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Il triangolo delle Bermuda delle nostre regioni

     Giugno 28, 2017   No Comments

di Luigi Tivelli

Abbiamo visto come la corruzione nel senso largo del termine, sia diffusa, soprattutto ma non solo, a livello regionale. Certamente, al pesante, colorito e indegno scandalo emerso nella Regione Lazio si sono aggiunti e si aggiungeranno altri scandali disvelati in altre regioni. Quello che qui mi interessa rilevare sono le radici strutturali da cui discendono tali gravi degenerazioni in una parte cospicua delle nostre regioni. L’ente regione si trova ad operare nel cuore di un vero e proprio “triangolo delle Bermuda”, costituito da fattori idonei ad abissarne la funzionalità, e ancor più l’etica. Il primo lato di questo perverso triangolo ce lo ha regalato il centro sinistra con la a dir poco pasticciata riforma del Titolo quinto della Costituzione del 2001, il cosiddetto federalismo istituzionale. Con esso si è proceduto a gonfiare le funzioni di regioni che già non avevano dato certo buona prova. Alla luce di tale riforma costituzionale le regioni possono fare politica internazionale (tante di esse hanno delle quasi ambasciate in varie parti del mondo), hanno inoltre competenze esclusiva sulle reti infrastrutturali (con le conseguenze che possiamo vedere) e su altri temi che dovrebbero essere di competenza dello Stato, quale ad esempio l’energia. E l’elenco potrebbe proseguire. Parte da lì quella sorta di “bulimia senza controlli” dell’ente regione, che non a caso ha comportato nell’ultimo decennio un aumento di novanta miliardi della spesa regionale. E’ ovvio che in un quadro di tal genere circolino più soldi a facile disseminazione e sperperi nei bilanci regionali. Il secondo angolo del triangolo delle Bermuda riguarda l’origine del personale politico di non poche regioni. I nostri “partiti personali”, nel contempo “partitocratici”, ma vacui e leggeri, non si sono mostrati in grado di selezionare classi dirigenti regionali adeguate. Come emerge dallo stesso scandalo laziale, non pochi consiglieri regionali sono politici “a basso capitale sociale”. Cioè, non avendo uno stretto legame con i partiti di riferimento (e controlli adeguati), non provenendo da ruoli sociali autorevoli (come può essere ad esempio un buon avvocato di provincia, ma anche un serio sindacalista di una media fabbrica), non ci pensano tanto a mettere in gioco il loro capitale sociale (cosi scarso), accedendo a casi di peculato, appropriazione indebita, corruzione e quant’altro. Il fenomeno non riguarda certo solo il Lazio, perché la miscela perversa tra sprechi, sperperi e reati contro la pubblica amministrazione (disvelati o meno che siano) riguarda varie altre regioni. Il terzo e ultimo angolo di questo perverso triangolo delle Bermuda sta nell’attitudine diffusa nel paese a degenerazioni, sprechi e corruzione. Basta citare le classifiche internazionali più accreditate. Secondo una classifica della Banca mondiale, in una graduatoria che va da 1 a 26, siamo al venticinquesimo posto quanto a “diffusione di pagamenti irregolari e di tangenti”. Se guardiamo invece all’ultimo “Rapporto sulla competitività globale” del World Economic Forum, in una classifica molto lunga di paesi, quanto ad “etica dei politici”, siamo franati al centoventisettesimo posto, addirittura più in basso della Grecia, che sta nella centoventitreesima posizione. Ma – ciò che è non poco significativo – siamo al centodiciannovesimo posto (una ventina di posizioni dietro la Grecia…) quanto alla voce “argini ai favoritismi politici”. Il discorso sarebbe lungo, ma per ora basta annotare che a questo punto è più che mai necessario incidere sui tre punti del triangolo delle Bermuda, con una seria riforma del federalismo istituzionale, mandando in porto finalmente la legge contro la corruzione, e ponendo mano finalmente ad una legge di disciplina dei partiti che preveda forme adeguate di selezione del personale politico e di controlli. Una volta tanto si può dire: “Oportet scandala eveniant”. Nei giorni successivi al Lazio-Gate, man mano che si accendevano i fari anche sui costi della politica delle Regioni in genere, gli italici Governatori sono stati costretti a prendere consapevolezza della gravità del problema e ad autoconvocarsi al più presto per individuare alcune nuove misure opportune: dal taglio del numero dei Consiglieri regionali, al taglio degli stipendi degli eletti (non intesi nel senso che Vilfredo Pareto attribuiva a tale parola), alla riforma dei vitalizi dei consiglieri fino alla stretta sui costi dei Gruppi consiliari, che sin qui hanno gestito montagne di soldi pubblici senza alcun controllo e alla limitazione della proliferazione dei Gruppi consiliari. Ne è seguito un decreto-legge.
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  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 28, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 28, 2017 @ 8:44 am
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