Caro Direttore,
ho letto il rinnovato invito del Segretario della UIL, Giuliano Zignani, e di Denis Ugolini, fondatore dell’Associazione “Energie Nuove”, a ridisegnare l’organizzazione della sanità in Romagna.
Credo che questa sfida vada accolta. Siamo, infatti, in una fase caotica, di transizione; ci ritroviamo a metà del guado, bisogna spingere in avanti; non ci resta molto tempo.
Oggi l’area vasta romagnola della sanità è, nei fatti, poco più di una collaborazione, una sorta di coordinamento, con risultati ancora insoddisfacenti. È necessario fare scelte più forti, chiare e nette.
Un’azienda sanitaria unica per la Romagna? Perché no!
Basti considerare che, in Emilia-Romagna, nel prossimo triennio, sulla sanità che rappresenta oltre il 70% del bilancio regionale, verranno a mancare circa 1,5 miliardi di euro.
Bisogna spostare il livello del confronto: razionalizzare è necessario, ma non basta.
Come in un campo di calcio, se continuiamo solo ad erigere barriere, come i giocatori in difesa al limite della propria area, non riusciremo mai a vincere la partita, che è quella di una nuova fase di sviluppo per il nostro territorio.
Serve un nuovo schema di gioco: dobbiamo giocare in attacco e rilanciare, e non chiuderci dentro ai nostri, sempre meno adeguati, confini amministrativi.
Anche alla luce della soppressione delle Province diventa ineludibile ripensare l’affidamento di funzioni e la gestione di servizi su area vasta.
Questo schema di gioco, in Emilia-Romagna, lo abbiamo tradotto nel “Patto regionale per la crescita intelligente, sostenibile e inclusiva” siglato lo scorso 30 novembre tra la Regione, l’Upi, l’Anci, l’Uncem e la Lega Autonomie, l’Unioncamere, le associazioni imprenditoriali, le organizzazioni sindacali, l’Abi e i rappresentanti del Terzo settore.
Aldilà dei contenuti, questa ampia condivisione, ha valore in sé: rappresenta un segno di speranza, una prospettiva e un’idea comune di futuro.
Dopo un ventennio, nel nostro Paese, della cultura imperante del “fai da te” e “usa e getta” e contro il rischio del “si salvi chi può”, la società emiliano-romagnola, tutta insieme, ha condiviso le scelte strategiche generali, per ricreare fiducia e un ambiente favorevole alla ripresa.
Il progetto è quello di un nuovo modello sviluppo più umano, con al centro la crescita; senza questa, infatti, non si paga il debito e non c’è alcun risanamento possibile, né giustizia sociale ed equità.
Gli assi fondamentali individuati, per riscrivere il patto intergenerazionale, sono la difesa e la promozione della legalità per sostenere l’economia sana; nuove e proficue relazioni sindacali e industriali per esaltare la centralità del valore del lavoro; investimenti nel sapere e nelle competenze, con incentivi e azioni mirate per aumentare l’occupazione femminile e dei giovani, e favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro.
Anche in Emilia-Romagna, quindi, è necessario cambiare, sapendo che la crisi impone a tutti un radicale mutamento degli stili di vita. Non sarà infatti possibile, e non è nemmeno giusto e auspicabile, visti i risultati, ritornare al modus vivendi precedente.
La riforma del welfare, la sanità e il settore dei servizi alla persona, rappresentano, da questo punto di vista, il principale banco di prova.
*Consigliere regionale del Partito Democratico |