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Sanità e nuovo ospedale al centro del dibattito

     Giugno 28, 2017   No Comments

di Giovanni Gentili

E’ cominciato il grande tormentone!!
Il dibattito recente ha palesato problemi antichi e recenti riguardanti l’assetto territoriale della sanità in Romagna.
E’ fuori dubbio che pensare alla realizzazione di un nuovo e più moderno ospedale è una ideagiusta, corretta ed appropriata ma, come si è verificato per la creazione della gestione della sanità in area vasta con l’Azienda Sanitaria Unica della Romagna, è venutaa mancare un cardine fondamentale: la sua progettazione, la preliminare formulazione di un progetto industriale da parte di ogni azienda, sanitaria inclusa.
Quando fu proposta la creazione di una azienda unica, l’obiettivo era indubbiamente lungimirante: avere il controllo della spesa ed il suo contenimento, riorganizzare l’offerta nei vari presidi ospedalieri, evitare i doppioni, creare percorsi agevolati e rapidi per i cittadini, ridurre le liste di attesa, dare conoscenza di tali strategie alla popolazione, condividere tali scelte, gestire e dirigere tale azienda in modo manageriale. Certo l’obiettivo non è fare provvigioni ma utilizzare in modo corretto ed ergonomico le risorse umane ed economiche.
Il cittadino ha avuto la possibilità di condividere, di conoscere tali strategie?
Auspicavo che in corso d’opera ci fossero state delle correzioni di rotta, delle revisioni di strategie basate sull’evidenza. Purtroppo mi sono reso conto che tutto era stato già voluto e programmato, per così dire un menu fisso ed autoreferenziato.
Ho toccato con mano quanto la gestione delle risorse fosse un percorso “a vista”. Nel 2011, quando era in gestazione la cosidetta area vasta, ho svolto una ricerca per capire le cause delle lunghe liste di attesa per le ecografie.
E’ emerso a quel tempo che nelle strutture sanitarie di area vasta erano in funzione 282 ecografi con un tasso di utilizzo reale di ogni strumento pari al 19%, equivalente ad un lavoro orario giornaliero di 2 ore ed un quarto (il piu’ virtuoso era l’ospedale di Cesena con quasi 4 ore /die , il meno virtuoso era Forli’ con 45minuti/die). Questi dati numerici hanno una evidenza sconcertante: non è per carenza lavorativa e di dedizione degli operatori sanitari, quanto piuttosto per deficitaria organizzazione.
Mi auguro vivamente che la stessa cosa non si ripresenti in occasione del dibattito sul nuovo ospedale a Cesena.
L’idea e la proposta è indubbiamente valida e necessaria per l’azienda unica della Romagna, ma manca di programmazione, di dialettica e competente valutazione, di progettualità coerente non solo per i bisogni sanitari dell’area cesenate ma di tutta la Romagna.
Dovremo quindi concordareuna progettazione che valga per tutti e coinvolga tutti i soggetti.
E del “vecchio” Bufalini non vogliamo parlare?
E’ fuori dubbio che esistano problemi strutturali legati ad aggiunte mal riuscite per problemi geologici preesistenti, a percorsi non facili per i pazienti e per gli operatori, a collocazioni di servizi e reparti scollegati fra loro; sussiste, però, un disordine organizzativo delle risorse in atto.
Facciamo alcuni esempi eclatanti e con evidenza di effetti: il pronto soccorso perennemente intasato, l’assenza di numerosi titolari nella direzione delle unità operative (iprimari), carenza infermieristica, liste di attesa inaccettabili nell’attività ambulatoriale e nel regime di ricovero (per non parlare dello scollamento fra ospedale e medici di medicina generale), inappropriatezza di prestazioni specialistiche con allungamento dei tempi di attesa, in nome della cosiddetta” medicina difensiva”. Spesso si sottopone il paziente a sequele di indagini ma sitrascura di fare su di lui una anamnesi accurata e non lo si “visita” più. Di queste carenze e di questi vuoti professionali parte della responsabilità va addossata all’università che sforna laureati ma non medici. L’attività didattica e formativa deve (come in un tempo recente) essere svolta dai cosiddetti “primari”: il loro obiettivo etico, morale e deontologico è formare i giovani medici, costretti a “rubare” la conoscenza .
Si può ben comprendere che i cosiddetti “primari a scavalco”, cioè coloro che svolgono la loro attività in più presidi ospedalieri, non riescono a svolgere tale compito con efficacia. Il paziente, il medico, l’infermiere devono sentire la presenza didattica, morale ed assistenziale di tale figura.
Nella miaattività professionale (ospedaliera, universitaria, libero professionale, progettuale) di cose ne ho viste tante, ma un principio che mi ha sempre guidato è stato l’ascolto, la riflessione ed il ripensamento: mai l’autoreferenzialità. In un recente passato sono stato incaricato di svolgere una consulenza per la progettazione di un ospedale in Kazakistan. Prima di tutto ho visionato le strutture esistenti: ad Astana vi è un ospedale ortopedico di riferimento nazionale(l’equivalente in Italia dell’Istituto Ortopedico Rizzoli) con 400 posti letto, 16 sale operatorie, costruito ai tempi dell’egemonia dell’Unione Sovietica, con caratteristiche strutturali vecchie ed obsolete, eppure in grado diassolvere in modo esaustivo a tutti i bisogni sanitari ortopedici della nazione (ho toccato con mano tale efficienza). Vi operano 40 medici specialisti e sapete quanto personale amministrativo lavora in quell’ospedale? Ben 16 persone!!!
Ebbene: si progetti un nuovo ospedale ma, anche per partire nella maniera giusta, prima di tutto si raggiunga la massima efficienza organizzativa sanitaria del “vecchio” Bufalini.
Mi auguro chetutti i soggetti siano coinvolti in tale processo migliorativo: parlo anche della sanità privata che in tali frangenti viene coinvolta come “stampella” deibisogni della sanità pubblica senza concordare un programma gestionale a brevee medio termine.
Ribadisco: benvenga un accordo sanitario fra pubblico e privato a patto che la sanità privatasia in grado di fornire servizi e prestazioni di sicura, reale e competente certificazione.
Siamo di fronte ad un percorso progettuale molto importante.
La mia speranza è che si indirizzi su percorsi di ovvia e corretta logicità e correttezza: tenere conto delle competenze e non dell’appartenenza politica e valorizzare la cultura.
Solo con l’umiltà dell’ascoltoe senza autoreferenzialità si può risparmiare senza tagliare servizi e sovraccaricare di ulteriori costi i cittadini.
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  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 28, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 28, 2017 @ 9:43 am
  •   In The Categories Of : Politica Locale

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