di Massimo Balzani
La crisi generale non sembra certo superata ed i timidi segnali di ripresa non trovano quel minimo consolidamento che è uno dei fattori indispensabili per lo sviluppo. In questo contesto il territorio della provincia di Forlì-Cesena presenta segnali di solidità e capacità di reazione impren-ditoriale in grado di sostenere meglio di altri il confronto della concorrenza, anche di quella mondiale. Anche qui non ci sono realmente settori fuori dalla crisi e neppure imprese che abbiano recuperato in modo stabile gli ordini ed il fatturato raggiunti nel 2008, eppure sono presenti segnali che incoraggiano a ritenere che la laboriosità ed il livello professionale raggiunto da alcune imprese, quelle meglio strutturate e, di solito, internazionalizzate, faccia ben sperare in questo territorio anche per il futuro. Si spiegano con questo gli indicatori in controtendenza che ha presentato la Camera di Commercio di Forlì-Cesena nell’indagine congiunturale manifatturiera riferita al II° trimestre 2011, dalla quale emerge la tendenza al miglioramento della produzione e del fatturato, in lieve recupero a Forlì-Cesena da ormai quasi un anno, mentre il dato nazionale è negativo. Siamo però, come già ricordato, ancora lontani dal raggiungere i migliori livelli del 2008. C’è da notare inoltre che i dati della CCIAA confermano che in Provincia di FC il recupero di ordini è sostenuto più dalla domanda interna che da quella estera, a dimostrazione del fatto che molte imprese di questo territorio sono state in grado di battere la stessa concorrenza italiana; purtroppo sacrificando i propri margini di profitto. Le nostre imprese sono state spinte dalla volontà di resistere e sopravvivere, più che dalle possibilità di concorrere e fare utili tramite innovazione ed aumento della produttività. Si spiega così anche il fatto che in tutti i settori ci siano aziende costrette a fare ricorso agli ammortizzatori sociali (Contratti di solidarietà e Cassa Integrazione guadagni ordinaria, straordinaria ed in deroga, con indici in calo rispetto allo scorso anno, ma ancora molto pesanti) e, purtroppo, imprese che riducono il personale ed altre che chiudono (in numero decisamente inferiore al dato nazionale, ma comunque tali da suscitare molta preoccupazione). È evidente che in questo contesto il sistema bancario e creditizio locali siano sottoposti ad una forte richiesta di interventi, spesso difficili e, purtroppo, di norma senza che le banche abbiano a disposizione indicatori che permettano loro di distinguere le iniziative disperate da quelle effettivamente volte a superare problematicità puramente contingenti. Ne consegue purtroppo una difficoltà di accesso al credito per molte delle imprese locali, penalizzate dal rating imposto da Basilea 2 e 3 e dai tassi di interesse resi insostenibili dalla debolezza della economia italiana rispetto agli stessi partner europei. Inoltre il crollo della domanda globale e l’inesistenza di politiche governative di sostegno ai consumi interni e a favore dei redditi medio-bassi, continuano a provocare un abbassamento dei consumi delle famiglie italiane (intaccandone pesantemente la capacità di risparmio) e a colpire, di conseguenza, duramente l’industria, anche locale. L’iniziativa degli imprenditori più volenterosi e intraprendenti, che anche di recente la stessa presidente di Confindustria Emma Marcegaglia sintetizzava con la frase “costretti a fare da soli”, non è destinata ad avere successo se non sarà invece suffragata dall’intervento di tutte le componenti: governance, Pubblica Amministrazione, Istituti di credito e da un aumento dei consumi. La crisi economica mondiale che stiamo attraversando chiede a tutti, e in particolare a chi governa e alle Pubbliche Amministrazioni, di mettere in campo nuove ed efficaci strategie per far fronte alle difficoltà del momento con una progettualità che guardi al futuro, superando abitudini consolidate e riducendo il peso della burocrazia, semplificando ovunque sia possibile per lasciare spazio alla migliore intraprendenza. Intensificando, semmai, ogni tipo di controllo che non richieda ulteriori adempimenti alle imprese a questo solo fine. Anche nel senso della semplificazione delle procedure burocratiche la Provincia di Forlì-Cesena vede diversamente impegnati i Comuni del territorio, con iniziative positive e con risultati eccellenti al confronto con gli altri Comuni italiani e anche della stessa Emilia-Romagna. Questi successi, come quelli sull’informatizzazione delle pratiche nel Comune di Cesena, solo per citare