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Cesena a metà mandato. Deludente

     Giugno 27, 2017   No Comments

di Franco Pedrelli

L’attivismo di palazzo Albornoz è sempre encomiabile, dati e informazioni in grande quantità rilasciati ogni giorno, rendiconti sulle attività svolte documentati da centinaia e centinaia di pagine, indici sulla qualità dei servizi e sullo stato del Comune perfetti, stilati dai qualificati professori universitari. Di fronte a tanto materiale è umanamente difficile non soccombere, se non si vuol farlo occorre accettarne la più comoda sintesi che viene prodotta al riguardo dagli organi ufficiali e ritrasmessi dai media. In fin dei conti la “lotta” è impari, da un lato l’intera macchina amministrativa comunale, la Giunta, la maggioranza del Consiglio Comunale, più gli esperti e consulenti; dall’altro qualche più attivo consigliere comunale di opposizione, più alcuni sparuti cittadini con un maggiore impegno civico della norma. L’obiettivo non dichiarato è la preparazione del prossimo rendiconto del programma di mandato 2009-2014, un altro momento di celebrazione secondo copioni a cui siamo oramai abituati, in cui l’azione del marketing sociale ha preso il posto al pragmatismo del passato. Per comprendere cosa accadrà basta rifarsi al documento del programma di mandato, intitolato “Gli anni nuovi di Cesena”, dove sono elencati tutti gli obiettivi che puntigliosamente il Sindaco persegue e perseguirà con cipiglio rigoroso e ragionieristico, e non me ne abbia a male la categoria. Per chi volesse riprendere nel dettaglio il programma di mandato lo può trovare nel sito Cesena Dialoga (http://www.cesena-dialoga.it/), definito quale “Portale per la comunicazione del Comune di Cesena”, un nuovo strumento comunicativo creato appositamente per il Sindaco Lucchi prima ancora che per il Comune stesso, al quale il sito istituzionale poteva, e va ancora, bene. Tant’è, oggi il potere della comu-nicazione è tutto, per cui tanto vale investirci, ancora meglio se è la collettività a farlo. Se poi si scorrono i punti del programma di mandato si potranno fare le solite osservazioni. Alcuni sono realizzati, i più in corso di realizzazione, altri ancora da mettere in campo. Alcuni punti sono facilmente tangibili, quali può essere un’opera pubblica, altri sono dichiarazioni di intenti di massima, di difficile valutazione, perché non si ha base di partenza oggettiva e relativo metro di confronto sui risultati. Certo, le condizioni economiche attuali, e in previsione quelle future, non sono certe buone, tuttavia stiamo sicuri che il Sindaco continuerà nel mantenere l’impegno su tutti i punti di mandato, sia tangibili che no, non per una questione d’onore, ma perché è sicuramente in grado di poter raggiungere tutti gli obiettivi dichiarati. Costi quel che costi…appunto! I cittadini cesenati dovrebbero essere contenti di avere un tale Sindaco e lo sono sicuramente, almeno sino quando non scopriranno, a loro spese, del taglieggiamento, più o meno occulto, dei servizi da un lato, dall’altro dei maggiori contributi necessari alle casse comunali. Del resto, basta rifarsi al caso nazionale per avere il migliore esempio del comportamento da tenere in questo caso. Ciascuno di voi è tuttavia in grado di prendersi un quarto d’ora di rilassamento, leggersi il programma di mandato, per ogni punto socchiudere gli occhi e trarne il proprio individuale bilancio, dettato dai fatti concreti che le azioni di governo cittadino legate ai punti di programma hanno prodotto sul vostro vivere sociale. È il modo migliore di non accettare le sintesi prodotte da altri, ma di essere nuovamente cittadini partecipi e attivi. Se è vero che le cose positive son quelle che rendono più felici, cercate allora in questa facile analisi le positività che vi trasmettono. In tal modo sarà più facile per voi isolare le altre, le cose meno belle, quelle che procurano fastidio, insoddisfazione, non accettazione. Esempi? Tra i tanti, il bello può essere il poter fare una gradevole passeggiata sul Lungosavio, senza auto attorno e con la natura attorno. Il meno bello invece il trovarsi rispondere dalla ASL che il primo posto libero per l’esame specialistico è tra 6 mesi, oppure il doversi godere in famiglia più del dovuto un figlio disoccupato, o ancor peggio trovarsi capofamiglia disoccupato. Svolto il compito che vi ho richiesto, ritengo saranno pochi coloro i quali continueranno ad osservare la realtà che ci circonda quale la realtà di Cesena, magari del suo limitato seppur importante centro