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Si è consumata la politica

     Giugno 27, 2017   No Comments

di Ines Briganti

Mi si perdoni una premessa personale ma, almeno per me, importante. Imparai a leggere, qualche anno fa, all’età di 4 anni, sull’Unità, orgogliosamente stimolata da un padre che seguiva questa filosofia di vita:”prima il giornale poi, se ci sono i soldi, il pane”. Perfezionavo la mia abilità nella lettura su “Noi Donne”, il giornale che leggevano mia madre e mia nonna, iscritte all’UDI (Unione Donne Italiane). Finalmente traevo molto piacere e divertimento dalle avventure di Cipollino e Pomodoro, i personaggi principali de “Il Pioniere”. Racconto queste cose perché devo spiegare che in quel tempo è nata la mia formazione politica, seppure in forma embrionale. Col passare degli anni e degli studi, grazie ai quali ho avuto un’insegnante meravigliosa che mi ha trasmesso l’amore e la passione per la Storia, ho consolidato alcune certezze che sono diventate i principi ispiratori del mio vivere quotidiano come cittadina, come persona impegnata in politica  nella società, come insegnante.  E’ stata proprio la passione con cui ho cercato di dare il meglio a giovani dai 17 ai 19 anni, a motivare le mie letture, le riflessioni e le discussioni coi miei studenti sulla storia degli uomini: a questi giovani penso di aver dato qualcosa, sicuramente da loro io ho imparato molto. Ho cercato di rappresentare, con le parole ma soprattutto con l’esempio alcune regole fondamentali che devono essere i pilastri della vita: leggere, per sapere, per poi scegliere in una libera e autonoma gestione del proprio pensiero, per non essere mai servi di nessuno. Per me già questi sono principi da ascrivere alla Sinistra: dunque , come si dice in gergo, essere di sinistra significa avere un forte senso etico della vita che, accanto al rispetto delle leggi scritte, ad esempio, riconosca l’esistenza di leggi non scritte, quelle dell’etica appunto o della coscienza; significa avere un forte bisogno di equità e di giustizia sociale. “Andate casa per casa, strada per strada. Dialogando. In nome della pace, della libertà, del lavoro”. Queste sono state le ultime parole di Enrico Berlinguer; dunque anche questo è la Sinistra; il dialogo, il confronto, l’impegno, la partecipazione, l’autorevolezza, il coraggio di schierarsi assumendosene la responsabilità. Ma la sinistra era anche altro per Berlinguer: apertura alle novità che si presentano nel processo storico, e quindi anche la necessità di operare un diverso modo di consumare e di produrre, il rifiuto della violenza della guerra come soluzione dei problemi, un uso umano delle nuove tecnologie, un’idea di politica capace di governare, orientare, anticipare i bisogni e i sogni della società. Era anche l’idea della riforma della struttura del salario per stabilire un legame più diretto delle retribuzioni con la professionalità e la produttività, la necessità del superamento del bicameralismo per il “rafforzamento della efficienza e dei poteri dell’esecutivo”, il cambiamento “dei criteri di nomina negli enti pubblici per porre fine alle lottizzazioni” e ancora egli sottolineava il fatto che la questione morale si era aperta in Italia perché gli interessi di partito erano diventati così predominanti da correre contro l’interesse generale; aggiungeva: “questo è lo stato delle cose da cambiare per evitare una rivolta contro tutti i partiti”. Che cosa è successo poi alla sinistra? Quello che Berlinguer paventava: sona arrivati Craxi e Berlusconi che all’idea di perseguire il raggiungimento del potere per fare il bene comune hanno sostituito l’idea di raggiungere il potere per rafforzare il potere stesso, non tanto dei partiti quanto di individui, lobby, gruppi forti. Lentamente e progressivamente, nella colpevole indifferenza di molti, soprattutto di noi di sinistra, i partiti si sono consumati ma, quel che è peggio, si è consumata la politica, l’arte della politica, quella che -come dice Michele Serra- “muove le passioni, travolge la vita, abbatte i muri, cambia i connotati del mondo”. Sarebbe bello -dice ancora Serra a proposito del film documentario su Berlinguer – se vedere quelle immagini facesse balenare nei nostri ragazzi il sospetto che la politica possa essere il sale della terra. I vent’anni di berlusconismo sono figli naturali degli errori di una sinistra litigiosa, ingessata su posizioni non di partito ma di poteri personali che hanno indebolito il partito rendendolo sempre meno capace di elaborare progetti e proposte di governo a medio e lungo termine, soprattutto incapace di declinare buone proposte su un concreto piano di fattibilità così da convincere anche quell’area moderata legata al mondo delle piccole e medie imprese, asse portante dello sviluppo economico del nostro paese, area che non avrebbe mai votato PCI o PDS ma che avrebbe potuto sostenerlo come forza di governo.

