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Una certa idea dell’Italia

     Giugno 28, 2017   No Comments

di Luigi Tivelli

Esce in questi giorni in libreriail libro di Lamberto Dini (con Luigi Tivelli) “Una certa idea dell’Italia”,Guerini e Associati.

Nel libro, l’ex Premier tecnicoed ex Ministro degli esteri, sulla base di un dialogo ragionato con LuigiTivelli, politologo e già suo consigliere a Palazzo Chigi, ripercorrecinquant’anni tra scena e retroscena della politica e dell’economia e presentanell’ultimo capitolo un progetto liberal democratico per il risanamento e ilrilancio del Paese.

Anticipiamo di seguito unestratto dal capitolo su i limiti della riforma istituzionale e della politicaeconomica di Renzi.

Nell’Italiadi Renzi sembra ormai superata la sindrome del “riformismo immobile”: come vedile riforme elettorali e istituzionali che sta conducendo Renzi?

Indubbiamente,Renzi ha contribuito a dare al sistema Italia quella scossa che era più che mainecessaria dopo anni e anni di sostanziale immobilità riformatrice. Va ascrittoa suo merito aver avviato una serie di riforme da tempo attese, anche se forse,in qualche caso, con scarsa attenzione all’appropriatezza dei contenuti dellesingole riforme. Ad esempio, la riforma del jobs act è indubbiamente miglioredella riforma della scuola, e anche la riforma della pubblica amministrazioneandava preparata e costruita meglio.

Vedoinvece con qualche preoccupazione il filone delle riforme istituzionali diRenzi. In una recente colazione di lavoro, col Professor Joseph La Palombara,volevo confrontarmi con lui che è uno dei più anziani e autorevoli scienziatipolitici viventi,  e a novant’anni èancora docente di scienza politica all’università di YALE. Il professor LaPalombara è abituato a osservare dagli Stati Uniti le vicende italiane, e ha unocchio particolarmente attento proprio ora sulle riforme istituzionali diRenzi. Volevo sentire la sua opinione, non essendo io né un giurista né un politologo, le vivo con un certoallarme. Un allarme, però, che non sento né da parte della comunità deicostituzionalisti e addetti ai lavori, né da parte delle forze politiche, salvopochi oppositori di professione.  Mi hacolpito trovare un La Palombara ancor più preoccupato di me. Entrambi abbiamoriconosciuto che si sta costruendo un percorso istituzionale per certi versipericoloso, bacato sin dall’origine. L’origine, anche nella narrazione che faRenzi con il suo abile storytelling sta nella primarie. Le primarie, importatein modo dilettantesco in Italia dal pur bravo Arturo Parisi, primo ideologo diRomano Prodi, servirono allora per trovare un piedistallo, una investitura aquell’Ulivo abilmente inventato da Prodi e Parisi, per creare un’alternativa aD’Alema e ai leader dell’ex PC. Poi quel precedente ha fatto scuola.

Peccato,però, che le primarie all’italiana sono come certe merci importate dagli StatiUniti senza rispettare le regole sulle confezioni dei prodotti. Negli StatiUniti, infatti,  le primarie sonodisciplinate dalle leggi dei singoli stati e i cittadini per poter votare alleprimarie devono prima registrarsi nelle liste elettorali dello Stato, comedemocratici, repubblicani o altro. . Da noi, invece, di tanto in tanto sicelebra il rito delle primarie aperte, senza alcuna regola giuridicavincolante, che di fatto si prestano a tutte le forzature o manomissioni. LaPalombara non a caso ha definito le primarie che hanno dato l’investitura aRenzi un “beauty contest”, un concorso di bellezza. Quindi, sostanzialmente,Renzi, che pur apprezzo per altri aspetti, quali il suo coraggio e la suavitalità, trae l’investitura da un beauty contest e da una congiura, quellapugnalata al pur da qualche mese dormiente ex Presidente del Consiglio del suostesso partito, Enrico Letta, subito dopo il famoso tweet “Enrico stai sereno”.

Sequesta è l’investitura, però, Renzi da lì in poi ha portato molta acqua almulino istituzionale e ha fatto quella grande riforma cui tanti aspiravanosenza riuscirvi,  senza bisogno delladoppia lettura da parte delle due Camere, perché con la nuova legge elettorale,più una serie di riforme di fatto, ed emendamenti a disegni di legge in corso,ci ritroviamo oggi con la figura di Primo Ministro più forte d’Europa, altroche Italia Paese modello per forma di governo parlamentare tradizionale.

