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Serve guardare la nostra comunità con occhi nuovi

     Giugno 28, 2017   No Comments

di Paolo Lucchi

Stiamo attraversando un periodo storico terribile, inutile negarlo. I nostri sono anni difficili, che impongono un cambiamento che deve toccare tutti nella quo-tidianità, riarticolando anche la nostra speranza di futuro. In questi momenti una comunità deve saper ritrovare la forza del pensiero lungo, strategico, co-struendo una visione di futuro che non tema il confronto con il passato né tantomeno quello con il presente. In sostanza, dob-biamo “guardare la nostra comunità con occhi nuovi”, senza sperare che la coesione sociale della quale siamo orgogliosi, il sistema imprenditoriale di qualità che ci contraddistingue, la rete di servizi (sanitari, culturali, del volontariato) che tanti ammirano, possano autoprorogarsi “a prescindere”. Non accadrà, purtroppo, e quindi ognuno di noi oggi deve mettersi in discussione, rendendosi disponibile – con modestia, con la sincera ricerca di un nuovo necessario, ma ancorato ai nostri valori territoriali – ad una competizione di idee vera. Tra donne ed uomini sinceramente ani-mati da spirito civico e tra Partiti che da troppo tem-po, quando va bene, affi-dano la propria elabora-zione strategica alle 2.000 battute di un comunicato stampa.

D’altra parte stiamo vi-vendo un dopoguerra fatto non di macerie visibili (per fortuna), ma di macerie morali che hanno distrutto le certezze di tanti ed in particolare quella degli 8.500 disoccupati del cesenate, delle loro fami-glie. In sintesi, di una generazione – non più solo fatta di under 30, ammettiamolo – che corre il rischio di essere schiacciata ai margini di qualunque processo produttivo e che, priva di un lavoro oggi e, forse, anche domani, potrebbe divenire il memento tangibile di una marginalità morale che spaventa chiunque viva con paura qualunque riduzione dei valori fondanti del nostro Paese e della sua Costituzione.

Per questo, per esempio, servirà dirci con assoluta chiarezza che, d’ora in poi e rapidamente, la sfida alla semplificazione burocratica andrà giocata con una chiave di lettura nuova: quella che ci veda creare canali formali ed ufficiali accelerati dedicati alle imprese che abbiano progetti di sviluppo certi, che siano in grado di finanziarli e che, soprattutto, esplicitino il proprio ruolo sociale, impegnandosi in concreti piani di assunzione rivolti ai nostri concittadini.

Ma non basta, naturalmente, una scelta pure chiara come questa. Questo è il momento di ripartire per rifondare un modello di comunità nuovo.

La nostra società non è più la stessa da almeno 10 anni: siamo diversi ed abbiamo difficoltà diverse.

E’ arrivato quindi il momento di tornare ad avere una visione strategica per il nostro futuro. Partendo proprio dalle nostre risorse più preziose, la prima delle quali è il nostro territorio. Non possiamo continuare ad usare il nostro suolo come abbiamo fatto nell’ultimo decennio. Il suolo è il bene più prezioso di una comunità, è quello che ci permette di vivere producendo l’aria, conservando l’acqua, formando il cibo, ospitando la nostra vita. Il suolo non si riproduce. Una volta consumato è perso per sempre. Cesena è quella che è diventata grazie in primo luogo al suolo su cui è cresciuta ed al rispetto per lo stesso. E dobbiamo partire da questo, orgogliosamente, per invitare il resto del territorio ad un cambiamento che non può coinvolgere solo una comunità pure importante come la nostra, ma che deve essere almeno sposato su scala romagnola. La Romagna è ricca di risorse economiche, sociali, culturali e paesaggistiche, ma soffre per una storica debolezza: la mancanza di un polo urbano di riferimento forte (mixata con un campanilismo continuamente alimentato da tutti) che ci ha impedito di pensarci come un unico sistema urbano, al servizio di oltre un milione di abitanti. Questa debolezza può trasformarsi in un punto di forza, senza che nessuno rinunci alla propria identità. Su alcuni temi di area vasta (università, gestione dell’acqua, trasporti, sanità) sono state già avviate con successo molte attività comuni. Ora occorre una visione più ambiziosa, piani-ficando insieme i servizi di livello superiore che hanno bisogno di quelle economie di scala, che solo una grande città può offrire: quelli sanitari, quelli universitari e di ri-cerca, le infrastrutture per la grande mobilità e logistiche, fiere, poli con-gressuali, servizi finanziari evoluti.

Mettere insieme le risorse e avere una visione co-

mune di governo dei territori, significa inserirsi in una nuova dimensione europea. Le distanze con-tenute consentono a tutti i cittadini di raggiungere facilmente questi servizi, se si organizza un sistema di trasporto efficiente.

La loro localizzazione dovrà tenere conto delle diverse vocazioni territoriali, in una trasparente attività di pianificazione condivisa, senza penalizzare nessuno ma al contrario arricchendo tutti di nuove opportunità: la “Città Romagna” diventerebbe una realtà italiana in grado di competere e di attrarre risorse a livello europeo, giocando sulla sua posizione di cerniera, sulle grandi direttrici adriatica, padana e della E/45. In questa prospettiva, il P.S.C. di Cesena (sul quale proprio in queste settimane si è avviato il confronto diretto con i cittadini) può offrire un importante contributo di idee.

In uno spirito di leale cooperazione, Cesena può portare in dote la sua posizione centrale in Romagna, la presenza del nodo di interesse nazionale E/45 – A/14, la sua vocazione agroindustriale, le sue eccellenze sanitarie, culturali e sportive, il suo riconosciuto equilibrio sociale.

Con lo stesso spirito, mi auguro che “Energie nuove” potrà essere uno dei luoghi del pensiero strategico cesenate e romagnolo.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 28, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 28, 2017 @ 8:48 am
  •   In The Categories Of : Politica Locale

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