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Quale futuro per il Mediterraneo?

     Giugno 26, 2017   No Comments

di Piero Pasini

Quale futuro per il Mediterraneo ora che Muammar Gheddaffi è morto il 20 ottobre 2011 all’incirca verso le ore 9.30 sulla strada che dalla città di Sirte porta verso il deserto? . Le immagini di un povero corpo sanguinante per le ferite e per le percosse ricevute si sono diffuse velocemente nel cyberspazio quasi che ognuno di noi fosse vicino al cofano della Toyota che è stato il suo primo e forse ultimo catafalco di morte. Il tiranno è stato ucciso, su tutto aleggia il “Wow”, stupido, sciocco, impulsivo di Hillary Clinton appena ha saputo della fine di colui che fino a ieri era omaggiato da tutti i grandi della terra compresa lei.

Ed ora? Tutto si risolve con la morte di Gheddaffi e la Libia finalmente si aprirà alla “democrazia” ed alla libertà? Oppure ci si deve aspettare un lungo periodo di torbidi che ancora per moltianni renderà instabile la zona arabo – africana del Mediterraneo?. Vedremo, intanto cominciamo a porci qualche domanda. Prima di tutto ci si deve intendere cosa vuol dire “democrazia”. Se qualcuno pensa che nel mondo arabo – islamico questa parola abbia lo stesso univoco significato si sbaglia di grosso. Se, di rimando, qualcuno pensa che la “democrazia occidentale”, quella Europea e Statunitense per intenderci, possa essere esportata come un qualsiasi prodotto industriale si arcisbaglia ancora di più. Il mondo islamico, e la Libia che di esso ne è una grossa parte consistente ed importante se non altro per le immense risorse che sono nelle sue viscere, non ha vissuto fasi drammatiche, rivoluzionarie e forgiatrici di un nuovo uomo come l’Europa durante la rivoluzione francese. Gli eventi parigini del 1789 lungi dall’essere stati solo una soppressione cruenta di un re, hanno rappresentato la nascita di un uomo nuovo che ha acquisito nuove forme di pensiero e modificato radicalmente il suo rapportarsi sociale e politico alla realtà. “I diritti dell’uomo” questi furono i primi editti della giovane rivoluzione, editti che poi sono entrati nella nostro dna e sui quali nessun europeo o statunitense, credo, ha il coraggio di contestare. Tutto questo possiamo dire è avvenuto nel mondo islamico, ovvero anche loro hanno avuto la propria “rivoluzione francese”?. Le leggi nei paesi più integralisti sono modellate sul Corano e come tali soggette ad “altre” volontà, non certo quelle di legislatori eletti dal popolo sovrano come nel mondo occidentale. A questo punto qualcuno potrebbe anche dire che ragionare e legiferare in base al Corano è sbagliato.

Assolutamente no, non è detto che chi pensa diverso da noi sia per forza di cose nell’errore. Quindi in base a queste considerazioni possiamo dedurre che il concetto di “democrazia occidentale” mal si sposa con il mondo islamico. Lo stesso Gheddaffi, tanto per fare un’ esempio, nella sua ultima venuta a Roma davanti ad una platea di 500 ragazze scritturate per l’occasione affermava “nel mondo arabo la donna è un oggetto che può essere preso o gettato, senza tanti problemi”. Almeno a parole lui affermava di essere contrario a questo, infatti parte delle sue guardie del corpo erano donne, tuttavia non sposta il problema: chi andrà ora a spiegare ai libici vincitori che anche le donne potranno votare ed avere leggi che le proteggono proprio come nelle democrazie occidentali?

Ma andiamo oltre. La Libia consta di tre grandi regioni che si affacciano sul Mediterraneo: Tripolitania, Marmarica, Cirenaiaca. Tre regioni i cui abitanti sono rimasti insieme prima per il collante dell’occupazione italiana, poi sotto la monarchia di re Idris, spodestato dalla rivolta di Gheddaffi nel 1969, infine sotto il satrapo appena ucciso. Che faranno ora, in un sistema dove l’appartenere ad una tribù invece che ad un’altra fa una differenza sostanziale. Rimarrà una Libia unica oppure vedremo una lunga lotta di secessione che porterà ad una implosione dell’intero apparato.

Già sostanziali differenze sono emerse durante i combattimenti tra i rivoluzionari. Che faranno
ora che manca il “collante” Gheddaffi, deporranno le armi e si siederanno tranquillamente a discutere del futuro. Mah! A vedere tanti ragazzotti con un mitra in mano e con la barba da mujheddin qualche dubbio è legittimo sul fatto che rimetteranno le armi nell’arsenale. Su tutto questo aleggia lo spettro del terrorismo islamico con i Fratelli Musulmani presenti tra le file dei rivoluzionari. Il tiranno è morto, ma cosa ci sarà dopo il tiranno?

Piero Pasini

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 26, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 26, 2017 @ 10:10 pm
  •   In The Categories Of : Opinioni

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