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Qualche dubbio su Cesena città turistica

     Dicembre 23, 2018   No Comments



Energie Nuove – NUMERO 2 – novembre 2018

Qualche dubbio su Cesena città turistica

di Pier Luigi Bazzocchi – Consulente per progetti di valorizzazione territoriale e turistica

Tempo fa si erano diffuse due “verità” giudicate incontestabili e in qualche modo interdipendenti e cioè che Cesena fosse diventata una piccola Atene (immagino quella antica dei grandi filosofi, poeti, tragici e commediografi) e, più tardi, che avesse, anche per questo, tutto quanto serviva per diventare una città turistica e che lo sarebbe diventata presto. Ricordo anche che a questa ultima affermazione se ne aggiungeva una seconda e cioè che una città diventata turistica sarebbe stata una città più bella e, soprattutto, più vivibile anche per i suoi abitanti. Nessuna delle affermazioni si è rivelata, nel tempo, così incontestabile. Cesena non era e non è mai stata una piccola Atene cioè un luogo dove si crea e si respira cultura, almeno non più di tante altre città ma questo è un argomento complesso e da riservare ad una specifica altra occasione. Cesena non è neppure diventata una città turistica e, probabilmente, neppure lo vuole diventare: lo dovrebbe volere la sua politica con programmi di lungo respiro, la sua imprenditoria con un convinto coinvolgimento e i suoi cittadini, con la consapevolezza e la gioia dell’accoglienza. Per diventare centro di valore turistico è necessario innanzitutto avere un prodotto adeguato da offrire sul mercato e, apparentemente, Cesena lo possiede. Se escludiamo Ravenna, la Biblioteca è l’unico sito Unesco insieme al tempio pure Malatestiano di Rimini, dell’intera Romagna. la Rocca, l’intero centro storico, non pochi edifici religiosi, i musei archeologico e Musicalia e altro ancora formano un’offerta di turismo culturaledi grande interesse. Ma tutto questo tesoro per diventare offerta turistica si deve “offrire” con una possibilità di visita confortevole, in giorni e orari certi e con un adeguato accompagnamento che abbia ben presente che il turista non è un meticoloso e appassionato studioso ma una persona che soprattutto cerca emozioni. Quante delle eccellenze turistico/culturali di Cesena rispondono a questi requisiti in modo da rendere interessante e “piena” una sosta di almeno un fine settimana nella nostra città?  “Turista” infatti è solo chi in un luogo pernotta almeno una notte. Certo a completare l’offerta e quindi a rendere appetibile e “pieno” un soggiorno “turistico”, nel territorio cesenate esistono, poco distanti, altri comuni che vantano eccellenze turistiche ma la percezione è quella di situazioni del tutto locali che non riescano a fare rete neppure a livello comprensoriale. E qui dovrebbe entrare in campo la politica ma quando lo fa spesso (non sempre) combina guai. E’ impressionante il moltiplicarsi di presunte offerte turistiche. Ogni Comune propone la sua con orgogliosa autarchia o in ristretta compagnia. Quando si cerca di dare un significato turistico alla parola Romagna lo si limita con qualche specificazione: c’è la Romagna toscana, quella di mare, di pianura, di collina e di montagna, delle terme, dei castelli, quella in bici, quella a piedi, a cavallo e via in un elenco infinito di muri invalicabili fatti di loghi, slogan e offerte spesso incomprensibili per un turista che neppure sa dove sia la Romagna. La visita turistica di un luogo poi non prescinde mai dalla scoperta e sperimentazione delle sue tipicità da quelle agroalimentari a quelle artigianali. Quante occasioni offre Cesena per gustare prodotti tipici o per una ristorazione veloce ma di qualità anche nei giorni festivi che sono i più “turistici”. Come viene intercettato il desiderio di acquistare i migliori e più significativi prodotti tipici del nostro territorio?  Nei giorni festivi esistono possibilità di acquisto di tele stampate o di prodotti alimentari ed enologici o semplici gadget (per citare le richieste più comuni da parte dei turisti)? E i cittadini? Accetterebbero, per fare un esempio, che sia data priorità alla manutenzione di strade percorse dai cicloturisti rispetto a quelle delle quali si servono loro quotidianamente. Che gradimento hanno presso i cittadini aree storiche a traffico limitato o del tutto pedonali indispensabili in una città turistica o eventuali aree di sosta per pullman che toglierebbe spazio a stalli per le automobili? A Cesena esistono parcheggi scambiatori ma la frequenza festiva, se non è cambiata, non è certo adeguata ad un utilizzo turistico soprattutto per gruppi numerosi. Che penserebbe il cittadino dell’aumento della frequenza festiva a scapito, temo inevitabile per i costi, della riduzione di quella di altri giorni della settimana? Che dire dei sentieri meravigliosi del nostro Appennino spesso impercorribili per lo stato del terreno quasi sempre utilizzato anche per il pascolo, il taglio del bosco ma anche per la pratica di sport motociclistici. Mi rifiuto di pensare che non esista una gestione dei sentieri che possa fare convivere serenamente queste diverse funzioni. L’acronimo IAT significa informazione e accoglienza turistica, a Cesena credo funzioni a dovere (da residente è evidente che mi interessa poco frequentarlo) ma quante delle informazioni di rilevanza turistica sul territorio cesenate confluiscono allo IAT e danno modo allo stesso di proporre programmi per la permanenza di più giorni accogliendo così nel migliore dei modi il turista? Le strutture ricettive sono quasi assenti dal centro storico e quelle esistenti non praticano condizioni di favore per il mercato turistico in coming come sconti nel fine settimana quando sono praticamente quasi vuoti come accade in moltissime città d’arte italiane e straniere (se si escludono poche grandi metropoli di notevole interesse turistico internazionale). Sono rimasto entusiasta della campagna nazionale di comunicazione portata avanti da Orogel in favore di alcuni eventi culturali ma di interesse anche turistico che si sono svolti nel nostro territorio ma è stato un, lodevole, caso isolato. Abbiamo aziende che si pubblicizzano nella fascia oraria più importante della prima rete RAI ma mai che qualcosa in quei pur pochi minuti faccia riferimento al territorio e questo neppure sui contenitori di prodotti di imprese locali che sono esposti in tutti i supermercati italiana e in gran parte di quelli europei. E che dire degli autotreni che a centinaia percorrono le più importanti strade del nostro paese e del nostro continente. Che formidabile vetrina potrebbero essere un logo o un’immagine sulle fiancate di ciascun autotreno! In conclusione: certo Cesena e il cesenate insieme però a tutta la Romagna, potrebbero essere, come peraltro racconta bene la nuova legge regionale, una grande meta turistica (oltre a quella consolidata del mare) ma il racconto non basta se la politica locale, quanto più possibile compatta, i cittadini e l’imprenditoria non la sentono come una scelta prioritaria condivisa. Al momento ci sono soprattutto slogan, loghi, acronimi, sagre, offerte per un turismo mordi e fuggi che porta più danno che ricchezza e che non renderanno ne più bello ne meglio vivibile la nostra città e il suo territorio.



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