di Maurizio Ravegnani
20luglio 1915, cade sul Monte Podgora Renato Serra.
Datafunesta, indimenticabile per il mondo della cultura e per la Città. “La luceche si è spenta” scrisse un giovane Gramsci nel necrologio sul Grido delPopolo, settimanale torinese, il 20 novembre 1915.
LaCittà ha sempre onorato con iniziative, convegni, incontri, pubblicazioniquesta triste ricorrenza: come non ricordare quella del dicembre 1935, conl’inaugurazione, in Malatestiana, dell’epigrafe in Sua memoria, scritta inlatino e dettata da Concetto Marchesi; l’apposizione della lapide nella Suacasa in Viale Carducci e il ricordo commosso di Alfredo Panzini in teatro; oquella del maggio 1946, all’indomani della fine della guerra, conl’intitolazione di un Premio Letterario di Poesia a Renato Serra con lapresenza, nella giuria, di Eugenio Montale; o quella, in occasione delcinquantenario, con la commemorazione di Carlo Bo il 20 luglio 1965 nell’aulamagna del Liceo Classico.
Nondimentichiamo poi il prestigioso convegno cesenate del 28 – 30 marzo 1980 “Traprovincia ed Europa” o l’Edizione Nazionale degli scritti di Renato Serra,promosse dall’allora Presidente della Repubblica Sandro Pertini, a seguito delDPR dell’11 gennaio 1981 predisposto dall’allora Ministro per i Beni Culturalie Ambientali, On. Oddo Biasini, con il coordinamento di un Comitato Scientificodi cui facevano parte i cesenati Biagio Dradi Maraldi e Cino Pedrelli.
Pervenire a tempi più recenti ricordiamo le iniziative e le pubblicazioni del 1996,fra cui quella di “Esame di coscienza di un letterato – Per una storia deltesto dall’autografo alla stampa” a cura di Marino Biondi e Roberto Greggi,edizioni Il Vicolo e Il Ponte Vecchio, promosse dal Comitato Scientificopresieduto da Renato Turci e composto da Cino Pedrelli, Biagio Dradi Maraldi,Lorenzo Baldacchini, Franco Contorbia, Marisa Zattini, Marino Biondi. Purtroppoda allora emeriti studiosi di Renato Serra come Biagio Dradi Maraldi nel 2006,Renato Turci nel 2007, Cino Pedrelli nel 2012 ed Ezio Raimondi nel 2014 cihanno lasciato e a loro va tutta la nostra gratitudine per ciò che hanno fatto per lo studio e ladivulgazione delle opere e della vita del nostro illustre concittadino.
Nel2005, dopo alcuni anni di studio ed approfondimento, è ufficialmente sorta,voluta dall’Amministrazione Comunale, per volontà del suo Assessore DanieleGualdi, la Fondazione Renato Serra. Oggi questa versa in una situazione distand-by, con un cda in attesa di rinnovo. In questi ultimi anni non è statafinanziata e le sue nobili funzioni e scopi sociali quali : creare borse distudio, favorire la conoscenza di Serra nelle scuole, indire concorsiletterari, cooperare con la Malatestiana per la conservazione e acquisizionedegli scritti serriani e curarne la pubblicazione, per citarne solo alcuni, neltempo sono via via decaduti. Occorre allora chiedersi: ha ancora sensomantenerla? Tanto più oggi, visto che la Biblioteca non è più Istituzione e laCasa Museo Renato Serra corre il rischio di rimanere un corpo a se stante,slegato da tutto, senza promozione, destinata a ricevere, sempre meno, visiteche già da oggi sono solo su prenotazione e quindi, di fatto, quasi chiusa. Unpo’ quello che succede per la Pinacoteca. Allora perché non “riassorbirla”metaforicamente all’interno delle iniziative-attività della Biblioteca, inveceche assorbire fisicamente il San Biagio! Infatti la Malatestiana conservamanoscritti, testi, materiale documentario, tutto praticamente di Renato Serra.Si verrebbe così a creare un corpo unicoe Casa Serra potrebbe essere inseritaall’interno del percorso serriano checomprende le bellezze della Città.
