La formazione e i convincimenti in materia urbanistica di Berlusconi, penso trovino origine nella Milano degli anni settanta. Come altri ha capito che il capitalismo italiano si è inizialmente formato sulla rendita fondiaria urbana e prima di dedicarsi alla comunicazione e alla informazione, ha costruito molto. Fa ancora confusione fra lottizzazioni e new town, ma sul campo ha capito che l’edilizia ha troppi vincoli, lacci e laccioli; quel che più sorprende è che questa idea di urbanistica oggi coincida in gran parte con quella di amministratori, anche delle regioni governate dalla sinistra.
Premi di cubatura, trasferimento di volumi, percentuali di incremento nell’ampliamento dell’esistente, accordi di programma con iter burocratici semplificati e quindi facilità estrema di modificare i piani regolatori che saranno approvati dalle province….che approvano tutto.
Questi elementi sono già presenti in diverse legislazioni regionali, a cominciare dall’Emilia Romagna e in molti dispositivi locali, quindi quel che Berlusconi pensava fossero sue (sic!) esclusive semplificazioni e novità sono in verità già presenti da anni nelle realtà locali; quest’ultime non sono molto disponibili a farsi portar via…. “la loro deregulation”; anche perché la competenza urbanistico-edilizia è delegata alle regioni che a loro volta le hanno delegate agli enti locali.
La burocrazia si tiene ben strette le proprie prerogative, che volgarmente si chiamano poteri.
Nel frattempo è purtroppo arrivato il terremoto d’Abruzzo che ha raffreddato gli animi dei semplificatori e degli amanti delle DIA; si è scoperto che con la deregulation è passata e potrebbe ancora passare anche molta deresponsabilizzazione e che i controlli seri non ci sono… ma questo è un altro discorso! Quali sono o meglio saranno ( perché al 12 maggio non esiste ancora un decreto del Governo) i contenuti del Piano Casa Berlusconi che poi, non dimentichiamo, il Parlamento dovrà approvare? Sicuramente il punto principale e quello più propagandato è consentire negli alloggi mono-bifamiliari la costruzione di più stanze.
Ma è questo oggi in Italia il problema? Chi si occupa di pianificazione territoriale sa che nel nostro Paese, per effetto dei fenomeni demografici in atto da diversi anni, non mancano stanze, ma abitazioni. La diminuzione della composizione media familiare è già oggi in molte realtà sotto i due componenti per nucleo, per l’invecchiamento della popolazione e scelte di vita molto diffuse; il taglio medio degli alloggi è quindi troppo ampio.
Lo ripeto: non mancano stanze, mancano abitazioni.
Le giovani coppie, gli anziani, i single, chi non ha grandi capacità finanziarie e può permettersi “solo” un buon affitto (sempre più caro), gli immigrati integrati… questi sono i potenziali fruitori dell’edilizia che serve!
Una ulteriore considerazione deve essere fatta a proposito del premio di cubatura del 35%, in caso di demolizione e ricostruzione rispetto all’esistente; mi piacerebbe conoscere il caso di un condominio, i cui condomini decideranno di demolire e ricostruire per fruire del bonus del 35%.
Chi ha esperienza di vita condominiale sa che oggi è giàdifficile accordarsi sulle opere di manutenzione straordinaria e di contenimento energetico… figuriamoci quali e quanti condomini andranno per un paio d’anni ad abitare in albergo, in attesa della loro nuova abitazione con premio di cubatura.
Una norma inutile allora? In gran parte sì, anche pericolosa per il corretto sviluppo delle nostre città. Se la norma si potrà applicare ai capannoni artigianali e industriali, ai depositi agricoli, allevamenti e via dicendo, senza cioè piani di recupero che portino ad un disegno complessivo ed unitario delle diverse zone che compongono la città (con i suoi servizi, le aree verdi, i parcheggi) finiremo per creare altre periferie, altre zone indifferenziate, nuovi dormitori, nuove parti anonime di città. E’ vero che i provvedimenti dovrebbero riguardare solo l’edilizia residenziale, ma è pure vero che si fa presto a trasformare con “piccole varianti grafiche” ai P.R.G anche le destinazioni di zona che oggi non sono residenziali.
Altra considerazione relativa all’incremento percentuale: il 35% di molto è sicuramente di più del 35% di poco. Anche ai fini del disegno (si pensi ai profili stradali degli edifici) del rapporto fra aree coperte e scoperte, la norma non sarà certo ordinatrice di riqualificazione, bellezza ed armonia architettonica.
I più entusiasti dei possibili nuovi rapporti che si creano fra pubblico-privato sostengono che se si vogliono fare parcheggi, attrezzature pubbliche, verde, questa è la nuova “moneta urbanistica”. Si tratta di un ragionamento più fine di quello berlusconiano, ma il risultato è quasi coincidente.
E’ mai possibile che non si possa fare un parcheggio pubblico, solo quello, senza concedere in contropartita la costruzione di uffici, negozi, appartamenti?
C’è persino chi crede che si possa fare uno stadio nuovo in cambio di mille appartamenti, quale onere di urbanizzazione; e non è molto distante da Cesena!
Decisiva infine, per potere dare una valutazione sul Piano Casa, sarà la quantificazione dei mezzi finanziari impiegati, quindi la loro articolazione in più annualità e la distribuzione per regioni.
Non è ben chiaro se ai 500 milioni di euro stanziati dal precedente Governo Prodi le risorse aggiuntive saranno di 200 o, come qualcuno sostiene, 900 milioni di euro. Vedremo.
I numeri generano sempre fuochi d’artificio. |