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IMPRESE, OCCORRE CAMBIARE

     Giugno 27, 2017   No Comments

di Luigi di Placido

Le posizioni assunte sugli organi di stampa nei giorni scorsi da alcuni rappresentanti della Confatigianato sono tanto preoccupanti quanto stimolanti.

Sandro Del Vecchio parla di “Cesena battuta dai comuni vicini”, Giampiero Placuzzi parla di “imprenditori frustrati dalle tasse”.

Come Repubblicani da tempo denunciamo una scarsa attenzione nei confronti del mondo dell’impresa da parte di questa Amministrazione, troppo spesso arroccata sulla pubblicizzazione di dati che dovrebbero testimoniare una virtosità fiscale nei fatti sempre meno credibile.

I dati sono evidenti: dal 1997 una sola area produttiva è stata conclusa, i tempi per l’apertura di nuove aziende sono troppo lunghi, la tassazione è superiore a qualsiasi media.

Vogliamo tornare su un principio che ci è caro.

Esistono due tipi di tassazione: quella reale e quella percepita.

Quella reale è sotto gli occhi di tutti e compone il grande calderone della fiscalità locale.

Quella percepita, più subdola perché meno evidente ma non per questo meno indicatrice, è composta da tutti quei costi che si pagano per il miglior o peggior funzionamento della macchina burocratica amministrativa: i tempi per il rilascio di un permesso, i tempi per acquisire una certificazione, i tempi impiegati da un dipendente per un certificato, i tempi per la realizzazione di un servizio all’impresa, i tempi per la creazione di nuove opportunità di sviluppo.

In altre parole, le politiche per lo sviluppo di un territorio.

La recentissima analisi sullo stato dell’economia locale segnala quantomeno una stasi dei processi di crescita, e questo è un segnale che deve far riflettere.

In una economia globalizzata che corre alla velocità di un cambiamento al giorno, trovarsi ancora a discutere di aree non disponibili, tassazioni che puntano a far quadrare il bilancio più che a creare vere condizioni di agibilità produttiva, credito poco attento soprattutto verso le nuove idee, collegamento tra l’insediamento universitario e mondo del lavoro ancora da consolidare, è una sconfitta per la politica locale che rischia di minare il benessere complessivo dietro al quale per tanto tempo ci si è nascosti.

Non intendiamo essere tra i protagonisti di questa sconfitta; per questo motivo stiamo chiedendo tempi certi per le aree produttive da troppo avvolte nell’incertezza; una valutazione seria dello strumento perequativo; una politica tributaria che riconosca specificità senza colpire indiscriminatamente, pur in un quadro complessivo armonico; una politica infrastrutturale moderna; un maggiore impegno per la disponibilità di linee creditizie di sostegno all’innovazione e al ricambio generazionale; una concertazione che sappia valorizzare il potenziale umano e di conoscenze che le sedi universitarie romagnole possono apportare allo sviluppo dei nostri territori.

Sono questi alcuni dei temi dei quali continueremo a farci promotori, anche attraverso il confronto con i rappresentanti del mondo economico e produttivo.

Non c’è benessere senza produzione di ricchezza, non c’è produzione di ricchezza senza sviluppo.

Fingere di ignorare questo assunto significa agire con la testa rivolta al’indietro, esattamente l’opposto di quello che si chiede alla politica: lungimiranza e programmazione.

Luigi di Placido

Capogruppo PRI in Consiglio Comunale

 

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 27, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 27, 2017 @ 9:01 pm
  •   In The Categories Of : Politica Locale

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