• I Nostri Sponsor

Loading...
Your Are in   Home     Energie Nuove     Prospettive del centrosinistra

Prospettive del centrosinistra

     Luglio 22, 2019   No Comments


Energie Nuove – NUMERO 1 – luglio 2019

Prospettive del centrosinistra

di Marco Di Maio – Deputato, segretario della Commissione Affari costituzionali, della Presidenza del Consiglio e Interni

Quali sono oggi le prospettive per il centrosinistra in Italia? Ma prima di questa domanda molti, provocatoriamente, se ne pongono un’altra: è possibile una prospettiva? Domande legittime e che sorgono spontanee a seguito dei sommovimenti politici degli ultimi due anni. Svelo subito la mia risposta, che poi articolerò meglio: sì, ma non così.

Il sistema politico in cui siamo piombati dopo la vittoria del “no” al referendum costituzionale del 4 dicembre 2016, è ormai un sistema proporzionale, con partiti che tendono a rafforzare la loro “presa” sulle istituzioni, puntando molto sulla propria identità per massificare il consenso e farlo pesare successivamente nella relazione con gli alleati, con gli avversari, con l’opinione pubblica. Un sistema che a molti di noi non piace, affezionati ad una idea di stampo maggioritario e ad un quadro più semplificato del sistema dei partiti, come avviene in altre democrazie occidentali; ma questa è la realtà con cui dobbiamo fare i conti.

E allora facciamoli, cominciando a dire che il Partito Democratico (da cui non si può prescindere per immaginare qualsiasi ipotesi di rilancio del centrosinistra come alleanza di governo) da solo non basta più; non basta per governare il Paese e non basta per governare le città. Lo dimostrano i dati delle ultime elezioni europee, che fanno il paio con quelli delle precedenti elezioni politiche (essendo sostanzialmente uguale il numero di voti assoluti conquistati, che percentualmente hanno un peso maggiore essendo più basso il numero di votanti). Il centrodestra unito, composto da Lega, Forza Italia, Fratelli d’Italia e Popolo della Famiglia, arriva al 50%; il centrosinistra è di fatto attorno alla metà visto che la somma di Pd, +Europa, Verdi arriva al 28,1%.

Dunque il PD non basta più: o si trasforma in qualcosa di più ampio, o assume la capacità di attrarre nuove forze (che ci sono, ma salvo qualche “cespuglio” non trovano una casa in cui riunirsi) o si condannerà ad una perenne opposizione, salvo immaginare una alleanza organica con il Movimento 5 Stelle, da cui personalmente rifuggo.

Il potenziale di crescita c’è e lo hanno confermato le elezioni amministrative svoltesi in molti Comuni lo stesso giorno delle Europee. Laddove accanto al Pd tradizionale, il centrosinistra ha saputo coltivare per tempo e non a ridosso del voto legami con forze presenti nella società civile – aggregazioni civiche, associazionismo, liberi cittadini disponibili ad impegnarsi – si è convinto migliaia di persone a votare due opzioni diverse nello stesso giorno, nella stessa cabina elettorale. Dove non si è fatto questo, dove gli equilibrismi interni, le procedure e le faide intestine hanno avuto una preponderanza maggiore rispetto all’apertura verso la società, sono arrivate le sconfitte. E’ un dato di fatto di cui tener conto.

Cosa ha consentito al centrosinistra di fare la differenza in tante città? La capacità di trasmettere sicurezza e offrire una garanzia di maggior “protezione” ai propri cittadini. Che non chiedono solo ordine pubblico, ma anche protezione rispetto ai bisogni sociali, economici, ambientali, di investimento sull’educazione, di contrasto al degrado urbano, di integrazione e corretta gestione dei fenomeni migratori. E’ una domanda di protezione rispetto al bisogno di prossimità che oggi avverte la stragrande maggioranza della popolazione occidentale. Viviamo in un mondo iperconnesso, eppure le persone si sentono più sole e per questo più insicure; la risposta a tutto ciò non può essere limitata ai dati statistici, pur positivi. Serve qualcosa in più, serve occuparsene, serve esserci, serve offrire una alternativa.

Si deve ripartire da un nuovo complesso di idee e proposte, dunque, che siano concretamente calate nei bisogni quotidiani e nelle paure delle persone. Se vuoi rispondere agli imprenditori della paura che ripongono nei confronti di sovranisti e populisti, non puoi continuare a proporre (e a proporti) come si è fatto fino a questo momento. Non servono programmi da centinaia di pagine, ma idee chiare, radicali, ancorate a valori solidi (l’europeismo, la solidarietà, la centralità di scuola ed educazione, ad esempio), con la capacità di trasmetterle in modo univoco da parte di chi le deve rappresentare.

A ciò va affiancata un’organizzazione che consenta, sfruttando strumenti vecchi e nuovi, di aumentare il coinvolgimento delle persone e non ridurlo al solo momento della campagna elettorale. Una organizzazione che favorisca il confronto interno, ma a un certo punto imponga il dovere di decidere e vincolare tutti a quella decisione. Ciò che più di ogni altra cosa appesantisce le prospettive del centrosinistra in Italia è il suo tasso di litigiosità interna, che spesso si fa insopportabile anche per chi più di altri si sente coinvolto nella vita di partito. Figuriamoci per gli elettori.

Poi la comunicazione: che non è la priorità, sia chiaro, la questione centrale resta la costruzione di un messaggio politico chiaro. Ma se è vero che la comunicazione non può sostituirsi alla politica, è altrettanto vero che senza di essa non esiste la politica. E’ un’amara verità? Può darsi, ma è così.

A ciò si collega anche la necessità di costruire una leadership. L’idea che uno schieramento politico possa prescindere da un guida forte, carismatica, riconosciuta, è un’illusione. Da sempre nella storia sono stati i leader a fare la differenza; nessuno, salvo gli addetti ai lavori, ricorda chi era in segreteria con Aldo Moro, Luigi Berlinguer, Ugo La Malfa, Bettino Craxi e altri. Certo, da soli non avrebbero fatto nulla e la qualità di un leader sta proprio nella capacità di selezionare, coinvolgere e coltivare un gruppo dirigente attorno a sé; ma senza la loro forza non avrebbero trascinato i propri partiti. Il centrosinistra, duole dirlo, ha bisogno anche di questo: di ritrovare una leadership forte e riconosciuta che oggi non c’è e che non si costruisce in laboratorio.

Insomma, siamo di fronte ad un cammino non breve, ma che credo valga la pena di essere compiuto.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

You might also reading...

Cesena e la gara per le amministrative

Read More