CasaSerra verrebbe così valorizzata e promossa anche come sede di iniziative, comeavviene per Casa Moretti, Casa Pascoli, Casa Panzini, Casa Oriani, Casa Saffi,Casa Monti e ancora per la nostra Villa Silvia-Carducci le quali tutte dovrebberofar parte, penso ancora, di quel circuito di promozione culturale, di reteromagnola per la divulgazione e conoscenza dei nostri poeti, letterati e ingegni migliori. Ci sarebbe, semprea Cesena, Casa Maurizio Bufalini, ma le sue condizioni di degrado, note ormai atutti da troppo tempo, sono tali che nonfanno presagire nulla di buono con l’aggravante che Casa Bufalini sorge proprioa fianco della rinnovata Biblioteca e, forse, stona un po’! Maurizio Bufalini,altro figlio prediletto della Città, a cui fra l’altro è intitolato l’ospedale,e che la Città ricordò in occasione del duecentesimo anniversario della nascitanel 1987, con un convegno il 13 e 14 novembre pubblicandone poi gli atti. Anche la Sua tomba nel nostro Cimiterourbano versa in uno stato di fatiscenza e ciò non è un bel segno di ricordo.Ma, tornando a Serra, senza dubbio l’Amministrazione Comunale, attraverso lasua più prestigiosa istituzione, la Malatestiana, sarà all’opera per onorare ilCentenario della morte di Renato Serra. Ma sono sempre più convinto che, comescrivevo su Energie Nuove nr. 2 dell’ottobre-novembre 2013, per il nuovo settore comunaleBiblioteca-Cultura-Turismo, visto che la Biblioteca non è più Istituzione (aproposito un bilancio morale di questi venti anni e più di funzionamento da Istituzioneè stato fatto?) oltre al Dirigente, sia figura imprescindibile per laMalatestiana, come per tutte le Biblioteche, il Direttore. A lui devonospettare tecnicamente funzioni e compiti che nulla hanno a che vedere conquelle di un Dirigente. Ideare, promuovere, organizzare progetti e programmiculturali, pubblicazioni, studi, ricerche, aver cura del libro e divulgarne lasua conoscenza. D’altronde chi è il Direttore? Per Serra “il successore e il rappresentante dei vecchi custodi che la comunità diCesena soleva scegliere nel Convento dei Minori, perché avessero raccomandatala cura della libreria”. Funzioni che Lui esercito in maniera esemplare dal1 ottobre 1909 al 31 marzo 1915.
Nonsarebbe giunto il momento e riprendo sempre quanto già detto nel nr. 2 diEnergie Nuove del 2013, di pensare ad un Premio dedicato a Renato Serra daistituire in Malatestiana, così come pensò Denis Ugolini in tempi non sospetti?Certamente non più per quest’anno, datoil tempo tiranno, ma sarebbeun’occasione da non sciupare. Un Premio serio, biennale o meglio triennale, conla partecipazione dell’Amministrazione Comunale, della Regione, dell’Università,dell’Imprenditoria, delle Fondazioni, del Ministero, da prepararsi con cura,amore, tempo, diligenza, dalla Biblioteca Malatestiana. Non mancano gli studiosicesenati eccellenti come Marino Biondi e Carlo Dolcini e ancora Pier GiovanniFabbri e Dino Pieri. Un Premio che Lo onori e Lo ricordi e mantenga sempreaccesa quella luce, dando stimolo a ricercatori, studiosi, cultori perulteriori studi e approfondimenti. Un Premio che diventi un altro punto dionore per la Malatestiana, arricchita ora di nuovi spazi, per ricevere semprepiù lettori, più studenti, più appassionati del libro. E non per farsirichiamare dal Presidente del Comitato Italiano Unesco, Prof. Giovanni Puglisi,per un utilizzo improprio e fuori luogo degli spazi. Ogni luogo ha una suaprecisa e chiara funzione . La Biblioteca non è un insieme di spazipolifunzionali, né centro di socializzazione e né di animazione. Altri luoghici sono per queste funzioni! Serve per fare amare, conoscere e divulgare illibro. Fra tutti, soprattutto fra le giovani generazioni. Non è questione di essere conservatori eparrucconi o moderni, di rispettare il passato o volere il cambiamento ma solodi sapere che la Malatestiana, fra l’altro “Mémoire du monde”, ha uno scopo benpreciso: diffondere il libro e aumentare i lettori, oltre che tramandare lacultura. E speriamo che quanto annunciato dal nostro concittadino Sandro Gozi,Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, di portare la Malatestianaall’Expo di Milano, si avveri, per fare conoscere e valorizzare un Patrimonioche è di tutti, del mondo. I Cesenati sono da sempre orgogliosi della loro Biblioteca ma vorrebbero unrilancio del suo prestigio e della sua funzione visto che “non è un contenitoredove mettere dentro di tutto” come ha ben specificato Gozi. E se parlare di Bibliotecasignifica parlare anche di RenatoSerra…. se sono rose fioriranno! Nel frattempo diamoci da fare comunque perfare conoscere meglio Renato Serra, la sua vita e le sue opere. Intraprendere con le scuole, apartire da quelle cesenati, un percorso virtuoso di approfondimento e letturaprendendo spunto dai diversi aspetti della sua vita, dal Suo Epistolario, daiSuoi scritti, per giungere poi all’Esamedi coscienza di un letterato. D’altronde abbiamo già una prestigiosa scuola, l’IstitutoTecnico Commerciale, intitolata a Renato Serra che, fra l’altro, con i suoiinsegnanti e ragazzi guida gli appassionati nelle visite a casa Serra. Abbiamoanche la gloriosa e storica Unione Sportiva Renato Serra, nella cui sala il 9gennaio 1956 Giuseppe Ambrosini, mitico direttore della Gazzetta dello Sport edel Giro d’Italia e grande studioso di ciclismo, tenne una conferenza dedicataa Renato Serra sportivo.
