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Una nuova società di mezzo

     Giugno 28, 2017   No Comments

di Giuseppe Corzani

Diceva Toscani qualche anno fa,” vecchi, siete vecchi, l’Italia è un Paese di giovani vecchi.”

Nonso se sia perfettamente vero, ma sono sicuro che lo è quanto meno per quelli della mia generazione, quelli con i capelli bianchi,quelli che appena possono vogliono ancora pontificare e che a volte sono utili, ma che spesso sono tappi.

Noisiamo quelli che abbiamo operato in un Paese dove aveva un ruolo quella“società di mezzo” di deritiana memoria, che oggi non c’è più.

Cheè stata spazzata via dalla personalizzazione della politica sia a livello nazionale che locale. Questo scorcio di secolo ha evidenziato la crisi prorompente della rappresentanza che passa dalla crisi del sistema dei partiti,ossia di quegli organismi ai quali la democrazia rappresentativa aveva demandato il difficile e delicato compito di raccogliere e sintetizzare gli interessi che interagiscono all’interno delle società complesse.

Maancora di più, è la crisi totale dei così detti corpi intermedi in tutti i suoipiù variegati modi di fare rappresentanza.

Questisono, o meglio erano, di vitale importanza perché hanno il compito di renderela rappresentanza non formale, ma attiva e legata sia ai territori che agliinteressi soggettivi.

Senzauna società di mezzo viva, vitale ed autorevole è molto difficile che unademocrazia possa essere in grado di governare un paese ed un territorio.

Allafine del secolo scorso tutto si giocava dalla parte delle autonomie locali, siaquelle istituzionali che sociali.

Oggitutto questo è stato spazzato via, non ci sono più equilibri tra centro eperiferia, i corpi intermedi hanno un ruolo appena di facciata ed i partitivivono in simbiosi con la paurosa crisi della politica.

Orasenza volermi addentrare troppo nel campo minato della riforma del titolo V,della riforma elettorale, e di quella costituzionale mi domando se laricomposizione di una società di mezzo adeguata ai tempi ed ai nuovi scenarisia della globalizzazione che della migrazione sia utile e necessaria?

Potràsembrare che da vecchio, mi attardo a volere difendere ciò che non è piùdifendibile: dai piccoli comuni, alle già comunità montane, o alle giàprovince, alle regioni, alle forze sociali con la loro crisi di rappresentanzadei lavori, dell’impresa e delle stesse Camere di Commercio. Dobbiamo deciderese vogliamo o meno una società senza la dimensione intermedia. In alto lapolitica che se la fa con l’economia e tutto il resto in basso.

Urgeche tutti i soggetti della società di mezzo affrontino seriamente la sfida diautoriformarsi. Anche la rappresentanza del lavoro e dell’impresa diventasempre più debole per non dire inutile se continuerà ad essere organizzata inperfetto stile novecento, con le liturgie dei congressi e delle assembleeplenarie, come dice Bonomi,” per canne d’organo settoriali e fordiste nelterritorio e tavoli romani ove negoziano più che le risorse i tagli.”

Dobbiamoprendere atto che la società come l’avevamo immaginata nella seconda metà delsecolo scorso non esiste più, è in atto una decomposizione del sistema che deveessere capito specie nelle sue novità.

C’èda capire il radicarsi del processo migratorio con tutti i suoi risvoltiinnovativi anche nel mondo dei lavori, ci sono da capire le eccellenze deisaperi in giro per il Paese che stanno cambiando il mondo del tradizionaleterziario e dello stesso artigianato.

Perfare un ragionamento nuovo e pensare ad un nuovo modo di organizzare unaqualche forma di

societàdi mezzo, rivista ed ammodernata dobbiamo smettere di essere vecchi e dipensare al passato.

Quandoparliamo di corpi intermedi, smettiamo di pensare alle grandi organizzazionisindacali dei lavoratori subordinati, di quelli autonomi e dei datori dilavoro.

Oggiil sistema non è più rappresentabile dal classico conflitto capitale-lavoro edi conseguenza dai relativi soggetti più tradizionali: sindacati eorganizzazioni datoriali.

Ogginel territorio ci sono nuovi soggetti che stanno conquistando la scena, una deipiù significativi è certamente rappresentato dalle fondazioni di originebancaria che la Corte Costituzionale definì a suo tempo “ organizzazioni dellelibertà sociali”.

Dasemplici erogatori di provvidenze, le fondazioni stanno diventando laboratoricapaci di sfornare progetti, studi, ricerche e iniziative sia in campoeconomico, che infrastrutturale, sociale, sanitario, culturale e didattico.

Un’altranovità importante che vediamo sempre più presente nei midia ed ormai anche neiterritori sono le organizzazioni dei consumatori. Anche il mondo delleprofessioni se e quando riformato in senso meno corporativo, ma più aperto,potrà dare ancora meglio un contributo complessivo ed oggettivo al futuroammodernamento della società.

Lanuova società di mezzo non potrà non tenere conto delle più svariate forme diaggregazione che si sono create in questi anni con interessi moltodiversificati: dalla Compagnia delle Opere, ai gruppi di acquisto solidale,lebanche etiche, tutto il mondo del terzo settore.

Inquesti anni molte di queste iniziative si sono sviluppate anche perché hannoriempito un vuoto.

Conuna politica sempre più lontana dal cittadino queste realtà orizzontali sistanno imponendo sia da un punto di vista della legittimazione che dellaincisività, tanto da potere spesso assumere quel ruolo di sussidiarietà inmolti compiti che una volta erano ad esclusivo appannaggio del pubblico.

Infuturo, ma ancora meglio già oggi, la politica dovrà tornare a confrontarsi conquesti nuovi temi del lavoro autonomo e dell’innovazione, al sociale vero,smettendo di guardare il tutto dall’alto con la logica politica che tutto ciòdi fatto non rappresenta altro che la minoranza delle minoranze.

Nonvorrei mai che invece dei vecchi a fare da tappo alla società del futuro, fossela giovane politica.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 28, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 28, 2017 @ 12:20 pm
  •   In The Categories Of : Cultura Società Economia

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