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Per Area Vasta Romagna un nuovo assetto di governance

     Giugno 27, 2017   No Comments

Da alcuni anni quando si affrontano i problemi della nostra sanità regionale e locale si parla di Area Vasta Romagna. È l’ambito subregionale, romagnolo, sul quale insistono le attività delle Aziende USL di Ravenna, Forlì, Cesena e Rimini. Quattro aziende sanitarie per un bacino di popolazione di circa un milione di abitanti. Un ambito di coordinazione volto sempre più ad assumere un preciso ruolo e specifiche funzioni nella programmazione e gestione della nostra sanità locale. Di sicuro un ambito meglio dimensionato per valorizzare e realizzare determinate superspecializzazioni che non avrebbero possibilità alcuna di motivarsi se parametrate a bacini di utenza troppo esigui.

L’Area Vasta rappresenta una buona intuizione della politica che presiede al governo della sanità nella nostra Regione, che è stata sollecitata indubbiamente anche dal “fare di necessità virtù” come si dice. Il progresso scientifico e tecnologico ha fatto passi da gigante spostando assai avanti la frontiera della medicina e delle opportunità di cura e di prevenzione delle malattie. Conoscenze, esperienze, nuove e sofisticate strumentazioni per la diagnostica e per la terapia. Un generale cospicuo arricchimento. Che pone continuamente enormi questioni anche di ordine finanziario ed organizzativo. Necessitano risorse finanziarie enormi e crescenti che stanno strette all’interno delle generali compatibilità finanziarie con le quali comunque si devono fare i conti. L’organizzazione della sanità pertanto deve modularsi in modo tale da essere la più qualificata ed efficace possibile massimizzando le proprie opportunità dentro condizioni di agibilità che non sono infinite. E, aggiungiamo, che nemmeno dovrebbero essere sprecate. Anche solo il doveroso riordino ospedaliero è proceduto con difficoltà, non senza resistenze che lo hanno rallentato e talvolta ne hanno offuscato la chiarezza degli obiettivi. Basta riandare con la memoria agli innumerevoli comitati sorti in ogni dove in difesa della permanenza dei piccoli ospedali. Secondo una visione che trascurava l’esigenza di alcuni criteri minimi indispensabili perché il servizio reso sia comunque di qualità. Non è certo pensabile che possano esserci cinque chirurgie in un territorio come quello cesenate. Eppure, tanto per rendere l’idea, chi resisteva al riordino degli ospedali, in quegli anni, questo ed ancora di più aveva in mente. Oggi ci sono super specializzazioni, come ad esempio la neurochirurgia che non possono neppure minimamente essere pensate per ogni singolo territorio di azienda Usl. E come questa ve ne sono altre che devono essere riflettute in identica maniera. Qualificate a dovere e rispondenti con efficacia su un bacino di utenza che ne giustifichi l’impiego. Area Vasta è una buona dimensione della programmazione sanitaria sul nostro territorio. Ha avviato processi organizzativi importanti. Ad esempio la realizzazione del Laboratorio Analisi a Pieve Sestina di Cesena. Ha riorganizzato non senza ostacoli il servizio di soccorso del 118. Si sono avviate specializzazioni di eccellenza. Vi è ancora tanto da fare ed il percorso è complicato e difficile. Oggi è possibile affermare che in Area Vasta può e deve trovare realizzazione la programmazione sanitaria che coordina al meglio le strutture ospedaliere esistenti, potenziandone la qualità delle prestazioni e dei servizi di fondo, e valorizzando per ognuna le vocazioni maggiori e di eccellenza per le quali già evidenziano le potenzialità ed hanno i maggiori requisiti. E anche per questa frontiera valgono considerazioni simili a quelle che si sono fatte per il riordino ospedaliero. Per dire: non è certo possibile in un territorio come quello romagnolo giustificare e reggere la presenza ripetitiva delle stesse super specializzazioni. Non oso immaginare quante siano le visioni corte, gli interessi particolari, i conservatorismi e i nuovi “campanilismi” di struttura con i quali potrà impattare la programmazione di area vasta se vorrà meglio definirsi e concretizzarsi, andando oltre il già fatto e il solo livello di coordinazione oggi praticato. Ecco il problema politico, dalle grandi implicazioni istituzionali ed organizzative, che la regione Emilia-Romagna deve affrontare e risolvere. La Regione, ma anche gli Enti locali, la società e la politica della romagna. Il prossimo anno si svolgeranno le elezioni regionali. Quali impegni si assumeranno per Area Vasta? Quale assetto di nuova governance si proporrà al riguardo? Le prossime elezioni regionali varranno circa il governo della Regione dei successivi cinque anni. La sanità costituisce il grosso degli impegni di bilancio della regione. Quando, se non in questa preparazione delle elezioni, si deve conoscere quali sono le proposte per il futuro di Area Vasta? Come mera coordinazione delle quattro Asl romagnole è andata bene per avviarsi. Ma se vuole camminare spedita come le esigenze della sanità richiedono Area Vasta non può restare a lungo solo un ambito che esercita coordinazione. Occorre che questa si implementi in un assetto rinnovato di governo attivo della sanità in Romagna. Occorre come minimo che quote rilevanti delle prerogative e delle funzioni e delle decisioni delle singole Asl siano trasferite, con tutti i crismi della formalità istituzionale, in capo all’organismo Area Vasta. Un presiso organo di governo che decide e, nel quadro della più ampia programmazione regionale, applica direttamente le sue decisioni. Non più solo coordinazione, ma governo attivo. Al quale devono conseguire i coerenti e coordinati compiti delle Asl per quanto riguarda le restanti competenze rimaste in carico ad esse.

