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Priorità lavoro. Serve un cambio di passo

     Giugno 26, 2017   No Comments

di Davide Buratti

La priorità è il lavoro. Ma serve un cambio di passo, una nuova strategia. Nella prossima primavera si voterà. Come sempre, i candidati dovranno proporre un programma completo. Ma questa volta la priorità dovrà essere riservata al lavoro. E’ vero che molte scelte sono legate a quelle nazionali, ma moltissimo dipende anche dal livello locale. Cesena e tutta la Provincia di Forlì Cesena soffrono. Bisogna partire da questo presupposto. Tanti sono gli indicatori che lo dimostrano. Ne citiamo tre che però, crediamo, siano tra i più significativi. La cassa integrazione vola. Il dato è quello di agosto. Ma i settori dove le cose vanno peggio sono il commercio e l’artigianato. In entrambi i casi gli aumenti superano il mille per cento. La causa va ricercata nella mancanza di potere d’acquisto (in moltissimi casi per perdita del posto di lavoro o per messa in cassa integrazione) delle famiglie.

Mentre Giovanni Torri, ex presidente di Unindustria, sostiene che “la crisi ha dimostrato, e credo se ne siano resi conto tutti, che il settore manifatturiero è una delle poche realtà su cui si può scommettere per il futuro del paese”, da noi, invece, il manifatturiero soffre e crescono i servizi. Dati Smail elaborati dall’Ufficio studi della Camera di commercio.

La variazione negativa del numero di imprese della nostra Provincia è tra le peggiori della Regione. Solo a Piacenza il calo è stato ancora più forte.

Perché tutto questo? Riteniamo che il problema principale sia da ricercare nella mancanza di innovazione che, poi, penalizza il nostro export.

A supporto di questa teoria proponiamo un significativo passaggio della relazione di Giovanni Torri: “Dovunque si guardi ci si accorge che il Sistema Italia sia inadeguato alle dinamiche competitive della nuova dimensione globale. Ci sono una parte dell’econonia e una parte della società totalmente impreparate alla competizione internazionale. A mio giudizio, una delle possibili soluzioni viene dall’aumento delle esportazioni. Non partiamo da zero e, nonostante le grandi difficoltà di fare impresa in Italia, siamo ancora il secondo manifatturiero d’Europa, il settimo del mondo ed occupiamo la quinta posizione mondiale nelle esportazioni. Purtroppo, però, questa Provincia, proprio nelle esportazioni sconta un gap quantitativo notevole. La cosiddetta ‘propensione all’export’ di Forlì Cesena viaggia intorno al 25,3 per cento e risulta sotto la media nazionale (27,8 per cento) ed è decisamente lontana dalla media regionale (39,7 per cento). In massima parte esportiamo ‘prodotti maturi’ (56,2 per cento) e meno prodotti ad alta tecnologia (34,7 per cento). Siamo ‘forti’ anche nell’esportazione di prodotti dell’agricoltura e dell’agroindustria, settori nei quali però non è facilmente valutabile il contenuto tecnologico ed innovativo”.

Chi è che ce la fa? Anche in questo caso la risposta la estrapoliamo dalla relazione di Torri: “In generale possiamo dire che ce la fanno meglio le imprese presenti sui mercati stranieri, che sono dotate di prodotti innovativi, che hanno puntato sulla crescita professionale delle proprie maestranze”.

Cosa serve. La prima cosa è fare sistema. Il campanilismo va bene, ma quando si parla di economia e lavoro la nano territorialità diventa un macigno. Tutti devono collaborare per fare emergere le eccellenze. Serve poi una coesione territoriale, elemento centrale per rendere un territorio più attrattivo. Naturalmente servono buona politica ed un programmazione attenta e puntuale: le buone strategie sono essenziali per la competitività dei territori. Invece troppo spesso registriamo polemiche tra Cesena e Forlì “dividendo le Comunità – scrive Torri – in accesi, quanto inutili, dibattiti e distogliendone l’attenzione dalle vere problematiche che affliggono il territorio. In primo luogo, ad esempio, la tutela dell’occupazione”.

Per questo siamo d’accordo con chi propone un’area vasta romagnola nella quale le imprese siano debitamente supportate per avere successo nel mondo e creare qui occupazione di qualità. Un’area romagnola dove si rigenerare la vocazione manifatturiera e creare le condizioni favorevoli anche alle start up.

Torri dice: “Sono convinto che la competizione globale sia sempre più fra le grandi aree metropolitane, in un mix di manifatturiero e terziario, università e centri ricerca, cultura e moda”.

Noi invece, come Cesenate, rischiamo addirittura di dividerci in tre: una parte del Rubicone che guarda al Riminese, Cesenatico che più interessato a dialogare con Cervia e Bellaria e il resto dei comuni (magari con Bertinoro e Forlimpopoli) legati a Cesena.

  •   Published On : 6 anni ago on Giugno 26, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 26, 2017 @ 10:35 pm
  •   In The Categories Of : Opinioni

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