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Sul reddito di cittadinanza

     Dicembre 23, 2018   No Comments

Energie Nuove – NUMERO 2 – novembre 2018

Sul reddito di cittadinanza

di Alberto Maria Ugolini

Si avvicina sempre di più la fatidica data di probabile, opportuno sottolinearlo, entrata in vigore del Reddito di Cittadinanza.

Doveroso fare qualche precisazione in merito. In primo luogo, la terminologia può portare a un errata concezione di esso.

Contrariamente a quello che si potrebbe pensare da una prima indagine esclusivamente terminologica, questo reddito non deriva dal semplice fatto di essere cittadino di uno Stato.

Esso è profondamente diverso. Prevede, infatti, una serie di clausole. Il sostegno è fortemente condizionato: bisogna rispettare determinati requisiti rispetto al reddito (inferiore ad un certo standard o assente del tutto); occorre seguire corsi di formazione o riqualificazione attraverso apposite agenzie; impegnarsi in un dato numero di ore di lavoro gratuito per la collettività; occorre accettare almeno una delle tre offerte di lavoro che i centri per l’impiego sottopongono al beneficiario del reddito entro i tre anni in cui si può beneficiarne.

Il non rispettare uno di questi requisiti comporta l’esclusione dal programma e la perdita del beneficio stesso.

Doveroso anche precisare che questo tipo di programma esiste già. Si chiama REIS, Reddito d’Inclusione Sociale. Il Reddito di Cittadinanza proposto da 5Stelle e Lega si differenzia per la quantità di budget stanziato a supporto dell’iniziativa: 2 miliardi contro gli ipotetici 17 della nuova proposta. E per quanto esso sia un significativo incremento, e per quanto assurdo possa sembrare, l’idea di fondo è analoga a quella dei precedenti esecutivi PD.

La nuova iniziativa si trascina alcune problematiche legate all’attuazione delle proposte precedenti. In particolare: non si definisce un vero e proprio intervento sulla effettiva povertà, poiché non si pone una reale risposta alla mancanza di capitale umano; non vi è una vera e propria creazione di nuovi posti di lavoro.

Inoltre, si implica l’accettazione pedissequa dei posti di lavoro proposti dai centri per l’impiego, ma manca un discriminante criterio che permetta di decidere cosa rende quel lavoro più idoneo a qualcuno piuttosto che a qualcun altro. Infine, nel momento in cui si comincia a lavorare, si perde il beneficio. Ciò porta alla tassazione maggiore del nuovo reddito. E ciò potrebbe irrimediabilmente portare a un deficit di ricerca del lavoro stesso.

Si pone infine la tematica economica in sé, ben più semplice delle altre. Può un paese pesantemente indebitato permettersi una manovra simile? Bisogna vedere.

Ora sarebbe ingiusto attribuire al nuovo esecutivo le responsabilità delle diffidenze e degli eventuali difetti di questa manovra, in quanto essa è antecedente e già portatrice di queste problematiche.

Si pone pertanto un duplice interrogativo. Questa manovra è giusta o no? Dal punto di vista del dibattimento dottrinale e morale, è difficile determinarlo. E’ sacrosanto aiutare chi è in difficoltà, doveroso, e le potenzialità della manovra sembrano realmente concrete. Ma è il contesto storico e sociale del paese a preoccupare. Ci si può davvero permettere in un momento di così forte indebitamento uno sforzo simile? Ci si può permettere un provvedimento di questa portata in un momento di forte carenza di coscienza civile e “voglia di fare” nell’italiano medio? Sarà una risposta adeguata? E vi sarà a sua volta una risposta adeguata da parte dei cittadini? O verrà considerata una nuova scappatoia?

Difficile dirlo prima, facile potrebbe essere dirlo dopo. Ma a che prezzo? Per adesso, ancora nel limbo pre-Finanziaria, ognuno è libero di seguire la propria moralità. Poi, come sempre, saranno i numeri a parlare. E se porterà un esito positivo, ben venga!

E qui si pone l’ultimo interrogativo. Può davvero questo governo del cambiamento, che di cambiamento ha avuto poco o niente fino adesso, portare a compimento questa idea? Renderla davvero attuabile? Trasmetterla in maniera sana ed opportuna per evitare un suo dilagante sfruttamento truffaldino? Dubbio più che lecito, almeno a mio parere, considerando la tendenza più al parlare che all’agire. Ai vari dietrofront. Ai rigetti di proposte parlamentari per partito preso unicamente poiché non proposte da loro o leggermente divergenti dalla loro ideologia di base (e questa no?). Al propugnare il cambiamento e alla conseguente astensione alla votazione in camere per un’altra proposta che, almeno sulla carta, avrebbe dovuto mettere tutti d’accordo (senza fare nomi).

Nell’attesa, parlando a nome degli scettici, sento di poter dire con tutto il cuore che speriamo di essere smentiti. Attendiamo la ragione dei numeri.

  •   Published On : 5 anni ago on Dicembre 23, 2018
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  •   Last Updated : Dicembre 23, 2018 @ 11:32 am
  •   In The Categories Of : Energie Nuove, Opinioni

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