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Ultima chiamata

     Luglio 23, 2019   No Comments

Energie Nuove – NUMERO 1 – luglio 2019

Ultima chiamata

di Giampiero Teodorani

Nel momento in cui si insedia la nuova Amministrazione Comunale guidata da un giovanissimo sindaco e composta da tante persone alla prima esperienza di governo della città, si possono fare solo sinceri auguri di buon lavoro, sperando che la più volte conclamata discontinuità, garantita da molti rispetto alla precedente giunta, sia vera; nel metodo di interpretare la pubblica amministrazione, nei contenuti e nella capacità di ascolto.

Sul risultato delle urne si è già detto molto, ma alcune considerazioni vanno fatte. Al ballottaggio la cosiddetta “libertà di voto” concessa da Cesena Siamo Noi, ha portato una forza politica, particolarmente presente nel dibattito politico cittadino, a mettersi fuori gioco e ad avere, con quasi il 10% dei voti, un solo consigliere comunale. Anche Cesena in Comune con oltre il 3% dei voti è fuori dal Consiglio Comunale. La politica dei duri e puri ha portato a scarsi risultati in termini amministrativi. Chi dice che è stata una bella campagna elettorale dice una bugia: non c’è stato confronto sui programmi, a volte fumosi e imprecisi, e la logica degli schieramenti e le pregiudiziali ideologiche hanno  prevalso su tutto. In questo quadro, forze politiche che non hanno raggiunto il quorum per avere un consigliere comunale, hanno riscosso un assessore nella nuova Giunta. Il movimento Cinque Stelle non è mai entrato in partita.

Alla luce di queste considerazioni la speranza è che il PD dell’ex sindaco Lucchi, lasci spazio a una maggiore circolazione di idee e proposte; anche se le scelte della vecchia giunta peseranno come un macigno per chi subentra oggi. Il risultato della realizzazione di progetti come quello di Piazza della Libertà e del Foro Annonario sono sotto gli occhi di tutti. Per non parlare di Casa Bufalini, che definirei un “non luogo, senz’anima” sottoposto a un intervento edilizio dozzinale.

Ci sono problemi importanti che restano al palo: il mancato adeguamento dello strumento urbanistico alla legge urbanistica regionale (quella vecchia e quella nuova), la mancanza di provvedimenti concreti sul sistema museale cittadino e il riutilizzo degli edifici pubblici esistenti, sono solo alcuni esempi di come occorrerà rimboccarsi le maniche e delineare una strategia per il futuro.

I prossimi mesi saranno decisivi per capire se, oltre a cambiare i musicisti, cambierà anche la musica. Sul fronte della politica culturale ci sono almeno tre elementi della prossima attività amministrativa che vanno corretti e costituiscono una specie di “Ultima Chiamata” per il futuro della Città.

Il primo è costituito dalla rinuncia a ristrutturare il Museo Archeologico, riducendone gli spazi e con esposizione a rotazione del patrimonio che negli ultimi 30 anni è cresciuto enormemente e oggi è conservato, meritoriamente dal Gruppo Archeologico in un deposito a S, Domenico. Inoltre questo intervento, se attuato, costituirebbe “la pietra tombale” del Museo della Città, che come è noto agli studiosi, deve iniziare proprio con la rappresentazione più antica della storia dell’insediamento territoriale e umano nel cesenate. Semmai quegli spazi, oggi occupati dall’Archeologico, vanno utilizzati in funzione della Biblioteca Antica, quale introduzione all’epoca malatestiana e alla narrazione delle modifiche del complesso conventuale francescano, dal 1300 a oggi. Per comprendere e  apprezzare appieno la grandezza dell’aula del Nuti, nella sua forma architettonica e con il suo straordinario patrimonio librario, occorre predisporre un percorso di avvicinamento, con forte caratterizzazione didattica.

Il secondo elemento è costituito da un intervento immediato di modifica delle previsioni del  3° lotto dei lavori della Malatestiana, per l’inserimento del Centro Cinema, che va ovviamente a discapito della sistemazione dei depositi librari, oggi in condizioni precarie e senza garanzia di conservazione corretta e sicura. Occorre quindi rinunciare a quella idea, tipica degli anni settanta, di Malatestiana Centro Culturale Polivalente e definire un progetto di recupero del S. Biagio quale polo delle arti visive (a cominciare dal Centro Cinema) e ampliare finalmente la Pinacoteca Comunale, dotandola dei servizi essenziali che non ha mai avuto.

Il terzo progetto “campato in aria” e per anni discusso a sproposito da chi non conosce la storia dell’arte e  non sa cosa sia una pinacoteca, riguarda l’utilizzo del palazzo ex OIR che dopo la triste vicenda della Cassa di Risparmio è divenuto di proprietà del Comune. La caparbia pretesa di realizzare una struttura che riunisca i dipinti del Comune, della Fondazione della Cassa di Risparmio e della Banca Crèdit Agricole, per utilizzare un contributo del Ministero dei Beni Culturali di 3 milioni di euro a cui ne vanno aggiunti almeno altrettanti, è una vera presa in giro. Io mi auguro che il nuovo assessore alla cultura, che è anche un bravo collega architetto, si impegni fin da subito a verificare tale possibilità.

Che quell’edificio abbia una vocazione alla destinazione museale è fuori discussione; ma vanno fissati i termini per quell’utilizzo. Da tempo, con altri sostengo che con opportuni interventi, in quel palazzo potrebbe trovare sede il Museo del Novecento, di cui si sente sempre di più l’esigenza, per riordinare il tanto materiale esistente in città relativo al secolo scorso. Questa iniziativa inoltre potrebbe favorire anche la donazione di opere e documenti da parte di collezionisti privati e costituire un unicum del rapporto fra pubblico e privato, tante volte auspicato.

teodoranixenergie

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