di Dante Del Vecchio
E’ cosa vecchia, risaputa, riconfermata anno dopo anno da 40 anni, che fra la politica e il turismo non c’è mai stato feeling. Anzi si può proprio dire che alla politica non gli è mai fregato niente del turismo. Dalla prima repubblica ai gio-rni nostri, i governi di centro sinistra o di centro destra, non fa nessuna differenza, hanno sempre relegato il turismo al-l’ultimo posto per importanza, eppure non ci vorrebbe molto a capire che il turismo è una delle prime risorse del nostro paese. Perché l’Italia è il paese turistico per eccellenza, ha tutto: la storia, l’arte, i monti, i mari, la gastronomia. Nessun altro paese al mondo può competere con l’Italia su questi specifici settori. Negli anni settanta/ottanta eravamo primissimi per numero di visitatori stranieri verso la nostra bella penisola, ora siamo al sesto posto, ci ha superato persino la Cina. Manca, è sempre mancata, a tutti i livelli, una vera cultura del turismo. Dallo Stato, dalle Regioni, dalle Province, dai Comuni il turismo viene considerato, a torto, un’economia di serie B. Nella formazione di un governo, di una maggioranza regio-nale o provinciale quando bisognava dare un contentino a un politico di secondo piano, gli si rifilava il Ministero del Turismo, gli assessorati al turismo.
Esistono in Italia da decenni problemi irrisolti sulle normative, sulle risorse per gli investimenti, sulla promozione verso l’estero. Nelle altre nazioni concorrenti molti di questi problemi sono stati risolti mentre da noi le cose sono peggiorate. Negli anni settanta/ottanta avevamo un effi-cientissimo ufficio stampa della nostra regione in Germania, che ci aiutò non poco quando fummo colpiti dal fenomeno delle mucillagini. Stranamente, alcuni anni dopo la nostra regione ha smantellato tutto, eppure non ci voleva molto a capire che nonostante la crisi il nostro bacino di utenza più importante era ed è ancora il mercato di lingua tedesca. Oltre alla cultura del turismo in pratica manca da sempre una sostanziale volontà politica di aiutare il turismo e le sue strutture a crescere, cosa che, con tutte le risorse naturali che l’Italia paese può offrire, è abbastanza incomprensibile. Un esempio: i trasporti. Da Londra a Bologna 1 ora e 20, da Bologna a Cesenatico in estate minimo due ore, da Cattolica a Ravenna in macchina, in stagione, nelle giornate di pioggia, si può impiegare anche mezza giornata. E’ possibile? Già negli anni settanta/ottanta la metropolitana di costa era un progetto, dove è andato a finire?
Pochi mesi fa è stato aperto il nuovo casello autostradale, (fra Cesena e Rimini nord). Fra l’uscita di Cesena e l’uscita di questo nuovo casello ci sono circa 10 km e prima ci sono diverse segnalazioni indicative: Valle del Rubicone a km … ecc, … ma non c’è nessuna segnalazione che indichi dove si può andare uscendo a questo casello.
Solo dopo aver pagato il pedaggio ci sono le segnaletiche per Gatteo Mare, Cesenatico ecc.. Questo si chiama “antiturismo”. Stiamo parlando di una casello di uscita autostradale situato sulla costa turistica più importante d’Italia, su uno dei mari più frequentati da italiani ed europei e abbiamo inventato una uscita che si chiama Valle del Rubicone. Ma dov’è? Ma dove porta?
Sembra essere una uscita di una località montana. Incredibile ma vero! Tutte le associazioni di categoria hanno fatto presente la necessità di cambiare questa segnaletica fuorviante, che confonde le idee ai turisti, ma a livello politico non hanno neanche risposto.
Ci domandiamo perché? La politica regionale ragiona sulla base degli arrivi e delle presenze, mai sui fatturati, mentre invece bisognerebbe creare per le aziende turistiche le condizioni di avere reddito, che si tradurrebbe in conse-guenti investimenti. La burocrazia blocca quasi tutte le ini-ziative imprenditoriali, scoraggiando praticamente gli in-vestimenti.
Nel comune di Cesenatico negli ultimi venticinque anni non e’ stato costruito nessun nuovo albergo e le ristrut-turazioni di un certo rilievo si possono contare sotto la decina. E’ una situazione ormai insostenibile. Per far fare un salto di qualità alla nostra offerta turistica bisogna cambiare molte cose. Non è un caso che l’ultimo convegno nazionale di Federalberghi, svoltosi a Rimini il 23 febbraio scorso, abbia avuto per titolo: “L’insostenibile pesantezza della burocrazia”. Il Convegno evidenziava che bisogna ridurre il peso degli adempimenti e delle normative a carico degli alberghi e delle altre attività turistiche; che gli adempimenti richiesti alle imprese alberghiere in tutte le fasi della vita aziendale, dall’autorizzazione per l’apertura stagionale, alla sicurezza alimentare, dalla messa a norma degli impianti alle comunicazioni per la PS ecc., costituiscono un carico di lavoro e di costi per gli imprenditori che dovrebbero essere alleggeriti. Ma su questo fronte, nonostante le nuove tecnologie, ci sono pochissime novità.Ci do-mandiamo perché? Perché ogni ufficio competente agisce per proprio conto, a compartimenti stagni, perchè non esiste il necessario coordinamento che potrebbe invece far risparmiare tempo e denaro a tutti, uffici compresi. Ci sono normative, regolamenti che trovano diverse inter-pretazioni da comune a comune. Tassa di soggiorno applicata a Rimini e non a Cervia o a Cesenatico. Situazioni veramente difficili da capire per tutti gli imprenditori del settore. Anche le associazioni di categoria non sono immuni da errori. Faccio parte da sempre dell’associazione albergatori di Cesenatico, di cui sono stato in passato anche il presidente e, riguardo il ruolo importantissimo delle associazioni, esprimo un parere personalissimo che probabilmente non sarà condiviso da molti colleghi. Per me le associazioni di categoria sono troppe e anche se qualche volta su grandi problemi di fondo sono abbastanza compatte (vedi per l’inquinamento, la balneazione, le mucillagini, la bolkenstein) spesso sui problemi prettamente locali (come rumori, traffico e altre problematiche) sono spesso divise creando per le amministrazioni l’alibi per non fare niente. Io non ho mai capito bene perché in Italia ci devono essere (per combattere gli stessi problemi) tante associazioni con tanto di abbondanza di apparati? Perché un’associazione può avere un colore o aderenza politica diversa dall’altra? I problemi del turismo sono spesso gli stessi e le organizzazioni sindacali dovrebbero, tutte insieme, agire sempre e comunque a tutela del turista. Spesso non lo fanno.