatto in apertura del congresso della Uil cesenate): “Oggi ci troviamo nella situazione di un territorio che guarda al turismo come uno dei settori trainanti l’economia del nostro comprensorio senza avere un sistema aeroportuale o collegamenti strutturati che colleghino la costa all’entroterra in grado di dare slancio a questo settore così come a quello della logistica e dello scalo merci”.
Nelle valutazioni bisogna partire dal presupposto che ognuna delle realtà della Romagna ha una sua vocazione che si valorizzano stando insieme. Ha ragione chi sostiene che unendosi, queste realtà, formerebbero un organismo in grado anche di reggere la forza d’urto della riorganizzazione istituzionale e della creazione della nuova area metropolitana di Bologna. Nello stesso tempo va condiviso il pensiero di chi ritiene che procedendo in ordine sparso rischiamo che le nostre peculiarità e le nostre vocazioni vengano soffocate e non siano in grado di esprimere le proprie potenzialità con ricadute gravissime su tutto il sistema produttivo.
Questo anche e soprattutto perché soffriamo di un grave problema strutturale: le dimensioni aziendali. Gli studi dimostrano che la produttività delle imprese europee con più di 250 addetti è superiore di oltre il 30 per cento rispetto alla produttività media di imprese con meno di 20 dipendenti. Questo non vuol dire che si debba passare dalle fusioni, ma è necessario fare sistema. Lavorare su raggruppamenti di piccole e medie imprese che uniscano la forze per muoversi in alcuni campi. Ad esempio: ricerca sulla innovazione dei prodotti, sviluppo tecnologico, studio dei mercati, promozione dei propri prodotti nei mercati globali.
Va da se che questo è ambito nel quale devono svolgere un ruolo importante le associazioni di categoria. Ma devono spendersi anche Camera di Commercio e fondazioni bancarie. Anche le amministrazioni comunali poi devono ritagliarsi un ruolo di primo piano. In primo luogo spendendosi per la creazione di un’area vasta che poi favorisca e agevoli il percorso delle aziende che vogliono impegnarsi in questo senso.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 28, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 28, 2017 @ 9:06 am
  •   In The Categories Of : Politica Locale

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