un buon esempio, sono rivolti nella giusta direzione, ma ancora molto lontani dal rendere possibile alle imprese la tranquillità nella programmazione, come accadrebbe invece se fossero certi i divieti (e i controlli) e quel che non è vietato fosse consentito. Più in generale, per modificare rapidamente il contesto negativo che vede l’Italia da molti anni in costante rallentamento rispetto alle altre economie europee, non si tratta di fare semplici aggiustamenti, anzi, questa crisi potrebbe e dovrebbe costituire un acceleratore di cambiamenti strutturali. La recente manovra approvata dal Governo italiano è tutta indirizzata al raggiungimento di indici di bilancio sostenibili nel contesto internazionale, indispensabili a consentire all’Italia la permanenza tra le grandi potenze industriali, mantenendo altresì il proprio importante ruolo propositivo in Europa, che in passato fu trainante. Manca invece, come già da molte parti segnalato, un concreto intervento per la crescita economica, occorre in particolare alimentare i c.d. motori dello sviluppo che sono le imprese e i giovani. Per le imprese occorre intervenire riducendo il deficit dello Stato, tagliando la spesa pubblica improduttiva e le spese inutili di rappresentanza (scegliendo di far sopravvivere e finanziare quelle che possono promuovere il Paese), investendo per sostenere nuove infrastrutture cantierabili e per sostenere il settore edile, oggi in grave crisi, liberalizzando il lavoro e riducendo la presenza pubblica nei settori non strategici e, non ultimo, riducendo il gravame sul costo del lavoro che lo rende alto per l’impresa a fronte di una retribuzione netta troppo bassa per i lavoratori. In cambio di questi interventi Confindustria ha già dichiarato la disponibilità degli imprenditori a sostenere anche nuove imposizioni fiscali. Per i giovani va detto che questo territorio sembra proporre qualcosa di più che in passato. Voglio rammentare la recente iniziativa svoltasi a Forlì nelle scorse settimane sulla “Innovazione Responsabile”, che ha mostrato l’esistenza di imprese fatte da giovani e giovanissimi imprenditori locali, con proposte e progetti inaspettatamente numerosi ed interessanti, che hanno potuto confrontarsi tra loro e con professori ed esperti di fama mondiale. Voglio altresì ribadire l’importanza per il territorio dell’insediamento Universitario, che rappresenta ormai una realtà acquisita, sia con riferimento ai giovani, sia rispetto alle attività pubbliche ed economiche, sebbene l’ateneo soffra, anche qui, di una difficoltà di intesa col mondo produttivo. Infatti, l’apporto culturale degli studi universitari è indispensabile per le industrie, che potrebbero trovare nella ricerca universitaria soluzioni tali da consentire un indubbio vantaggio competitivo, mentre l’Università dovrebbe riconoscere l’esigenza di innovazione proveniente dalle imprese manifatturiere. Esigenza di innovazione di prodotto e di processo, che trova spesso una risposta teorica e solenne dall’Università, mentre ci si aspettano soluzioni rapide e concretamente realizzabili e, soprattutto, compatibili con le risorse economiche disponibili in loco (anche a questo proposito, per sottolineare che anche questo è un problema risolvibile, vogliamo rammentare l’esperienza molto positiva rappresentata a Forlì da Romagna Innovazione). Agli industriali locali è assegnato il compito di continuare a credere nella propria attività, superando le attuali difficoltà e mantenendo alto il valore del lavoro, riqualificando il prodotto, se necessario e proponendosi anche all’estero. La realtà economica esistente fino al 2008, probabilmente non tornerà più, il futuro sarà diverso e non necessariamente peggiore. Questi imprenditori e le loro imprese non hanno nessuna garanzia di potercela fare, ma sono abituati a rischiare e a vincere le proprie sfide. Questo territorio ha sempre trovato, specie nei momenti più difficili, la propria capacità di reazione fondandola sulla laboriosità di tutti e su individualismi con caratteristiche di ostinazione ed irriverenza che potrebbero, anche in questo caso, rivelarsi condizioni culturali vincenti, se indirizzati verso un recupero di competitività e, magari, in proposte per nuovi mercati. Occorre trovare ragioni di aggregazione, superando i limiti della piccola dimensione delle nostre imprese, mantenendo la grande ricchezza che deriva dalla imprenditorialità diffusa e dalla cultura di reciproco scambio di informazioni che, in questi periodi, sono caratteristiche invidiabili.
*Direttore Confindustria Forlì-Cesena