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SE QUESTA E’ POLITICA

     Giugno 27, 2017   No Comments

Giugno elettorale. Sabato 6 e Domenica 7: elezioni europee ed amministrative. Parlamento di Strasburgo. Comuni e Provincie. Sindaci e Presidenti. Domenica 21 giugno: eventuali ballottaggi e referendum sulla legge elettorale per le elezioni del Parlamento nazionale. Al referendum considero sbagliato sia il SI, sia il NO: abrogare o mantenere la parte della legge lettorale attualmente vigente (il “porcellum”), che prevede il premio di maggioranza per la coalizione che ha più voti. Si deve decidere se le cose rimangono così come sono o se il premio di maggioranza anziché essere attribuito alla coalizione deve andare, più semplicemente, al solo partito che avrà il maggiore consenso. L’attuale legge, peraltro, prevede liste di candidati bloccate all’interno delle quali non si può scegliere con il voto di preferenza. Così che poche persone decidono prima come deve essere formato il Parlamento; chi sarà eletto in base ai voti che una lista potrà prendere. Il cittadino elettore deve semplicemente mangiare o non mangiare la minestra che gli rifilano alcuni pessimi cuochi che l’hanno cucinata. Ma questa parte non è in discussione. Si propone di curare il male con un male peggiore. In linea di principio non disprezzo né il bipolarismo, né il bipartitismo. Purchè non siano “bastardi”, come già si considera l’attuale bipolarismo. Continuando così, in futuro, “bastardo”, applicato al sistema elettorale, sarà un eufemismo. Ciò che occorre è ben altro. Occorre una seria riforma istituzionale. E, adeguato ad essa, un coerente (diverso, migliore e più democratico) sistema elettorale. Ma questa politica, questi protagonisti politici, questa cultura politica, al massimo ci rifilano il minestrone che fin qui han cucinato. A lor piacendo, a noi vorrebbero lasciare solo la scelta fra ingoiare una o l’altra delle sbobbe che san fornire, o digiunare. Siamo impegnati, invece, a far sì che da questa strettoia si possa e si debba uscire.
Verso le elezioni europee tengono banco i temi e i contrasti nazionali. E siam ben lungi dall’essere al confronto fra avversari, ma continuiamo ad assistere alla contesa fra nemici.
Elezioni comunque politicamente rilevanti. Sia per quelli che risulteranno gli equilibri di forza fra i partiti di governo; sia per quello che saranno i risultati e gli equilibri delle e fra le forze di opposizione. Diparticolare interesse sarà il rapporto fra PDL e Lega, fra Berlusconi e Bossi, ma anche fra Berlusconi e Fini. Di ancor maggiore rilievo quel che succederà dall’altra parte. La sinistra radicale, già fuori dal Parlamento nazionale, avrà un ritorno elettorale? Quale sarà il rapporto di forza fra il PD e Di Pietro? Che conseguenze trarranno i pidini dal risultato elettorale? Su questo fronte in particolare pare sia vasta l’incertezza, ma soprattutto la crisi. Di tutta evidenza quella del PD. A cui Franceschini difficilmente riuscirà a mettere pezze adeguate. Già molti suonano campane a lutto: a prefigurare una prossima fine del Pd invece che una sua ripresa e un suo sviluppo. Del resto per fare una grande forza ci vuole qualcosa in più del solo antiberlusconismo. Peraltro anche per una identità politica, forte e robusta, occorre qualcosa in più che qualche accordo e intesa programmatica. Questi van bene per fare un’alleanza rispetto ad alcuni problemi, nell’arco di tempo limitato per affrontarli. Un’identità ed un’entità politica ben definita e coesa intorno a fondamentali culturali ben precisi e condivisi, è un’altra cosa. Prima o poi la confusione si impone, non si compone. Se fosse per Peppino Caldarola, del Riformista, lui scioglierebbe subito il PD. Sansonetti, l’ex direttore del giornale di Rifondazione comunista, scrive che tutta la sinistra è da buttare. D’Alema dice che vuole contrastare lo “sconfittismo” dei sinistri. Sempre che non sia un modo per continuare a metterci del suo per farli ancor più sinistrati. Insomma, c’è di che attendere i risultati di queste europee.
E poi le amministratitive. Il nuovo Sindaco e il nuovo Consiglio comunale della nosta città.Sarebbe bello ne venisse, almeno, una condizione, sul piano generale, nella quale risaltano qualità e capacità. Almeno alcune significative discontinuità. Una messa a fuoco dei problemi e la loro soluzione. Non perché di destra o di sinistra, ma perché importanti e necessari. Per avere meno sistema di potere e più governo. Per fronteggiare le molte difficoltà che oggi si vivono. Per recare una più autentica libertà. È la forza di una società viva, coesa, innovativa. Occorre cultura politica ed istituzionale. Nuovi rapporti politici. Responsabilità, innovazione e partecipazione democratica. Sarà così? Speriamo.

  •   Published On : 6 anni ago on Giugno 27, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 27, 2017 @ 9:06 pm
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