Non deve trattarsi di un quinto organismo aggiuntivo alle attuali quattro strutture senza che nulla intervenga di assai profondo in termini di riordino e di riassetto. Italicamente è più facile aggiungere che riordinare. Ma sarebbe un ennesimo errore ed un ennesimo spreco. Semmai la nuova governance deve procedere all’incontrario. Anche accorpando e razionalizzando in un uno, quello che oggi è diviso per quattro. Vi sono, eccome!, ambiti di sicuro risparmio e di contemporanea maggiore efficienza. Dubito che si possa riscontrare uno sviluppo di Area Vasta come sarebbe nelle cose che fosse, se non si procederà ad un assetto nuovo di governance per il quale questi indirizzi possono essere, almeno, qualche indicazione seppur minimale. Ma già sarebbe tanto, lo stesso.

Personalmente credo che sarebbe assai meglio e più efficace una riforma ancor più radicale: una Asl di Area Vasta con sue prospicenze organizzative sulle strutture territoriali per quanto di essenziale esigenza operativa delle stesse. Non credo sia una boutade. Sarebbe anzi una soluzione assai più adeguata. Ma non sfuggono certe consapevolezze, purtroppo. Gli sfoltimenti di ceto politico, funzionariale e burocratico non sono facili. Il conservatorismo impera e certo sindacalismo lo conduce. Come anche certe logiche di carriera, o quelle tipiche di certe “baronie”. Ma anche la politica, quella dei comuni e delle province, avrebbe il suo da dire e da volere conservare. Già, è un problema di cultura politica! E di posizione dell’asticella di livello di quella cultura. La sua attuale altezza è tale che non necessita certo di una Sara Simeoni per essere saltata. Noi sappiamo quanto sia la rilevanza e quanto grandi siano le implicanze di questa improcrastinabile esigenza di riforma e di riassetto della governance di Area Vasta. Anche qui si dovrà fare di necessità virtù. Si sarà indotti comunque a dovere provvedere. Si cominci allora a discuterne. Con la responsabilità e l’impegno che sono doverosi. Non è roba da stanze chiuse e prerogativa di pochi.
(Energie Nuove ottobre-novembre 2009)

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 27, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 27, 2017 @ 9:43 pm
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