storico. Ci si accorgerà allora che viviamo in una realtà che, numero più numero meno, conta quasi 100.000 abitanti nel comune, 200.000 nel comprensorio cesenate e i poco più di 1.000.000 nel territorio che si chiama Romagna, o come si usa definire oggi Area Vasta Romagna, per non dover usare il termine Romagna, molto efficace nel simbolismo politico, non so quanto per la reale efficacia di governo del territorio in termini di costi e benefici. Che senso ha difatti parlare di una nuova circonvallazione se non inserirla entro ad un più complessivo piano di viabilità di area? Oppure di logistica, se il governo di quei milioni di cittadini non decide all’unisono lo sviluppo dell’unico grande territorio che li comprende? Per non parlare di Università, dove non è più sufficiente citare i costituendi Tecnopoli per sfamare quella fame di innovazione sbandierata in ogni dove; oppure, restando nel tema, affidarsi alle stampelle fornite da realtà come Centuria-RIT o Rinnova, che sono strumenti al più per offrire innovazione di processo alle società che già esistono. Occorre al riguardo osare di più, prendere ad esempio le eccellenze, che anche in Italia ci sono, come Torino e il suo Politecnico, dove l’innovazione viene declinata nella creazione di start up generate dagli stessi studenti. Torino non è Cesena? Certamente, ma l’intera Romagna potrebbe avere un suo rispettabile ruolo, basterebbe fare sistema…concretamente! Si continua con il sistema aeroportuale, quello turistico, fieristico, museale, per non dimenticare il grande patrimonio storico del nostro territorio, costituito sia da quell’agricoltura che tanto dà oggi e che nel futuro potrà ancora dare di più nelle specializzazioni, nonché dal diffuso e vivo sistema imprenditoriale. Su tutto aleggia sempre la solita domanda: cosa si vuole fare di questo ampio territorio traguardando l’orizzonte di 20-30 anni? Continuare a galleggiare, in attesa di qualche maggiore finanziamento, che stante lo stato dell’economia sarà sempre più ridotto e sporadico? Aumentare il numero delle società comunali, magari quale risposta alla disoccupazione giovanile? Tagliare inesorabilmente il welfare, quando la popolazione anziana è in costante crescita? Se sembrano domande retoriche, allora occorre accertarsi che altrettanto non lo siano le azioni del governo locale, nel momento in cui si perseguono obiettivi di breve periodo e campanilistici, anziché costruire il Sogno del Futuro. Sogno che i Primi Cittadini della Romagna dovrebbero vivere da comprimari, se vogliono che l’orizzonte temporale sia lungo e che abbracci il più ampio territorio possibile. Se nell’oggi le competizioni sono tra sistemi-mercati continentali, fare massa critica diventa una necessità per tutti quanti, ad iniziare dai Comuni, che da soli sono nulla, ancora meno se poi rappresentano realtà di poche migliaia di cittadini. Ecco quindi che senza attendere l’efficacia delle azioni sugli accorpamenti degli enti locali e la loro razionalizzazione, da parte di un governo centrale sempre più in affanno, deve scattare l’urgenza per gli enti locali di superare il proprio ristretto raggio d’azione amministrativo burocratico, per affrontare la visione strategica della Romagna futura da costruirsi…subito, senza attendere il doveroso “verbo” dalla Regione Emilia-Romagna, col rischio che quando arriva sia tardivo e magari non corrispondente alle necessità reali del territorio. Una Romagna dove il benessere potrà essere mantenuto solo e solamente se il futuro sarà impostato sui giovani, per i giovani e con i giovani. Dove le risorse andranno reperite laddove c’è disponibilità di capitali di investimento, sempre meno dallo Stato, sempre più dal privato, creando allo scopo chiarezza di obiettivi di lungo periodo e relegando all’ente pubblico il ruolo di indirizzo e controllo, non più di gestore. Sarà in grado il nostro Sindaco Lucchi di interpretare questo ruolo di comprimario tra i suoi omologhi romagnoli? Li saprà motivare per fare emergere quel sogno comune su un futuro della Romagna in gran parte ancora da scrivere? Questo è il nostro auspicio, anche se nel concreto, alla pari dei tanti obbiettivi del programma di mandato, il Sindaco Lucchi dovrà aggiungerne uno nuovo, quello del modello della futura Romagna. Siamo sicuri che anche per questo nuovo obiettivo saremo subissati da dati, informazioni e…fatti!

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 27, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 27, 2017 @ 9:35 pm
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