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Sanità col buco. Occorre una nuova governance

     Giugno 28, 2017   No Comments

di Denis Ugolini

Sanità regionale nel ciclone. Un grande buco finanziario, d’un tratto apparso dal nulla nella sanità forlivese. Non essendo di sei euro, ma di circa sessanta milioni di euro, è chiaro che non si tratta di una svista. È indice di una gestione. Se fosse avvenuto in un’altra regione forse se ne sarebbe parlato di più e più a lungo. La Regione ha sollevato il problema di quel bilancio che non tornava. La politica ha poi cercato di ovattare. Quella forlivese, poi, quasi all’unisono, destra e sinistra indistintamente, ha praticamente giustificato e coperto. Qualcuno non ha fatto di più che stornare la polemica, dal forlivese all’intera Area Vasta. E così dopo qualche scaramuccia, la sostanza è che non si è minimamente andati a fondo di tanto dissesto. Ripianare, ma non risolvere. A noi non piace la polemica fine a se stessa. Ma quanto è successo ed avviene nella sanità di questa regione, conferma quanto sia forte l’esigenza di mettere mano ad un robusto approfondimento di una situazione che abbisogna di molti ed anche profondi correttivi. Questione evidente anche prima e oltre quei casi recenti. Oggi solo più aggravata ed appunto confermata. E, va ribadito, stiamo parlando di un sistema sanitario che è tutt’altro che la malasanità che a molti piace dipingere. Ma proprio per le caratteristiche di fondo positive che ha questo sistema si può fare molto di più e molto meglio. Di sicuro ed in abbondanza, vista la massa finanziaria che esso impegna. Ma bisogna non lasciare le cose come stanno e bisogna non lasciarle andare come stanno andando. Ci sono state le elezioni regionali. Il centrosinistra ha vinto ancora (anche se tutt’altro che alla grande). Vasco Errani è ancora Presidente della Regione. C’è un nuovo Assessore regionale alla sanità. Ci aspettiamo un governo capace. Governo; non semplice continuità di gestione di questo sistema. Qualificazione ulteriore; rinnovamento. L’Emilia-Romagna, pur contrassegnata da un forte sistema di potere e da una prevaricante egemonia politica, ha cercato, in passato, di vantare prove di una certa migliore qualità di governo. Il partito che quel sistema e quella egemonia incarnava ne parlava perfino come un modello da esportazione. Il tanto decantato modello emiliano non era solo l’espressione di una realtà di sistema economico e sociale, ma si voleva presentare anche come modello virtuoso di politiche amministrative e regionali. Oggi crescono coloro che non hanno il timore di constatare che il “re è nudo”. Di modello si è smesso di parlare, soprattutto in relazione alle prove di governo ed amministrative. Così decurtando vi è il rischio che rimanga, nudo e crudo, solo il sistema di potere, senza nemmeno la presa e la stretta di una egemonia che era anche venata di cultura (anche ideologia), spesso non condivisibile, ma pur sempre cultura politica di un certo rilievo. Ci vuole una rinnovata cultura di governo. Qualcosa di più moderno e liberale non guasterebbe. Ne sarà in grado la nuova Giunta? O si agirà soprattutto per intonacare ed occultare le crepe dei bastioni di un fortilizio nel quale arroccarsi e chiudersi?
Restiamo alla sanità. Un nuovo assetto di Governance è necessario. Area Vasta (vedi quella romagnola) deve essere un livello di governo. Non solo coordinazione che, peraltro, comincia già a evidenziare i suoi limiti. La finanza per la sanità comincia a dare problemi. Non ce n’è abbastanza. E inoltre si spende troppo ed anche male (non mancano gli esempi sui quali torneremo anche in seguito). È ora di cominciare a riordinare. Non solo cure palliative; ci vuole anche “chirurgia” e bisturi. E bisogna fare l’operazione culturale di modificare la gerarchia dei valori a cui ricondurre la capacità di governo. Prevale ancora assai il valore della carriera e degli avanzamenti delle prerogative del vario personale. Intendiamoci si devono premiare le professionalità e le competenze. Ma dentro un quadro di scelte il cui parametro principale è la qualità della cura e del fronteggiamento delle malattie. Insomma il malato. Prima delle carriere e per misurare anche chi merita di fare carriera. Ad esempio, se si vuole sviluppare l’eccellenza di un centro oncologico come si è positivamente avviato occorre procedere spediti; evitare i rallentamenti; non mantenere i doppioni, costosi e alla fine dispersivi di funzionalità. Ci sono punti di forza e di qualità, nella nostra sanità e nei nostri ospedali, che occorre tenere fermi, attivi e sviluppati evitando di ripeterli per quattro o per tre, tante quante sono le ASL interessate. Unificare, risparmiare e potenziare. Per dare un migliore servizio e di migliore qualità. Secondo un processo anche temporale definito. Che provveda coerentemente a “caricare” laddove si deve concentrare ed arricchire, e a “scaricare” laddove è inutile e dispendioso mantenere rami divenuti secchi. Non sfugge che occorre un processo di governo. Ma bisogna avviarlo con obiettivi chiari. Adesso fanno difetto sia gli uni che l’altro. Nuova Governance. Un tema da porre subito. Se la Regione lo pone e lo affronta vuol dire che si sta destando sotto il profilo culturale e di governo. Altrimenti resta solo al fortilizio del sistema da difendere. Altro tema: cambiare i sistemi di nomina dei Direttori Generali. Quella politica che si diceva di non volere attraverso la managerialità è invece più che mai presente. Nel modo non certo migliore. Si è privata di equilibrio seppur precario. Sono nomine più politiche che mai. Spesso il merito si confonde o si scambia con la posizione, quella politico-partitica. Non facciamo di ogni erba un fascio. Ma non è certo inesistente la questione. A volte sono i “quisling” ad essere considerati i migliori. Ma quando questo avviene – e allora bisognerà trovare il modo di evidenziarlo – significa che si presidia un fortilizio non che si governa bene la sanità. Bisogna cominciare a discutere.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 28, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 28, 2017 @ 11:21 am
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