GiuseppeAmbrosini, fratello minore di tre anni di Luigi Ambrosini, grande amico digioventù, tra alterne vicende, di Renato Serra, godette dell’amicizia delgrande letterato nel periodo che trascorse a Cesena dal 1913 al 1915. Cesenatedi adozione per via del suo matrimonio, Giuseppe Ambrosini si ritirò nellavilla di Massa di Cesena nel 1961 e lì vi morì nel 1980. I suoi libri, appunti,studi, ricerche, il suo studio e i suoi cimeli sono stati donati alcuni anni fa,dalla figlia adottiva, Signora Tina, alla Malatestiana. Un altro figlio “acquisito”della Città che ha amato Cesena e che andrebbe degnamente celebrato. Ambrosinicosì ricordò Serra quel giorno: “QuestaSua disposizione naturale, questa Sua corrispondenza organica, intellettuale espirituale, con la più nobile essenza dello sport in genere, faceva Renatoamante e cultore di ogni forma sportiva dal ciclismo al nuoto, dalla ginnasticaartista al tamburello, al sollevamento pesi …”. Ma al di là di questiaspetti, possiamo oggi dire che c’è una forte identificazione di Renato Serracon la Città, come può essere San Mauro con Pascoli, Moretti con Cesenatico oPanzini con Bellaria, come era nella sua Cesena di allora, in cui tutto parlavadi lui, oppure che questo rapporto si èaffievolito?. “Renato Serra. Nato,dunque, a Cesena. Ma per questo cesenate al cento per cento?” scrive CinoPedrelli considerando l’albero genealogico dalla famiglia così come descrittoda Alfredo Grilli. Serra è cittadino del mondo, sembra suggerirci Pedrelli, maCesena è la Sua Città che ha amato, vissuto e partecipato e questo non dobbiamomai dimenticarlo. Pertanto portarlo fra i giovani nelle scuole, fra la futuramemoria del Paese è un dovere e un onore. Tanti possono essere i modi di farloconoscere, di avvicinarsi a Lui prendendo spunto, dicevo, dalla Sua vita e dalleSue opere: a mo’ di esempio ricordiamo il Renato Serra “civico” dellecommemorazioni in teatro di Pascoli e Carducci, degli incontri con Croce a Cesenae con Panzini sulla marina di Bellaria, come finissimo lettore di Kipling, ilcui romanzo La luce che si è spenta, tantoamato da Serra, ci rimanda a Gramsci, per il rapporto affettuoso con NazzarenoTrovanelli, altro nobile concittadino da ricordare, di cui Serra tenne l’orazionefunebre pochi mesi prima di lasciarci sul Podgora. E ancora le amiciziecesenati, le Sue passioni amorose, le ansie che precedono la partenza per ilfronte quando si fa ritrarre a “boccachiusa”, il ritrovamento del Suo corpo e i Suoi tre seppellimenti. E i Suoiscritti, il Suo epistolario, e per finire l’Esame di coscienza di un letteratodi cui vorrei, in conclusione, citare due brani che, ricordi di una gioventùormai lontana, mi colpirono allora in tutta la loro potenza di dramma e poesia“Forse il beneficio della guerra, come ditutte le cose, è in sé stessa: un sacrificio che si fa, un dovere che si adempie.Si impara a soffrire, a resistere, a contentarsi di poco, a vivere piùdegnamente, con più seria fraternità, con più religiosa semplicità, individui enazioni: finché non disimparino….”
“Mi contento di quello cheabbiamo di comune, più forte di tutte le divisioni. Mi contento della stradache dovremo fare insieme, e che ci porterà tutti egualmente : e sarà un passo ,un respiro, una cadenza , un destino solo, per tutti. Dopo i primi chilometridi marcia, le differenze saranno cadute come il sudore a goccia a goccia daivolti bassi giù sul terreno, fra lo strascicare dei piedi pesanti e il cresceredel respiro grosso; e poi ci sarà solo gente stanca che si abbatte, e riprendelena, e prosegue; senza mormorare, senza entusiasmarsi ; è così naturale farequello che bisogna”.
Leggiamoo rileggiamo Serra, farà bene a tutti.