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Un nuovo corso per le società partecipate dal Comune

     Giugno 27, 2017   No Comments

di Luigi Di Placido

Le politiche legate alle Società partecipate dal Comune di Cesena sono un argomento molto più vicino ai cittadini di quello che possa sembrare. Le recenti vicende riguardanti alcuni di questi Enti, gravati da indagini della magistratura e/o notevoli passivi, stanno ad indicare una assenza di strategia lungimirante, complice una presenza disattenta dei soci. Strumenti che dovrebbero servire a governare il territorio diventano perdite per i Comuni che ne sono soci, con evidenti ricadute negative sui cittadini che rischiano di vedere calare il livello generale di benessere, oppure questioni giudiziarie che, inevitabilmente, rallentano l’operato amministrativo. Gli esempi, e lo registro con sincero rammarico, non mancano. Partiamo da ACER, l’Azienda che “svolge per tutti i Comuni della Provincia, attività di gestione, manutenzione e qualificazione del patrimonio di edilizia residenziale pubblica ( 4.200 alloggi); la fornitura di servizi tecnici di programmazione, progettazione, affidamento ed attuazione di interventi edilizi, urbanistici e di programmi complessi. Presta servizi per il soddisfacimento delle esigenze abitative delle famiglie in alloggi di erp ed in abitazioni in locazione.” Se si considera la quantità di alloggi messi a disposizione negli ultimi anni, la cifra è desolatamente bassa: questo a causa di procedure urbanistiche spesso farraginose e impraticabili (vedi perequazione) operate dai Comuni, ma anche per un sostanziale avvitamento di ACER intorno a sè stessa, con la preoccupazione di gestire risorse in maniera spesso disinvolta da perfetto centro di potere, addirittura con la creazione una società ad hoc (IMAGE) per assicurarsi senza gara tutte le manutenzioni del patrimonio immobiliare (con buona pace degli artigiani del territorio), fatta poi scomparire in tutta fretta quando ci si rese conto che il giochino non è più sostenibile. I pagamenti alle imprese che oggi lavorano per ACER tardano, e i tanti artigiani che lavorano alle manutenzioni degli alloggi popolari vengono pagati con colpevole ritardo, ritardo del quale probabilmente non soffrirebbero se lavorassero con altri clienti.
E poi, lo scandalo portato all’attenzione dei cittadini della perdita di 500.000 Euro per investimenti sballati con Lehmann Brothers. Se non bastasse l’eloquente vicenda di ACER, ecco aggiungersi la richiesta della Procura della Repubblica di Forlì di istanza di fallimento nei confronti di SAPRO, ipotizzando contro ignoti reati societari connessi alla bancarotta fraudolenta. Sapro svolge la funzione pubblica di acquisizione e urbanizzazione di aree industriali dai Comuni soci. La situazione di Sapro non è certamente nuova: si era a conoscenza già da tempo degli 100 milioni di Euro di debiti accumulati dalla società e dei relativi interessi passivi, tamponati dalle lettere di patronage (una sorta di garanzia) dei Comuni di Forlì e Cesena. Quello che va ulteriormente sottolineato sono le divergenze strategiche che hanno colpito Sapro, vista da alcuni come una società immobiliare e da altri come una società di servizi, in una parabola che l’ha portata da azienda di urbanizzazione industriale (comprare aree, urbanizzarle e rimetterle sul mercato a prezzi più bassi di quelli di mercato) ad un’azienda a cui sono stati affidati nel tempo interventi più “pubblici”, con investimenti pesanti e tempi di ritorno più lunghi, come la scelta di urbanizzare aree industriali nelle vallate pur in assenza di una vera e propria domanda. Anche SERINAR, la Società che cura l’insediamento universitario nel nostro territorio ha accumulato una perdita complessiva negli ultimi 5 anni di circa 3 milioni di Euro. Il bilancio 2009, recentemente presentato è anch’esso in forte perdita. E’ probabilmente arrivato il momento di rivedere l’attività e la mission (a maggior ragione alla luce della riforma dell’Università, che punta a premiare maggiormente la ricerca, e che quindi costringe ad una riflessione sulla necessità dello sviluppo di una rete romagnola di Dipartimenti), e rivolgersi maggiormente al mercato cercando di capitalizzare le professionalità e le esperienze sviluppate. L’ultimo breve accenno lo riservo a SEAF, la Società che gestisce l’Aereoporto di Forlì. Le ingenti perdite accumulate dagli amministratori che si sono succeduti nel corso degli anni hanno prodotto quasi esclusivamente le necessarie e conseguenti variazioni di bilancio dei Comuni soci: non si è saputi andare molto oltre le scontate dichiarazioni sull’importanza dello scalo, salvo subire quasi passivamente lo scippo di Ryanair, e il disinteresse di SEABO e Regione. Il business plan recentemente presentato è ambizioso ma prevede perdite ancora per alcuni anni, causa questa del progressivo disimpegno del Comune di Cesena e dell’incertezza sul reale interesse dei privati a partecipare al piano di rilancio. Come risulta evidente, il quadro che emerge desta preoccupazione, soprattutto perché evidenzia l’assenza di un vero coinvolgimento della politica e degli attori economici in una pianificazione condivisa. Non esiste, infatti, solo un problema specifico delle singole vicende, bensì un problema più generale che investe le istituzioni del nostro territorio. Sarebbe miope non avere il coraggio di osservare come tutte queste vicende (alle quali potremmo aggiungere il buco di bilancio dell’AUSL di Forlì, le inchieste riguardanti la gestione urbanistica della città di Cesena e gli appalti di Area Vasta, l’annoso problema del rapporto con HERA) denotano una difficoltà della politica ad interpretare correttamente la gestione delle sfide legate allo sviluppo. E non basta affidarsi ad un rinnovato impegno della magistratura. Più volte ho denunciato come le nomine dei rappresentanti quasi sempre rispondano a logiche di appartenenza politica anziché a quelle di merito e professionalità, e questi sono i risultati. Ecco perchè ill fallimento di una gestione della politica autoreferenziale ed arrogante. La speranza che nutro è che non venga sprecata anche questa occasione per un profondo esame di coscienza, che coinvolga tutte le forze del nostro territorio, non certo per sostituire una tessera politica ad un’altra come nuovo strumento di selezione.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 27, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 27, 2017 @ 9:17 pm
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