di Cosimo Ceccuti
Stiamo vivendo una situazione di prolungata emergenza nel campo della cultura, da alcuni considerata un optional, nel quadro della difficile situazione economica generale del paese. A farne le spese università e accademie, istituti culturali e biblioteche (compresi gli archivi), editoria. Minori risorse pubbliche a disposizione, drastica riduzione di quelle private, a cominciare dal fondamentale aiuto delle istituzioni bancarie.
Soffermiamoci sulla questione delle biblioteche, le grandi e le “piccole”, egualmente importanti per i patrimoni che conservano e per la loro diffusione sul territorio nazionale. Non a caso, nonostante le persistenti difficoltà, si assiste a coraggiosi investimenti da parte di alcune amministrazioni comunali nella realizzazione di nuove biblioteche o nel potenziamento di quelle esistenti, non solo come privilegiati luoghi di lettura, di ricerca e di studio, ma anche quali centri di socializzazione, di confronto delle idee, di scambio e arricchimento culturale fondamentali soprattutto per la formazione dei giovani. Iniziative che raccolgono una significativa, positiva risposta da parte del pubblico, specie nelle aperture serali.
Laddove le istituzioni locali – Comune o Regione – non siano in grado di portare avanti da soli una tale politica, la via possibile da percorrere appare quella dell’unione delle varie “forze”, piccole o grandi che siano, pubbliche e private, convergenti in un organismo ad hoc – pensiamo ad una Fondazione – che si adoperi nella raccolta dei possibili contributi a supporto delle necessità delle biblioteche.
Ho davanti a me la positiva esperienza, a Firenze, della “Fondazione delle Biblioteche” recentemente costituita per iniziativa congiunta della Cassa di Risparmio di Firenze e dell’Ente Cassa di Risparmio della stessa città, ovvero la corrispondente fondazione bancaria. Con presenza statutaria nel consiglio di amministrazione di due istituzioni culturali di rilievo nazionale quali l’Accademia dei Georgofili e la Fondazione Spadolini Nuova Antologia che garantiscono l’apporto culturale e partecipano coi loro fondi librari ad un comune catalogo informatizzato . La Cassa di Risparmio di Firenze, che da decenni porta avanti una linea sensibile alla tutela e fruizione di fondi librari, acquisendoli (da quello di Roberto Ridolfi a quello di Renzo De Felice) , si è associata con l’Ente che ha messo a sua volta a disposizione i locali destinati ad accogliere i volumi ed aprire al pubblico la biblioteca. Sia la Cassa che l’Ente versano annualmente un identico contributo per il funzionamento della Fondazione delle Biblioteche,che li vede pertanto promotori e principali sostenitori.
Il caso è particolare, ma la realizzazione di una fondazione (o associazione di Amici della biblioteca che sia) impegnata nella raccolta di fondi per il “salvataggio” di patrimoni librari, funzionamento della biblioteca che li accoglie e quant’altro appare oggi la via più realistica e concreta da percorrere. Si tratta del resto di estendere il sistema già adottato per teatri, enti lirici, eventi di ampio respiro. Per restare a Firenze penso, ad esempio, alla Fondazione Teatro della Pergola, o alla Fondazione Strozzi, che cura allestimento e promozione di mostre d’arte di alto livello nello storico palazzo fiorentino, alimentata da fondi pubblici e privati.
Quarant’anni fa, quando nacque il Ministero per i beni culturali ed ambientali, una delle prime leggi speciali che dovette fare approvare dal Parlamento il ministro fondatore, Giovanni Spadolini, fu la legge per il finanziamento della Biblioteca nazionale di Roma, che rischiava di chiudere a un mese di distanza dalla sua inaugurazione. Oggi dobbiamo uscire dal Parlamento e guardarci intorno se vogliamo salvare la nostra identità, la nostra storia.