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Rompere vecchi steccati. Aprirci a nuovi orizzonti

     Giugno 26, 2017   No Comments

di Maurizio Ravegnani

Se è vero, come sostenevo nel precedente numero di Energie Nuove, che esiste ancora una cultura ed un pensiero laico, democratico, liberale repubblicano nella nostra società, che non trova però espressione in un forte strumento-mezzo di diffusione e trasmissione, possiamo cercare o provocare un qualcosa che non tanto rimetta insieme i cocci rattoppando e rammendando o, in virtù di gloriosi ricordi metta insieme tanti reduci, ma dia slancio e vigore ad una scuola di pensiero non ancora smentita dalla Storia ma coperta da polvere e cenere ? Abbiamo la forza e la capacità di rompere vecchie steccati e aprirci a nuovi orizzonti ?

E chi, allora, meglio di un’associazione culturale, libera di muoversi al di fuori di condizionamenti partitici, sindacali, amministrativi, può giocare questa carta? Perché non chiamare a confronto tutte quelle persone, giovani e meno giovani formatisi a questa scuola e con tante idealità comuni ma che hanno preso strade diverse, per vedere se è possibile che il nostro pensiero continui a permeare la società? Un tentativo mai fatto in questi ultimi vent’anni che hanno prodotto solo lacerazioni, divisioni, diaspora. Una sfida o una provocazione, ma qualcosa va fatto.

D’altronde, nella cosiddetta Prima Repubblica o Repubblica dei Partiti, molte associazioni culturali fungevano da cinghia di trasmissione dei partiti di riferimento o andavano o venivano mandate in avanscoperta su temi particolarmente caldi e scottanti per vedere le reazione del mondo di appartenenza. Poi, con il dissolversi dei partiti ideologici e la nascita di partiti più o meno “liquidi”, formazioni, o movimenti o comitati elettorali come si dice in questi giorni, o aggregazioni via web, anche la funzione delle associazione culturali si è, se non dissolta, di certo molto ridotta, superata da associazioni o meglio sarebbe dire comitati, sorti a seconda del problema, dell’interesse, del tema del momento. Una cosa contingente che può nascere e morire anche rapidamente, che aggrega persone su un singolo tema per poi sciogliersi quando è risolto o caduto di interesse. Ma un’associazione culturale che non persegue specifici interessi (arte, filatelia, letteratura, poesia, numismatica ecc.) e quindi agisce a tutto campo, non può esimersi dall’intervenire nel dibattito della società su temi, questioni, bisogni, di interesse generale. Anzi, dovrebbe anticiparli generando dibattiti, curiosità, provocazione, per far crescere sensibilità e attenzioni. Deve lanciare il fatidico sasso nello stango, stimolando la crescita culturale, civile e sociale di un paese, di una città, di una nazione favorendo il confronto, il dialogo, la dialettica, la riflessione, termini che oggi sembrano un po’ in disuso, scaduti a livello di battute, magari anche efficaci ma sempre battute, messaggini o semplici comunicazioni. Il confronto di idee, che è la sostanza della società democratica, viene visto come qualcosa che invece di fare crescere l’interesse e la partecipazione, annoia, stanca e soprattutto impedisce il fare, quasi fosse lui la causa di mancate risposte o soluzioni. E’ visto come tempo perso. Ognuno si arrocca così sulle proprie posizioni, diventando più integralista e settario. La disabitudine al confronto porta ognuno di noi a chiudersi in se stesso e ritenere che ciò che si pensa sia davvero la cosa giusta. Non fa crescere l’individuo e di conseguenza non cresce la società, anzi la irrigidisce e la blocca, creando forti contrapposizioni. Essere laici significa invece operare per il confronto, alimentare i rapporti, favorire discussioni e soprattutto riflessioni e ragionamenti. L’individuo, se vuole farsi cittadino e non tenersi suddito, deve partecipare e contribuire al progresso della società. Non può ritirarsi solo perché schifato di tutto o stare alla finestra o semplicemente twittare. Partecipare non vuol dire solo schierarsi con l’uno o con l’altro tifando come in questi ultimi vent’anni, ma ragionare e confrontarsi su temi, idee, progetti. Certamente la società molto veloce di oggi, la globalizzazione, gli strumenti di comunicazione, impongono scelte e decisioni da assumere in tempi rapidi, ma se da una parte ciò può voler dire rendere più chiare e comprensibili le cose, dall’altra non può volere dire banalizzarle o renderle superficiali. Il linguaggio semplice e chiaro non può venire confuso con quello che parla solo alla pancia. Il linguaggio televisivo, sempre più piatto e scialbo, il linguaggio dei leader sempre più accattivante, il linguaggio dei messaggini, sempre più stringato e secco, il linguaggio dei talk-show sempre più irruento se non violento, sono la dimostrazione di come sia difficile comprendere le ragione degli altri e farsi capire dagli altri al fine di un dialogo e di un confronto. Comunicare è una cosa, dialogare un’altra. Il comunicatore è il buon venditore. Qui si chiede qualcosa in più.

Il cittadino, utilizzando tutte le nuove tecnologie ha avuto l’illusione di trasformarsi da spettatore in attore di scelte: utilizzando il computer, il telefonino, il telecomando, pensa di decidere lui. Ma è solo lui con il mezzo, in un mondo non proprio reale non avendo un contatto diretto, una dialettica, uno scambio con gli altri. L’utilizzo di un mezzo di comunicazione, per quanto vantaggioso, non presenta la possibilità di dialogo e confronto ma offre solo la possibilità di comunicazione univoca: la tv comunica a te, tu comunichi con il messaggino o la mail. Più comunicazione uguale a più libertà? Anche, purché non si confonda la libertà con il volere fare ciò che si vuole, essendo disabituati al confronto e alla messa in discussione di ciò che si pensa. Libertà, democrazia, convivenza civile sono il frutto di un dialogo, di un ragionamento, di una dialettica insomma a cui si deve venire educati fin da piccoli, attraverso la scuola, lo studio, la ricerca. Poco di tutto questo non darà mai indici favorevoli per lo sviluppo di un Paese per una sua crescita economica e sociale, per una migliore qualità della vita. Ecco perché sono fondamentali! Solo così l’individuo-cittadino si formerà, solo così si rafforzerà la democrazia, solo così si formerà la futura classe dirigente di un paese per lo sviluppo dello stesso. Ecco perché c’è bisogno di più cultura laica.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 26, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 26, 2017 @ 10:44 pm
  •   In The Categories Of : Opinioni

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