E dunque un partito, o meglio una classe dirigente, impreparata di fronte all’Europa, di fronte al mondo, abbandonata anche dalla forza degli intellettuali che ne hanno sempre costituito la linfa vitale fin dalle origini gramsciane e sempre più lontana anche dalla propria base. Il flop delle primarie per la scelta del candidato alla presidenza delle nostra regione e il calo degli iscritti a livello nazionale sono un segnale importante che oltre a testimoniare la sfiducia nel partito significa anche stanchezza, rassegnata rinuncia alla partecipazione, alla critica costruttiva, al dissenso argomentato perché ritenuto inutile. E allora mi interrogo a chiusura del mio ragionamento. Non mi chiedo se Matteo Renzi è di destra o di sinistra, non saprei rispondermi e non mi interessa neanche molto. Mi chiedo, questo sì, se lui, capo unico e indiscutibile del Partito Democratico, non disponibile al confronto, sicurissimo di sé, politico di stampo machiavelliano, interlocutore privilegiato di Confindustria, abilissimo comunicatore, porta avanti un progetto di riforme che rispondano a quell’idea di Sinistra a cui ho fatto precedentemente riferimento. Qualche esempio: sulla riforma del lavoro nessun tabù sull’articolo 18 ma vorrei vedere una difesa convinta del lavoro come diritto, come componente fondamentale della dignità e della crescita del’individuo e non solo come funzione produttiva di PIL; non mi pare che questo sia nella riforma di Renzi. La riforma del bicameralismo era assolutamente necessaria ma quel Senato malamente ricostruito avrebbe potuto essere totalmente eliminato. Non mi addentro su altri aspetti della riforma, anche perché in gran parte sono annunci per cui, fiduciosa, ne aspetto il chiarimento e la realizzazione. Vorrei vedere una maggior determinazione -ad esempio- sulla lotta alla mafia, all’evasione fiscale, al falso in bilancio. Mi si può obiettare: per togliere questo paese dallo stato di crisi in cui è sprofondato sia per ragioni ad esso esterne sia per cause proprie Renzi ha bisogno di un partito della nazione piuttosto che di un partito della sinistra, di un partito del leader capace di riunire gli italiani contro un nemico comune da individuarsi nella tecnocrazia europea fautrice dell’austerità. A molti, ai tanti delusi e rassegnati, quanto sopra può apparire l’unica soluzione possibile per un paese sull’orlo del baratro, bisognoso di riscossa, di consolazione, di speranza, non di conflitti interni.

Sono pienamente consapevole che questo è un paese in cui i partiti agonizzano, i sindacati rantolano e gli italiani non stanno troppo bene (Ainis); un paese in cui non c’è più spazio per il confronto, in cui avere il coraggio di dissentire è essere gufi, o conservatori o opportunisti; un paese in cui è venuto a mancare il principio di solidarietà, lo spirito di coesione sociale anche all’interno delle comunità, su cui grava sempre di più la fiscalità locale per il mantenimento dei servizi, penalizzati dai tagli nazionali (spending review); in cui diventa sempre più preoccupante il conflitto generazionale, si acuisce lo scontro fra chi il lavoro ce l’ha e chi no, fra il lavoratore dipendente e il lavoratore privato, fra il precario e il privilegiato del posto fisso, fra chi paga le tasse e chi le evade. Mi sembra tuttavia che le riforme presentate o annunciate, al di là di qualche provvedimento condivisibile, poco rispondano -in una logica di sinistra- a risolvere almeno alcuni dei problemi più urgenti dell’Italia.

  •   Published On : 6 anni ago on Giugno 27, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 27, 2017 @ 9:54 am
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