Sonoanche io preoccupato di questo netto rafforzamento della figura del PrimoMinistro, senza adeguati checks and balances, ma con la netta diminuzione degliattuali balances in atto, come avviene con la sostanziale cancellazione del Senatoe con il sostanziale indebolimento del potere della Camera. Ciò che poi micolpisce ancor più è che ciò avvenga nella latitanza dei costituzionalisti edei politologi e nell’incapacità sia degli oppositori interni del PD siadell’opposizione di centrodestra di prospettare una linea alternativa.

Hofrequentato ampiamente il Senato e mi chiedo: se pur si voleva eliminare alcuni“costi” del bicameralismo paritario e perfetto, non era meglio prevedere unsenato di 100 membri, ma elettivo? Che senso ha nominare senatores boni virigli appartenenti alla peggior casta politica, quella dei consiglieri regionali,tanti dei quali risultano oggi inquisiti? Del resto, proprio mentre stiamoscrivendo, vedo che si profila l’ipotesi di una modifica in seconda lettura alSenato per cercare di tornare in qualche modo a un Senato elettivo.

Quantopoi ai contrappesi in seno al Governo, nonostante Pier Carlo Padoan sia personaegregia, come abbiamo già visto, il ruolo del Ministro dell’economia vienesovrastato da quello del Primo Ministro Renzi, quanto all’effettiva conduzionedella politica economica e  quanto allenomine negli enti e nelle imprese pubbliche. Ora,  come ci ha insegnato Alexis de Tocqueville ecome ci insegna il caso degli Stati Uniti o dell’Inghilterra o anche dellaFrancia, una democrazia vive del gioco dei pesi e dei contrappesi, il potere habisogno di checks and balances, e noi abbiamo rafforzato “il peso” principale,quello del Presidente del Consiglio, e, invece di cecare nuovi contrappesi,abbiamo eliminato vari dei pochi che c’erano.

Questodovrebbe preoccupare tutti coloro che hanno a cuore il buon funzionamento diuna democrazia. Non basta gridare lai e lamenti su “Renzi uomo solo alcomando”: la funzione di forze politiche critiche e di opposizione è quella diproporre e preparare modelli alternativi. Io vedo invece una grave latitanzadella cultura politica e della cultura istituzionale nel nostro Paese.

AlPresidente del Consiglio vorrei ricordare che il compromesso non è un peccato,ma che è la risposta che serve a evitare assolutismo e intolleranza.

Renziè stato molto abile nel confezionarsi su misura sulla propria gobba il vestitodi una nuova forma di Governo, ma l’ha aiutato molto certa stupidità politicaistituzionale dei suoi competitor e di certi suoi oppositori interni.

Renzisi è rivelato un erede della versione deteriore del macchiavellismo, perchéprima ha stipulato il patto del Nazareno, stabilendo il principio che le regoleistituzionali si devono scrivere tutti insieme, poi, venuto meno a quel patto, ha forzato la mano ponendo la questionedi fiducia e costringendo la Camera a votare con l’emiciclo vuoto a metà lanuova legge elettorale, quell’Italicum che è un unicum nelle democrazie europeee che ci restituirà sostanzialmente un Parlamento di nominati. Si è cucito unvestito sul dorso del PD o su quello che Ilvo Diamanti definisce il Partito diRenzi, che  lui, mutuando senza saperloun concetto di Giovanni Spadolini, prima che di Alfredo Reichlin, chiamaPartito della Nazione.

Siamoquindi in presenza di preoccupanti forzature istituzionali.

Vedoriforme fondamentali fatte a pezzi e bocconi con l’intendimento quasi esclusivodi rafforzare il potere di chi oggi comanda. Questo non può non essere fonte dipreoccupazione. Stando così le cose, la mia proposta sarebbe di mettere unostop e di convocare un’Assemblea Costituente, fatta di un centinaio dicomponenti, eletti con criterio proporzionale (perché non spetta a unacostituente garantire la governabilità ma solo la rappresentanza), con l’incarico di procedere a quel necessario ridisegnodella seconda parte della Costituzione non a favore di tizio o di caio manell’interesse  della democrazieitaliana. È sconcertante che non si levino altre voci che sentano ed esprimanoquesto fondamentale fabbisogno.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 28, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 28, 2017 @ 12:17 pm
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