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Politica e responsabilità…. cercasi

     Giugno 27, 2017   No Comments

Centocinquantanni dall’Unità d’Italia, il prossimo anno. Perfino sulle celebrazioni ci sono state tensioni.. C’è chi le ostacola apertamente. Non solo le ricorrenze, perfino l’unità. Manca quella concordia nazionale di fondo, sulla quale pure si innesta e si dispiega la dialettica e la concorrenza politica delle differenze ideali, culturali, programmatiche. La verità è che mancano le idealità, la cultura politica e la chiarezza di visioni programmatiche. Nel complesso il panorama è piegato al deludente. Per tre anni non ci sono pressioni condizionanti di tipo elettorale sul groppone del Parlamento e del Governo. Si potrebbe fare di più e meglio. A cominciare dalle riforme necessarie, vista la realtà economica e sociale sempre più critica e drammatica. Qualche buona intenzione è stata dichiarata. Ma è finita lì. Continua l’andazzo di prima. La Grecia quasi collassa. Altri paesi le stanno appresso. Cure finanziarie da cavallo per difendere l’Euro, per aiutare quei paesi. Una difficoltà che trasforma la vita della società europea e quelle di alcuni paesi in modo particolare. L’Italia, più di altri, dato il proprio debito consolidato enorme, dovrebbe far bagaglio di tanta esperienza e moniti. Ad una certa avveduta politica del Tesoro va almeno dato atto. Ma non si è al riparo di nulla se si rimane fermi e anzi ci si sbraga. C’è questa crisi. C’è la crisi di fiducia dei cittadini. C’è degrado civile e morale. Impazzano scandali, cricche affaristiche. C’è una classe politica di scarsissimo livello. Una massa diffusa di cacicchi, al centro come in periferia, desolante. A fargli il controcanto una pletora di narcisi desiderosi di assurgere al rango anch’essi di cacicchi. Al centro come in periferia. A destra come a sinistra. Le visoni e gli interessi prevalenti sono di piccolo cabottaggio, parziali, settari se non addirittura personali e di ristretta cerchia e camarrilla. Vi fosse un confronto fra idee di interesse generale è certo che si troverebbero punti di comunanza. Siamo pur sempre una nazione e non una accozzaglia. Anche se adesso assomigliamo più alla seconda. Nel maggiore partito, il Pdl, è litigio aperto, difficilmente ricomponibile. Nel maggiore partito di opposizione, il Pd, non è meglio. Anche la “tessera numero uno” di quel partito, De Benedetti, l’editore di Repubblica e dell’Espresso, spara bordate al vetriolo, contro D’Alema e contro l’”inadeguato” Bersani. Il giustizialismo ed il populismo dipietrini continuano ad impazzare. La Lega si frega le mani e si tiene stretto il potere raggiunto. Ne vuole di più. Vuole anche entrare dentro le grandi banche. Un po’ come faceva quella “Roma politica” di altri tempi che per la Lega era “ladrona”. Tutto cambia perché nulla cambi. Il Governo è indebolito dalle divisioni interne al Pdl e dalle situazioni critiche fatte esplodere dagli affari della cosidetta cricca. E intanto la crisi morde nel vivo. La società, quella più debole in particolare. Nemmeno una grade speranza per il futuro ad animare. La politica, quella vera, capace, non c’è. E noi cittadini? Giustamente delusi, incazzati, alla fin fine, però, non è che stiamo semplicemente assecondando questo andazzo? Ci indignamo in privato, guardiamo e poco più in pubblico. Ma così non si fa nulla per cercare di cambiare. Al massimo ci si intruppa, urlanti, nelle tifoserie contrapposte. Come fra curve da stadio. Quella sud contro quella nord. Per la destra contro la sinistra, e viceversa. Pro o contro Berlusconi. È questo il bipolarismo necessario alla governabilità efficiente dello Stato, allo sviluppo democratico della Nazione, alla vita partecipata delle comunitrà locali e regionali? Sul bipolarismo in senso lato si può concordare, ma questo italico bipolarismo è proprio una ciofeca. Non voglio dire la proposta in sé, ma l’idea, almeno, di Casini che sollecita ad una certa intesa politica di “unità nazionale” per far fronte alla vasta “emergenza” attuale, non è peregrina. Forse varrebbe la pena di supportarla. Affinchè almeno le parti più responsabili delle diverse forze politiche mettessero in moratoria lo scontro fra curve da stadio e si dicessero cosa va messo, invece, al centro del campo. Allora, perché no?, ci sta il federalismo, ma ci deve anche satare una adeguata riforma istituzionale. È questione di coerenze e di compatibilità. Di funzionalità ed efficienza istituzionale. Di corretti rapporti fra organi dello Stato. Anche di riforma della Giustizia, quindi. Di ridemocratizzazione della rappresentanza e della selezione politica ed elettorale. Cifre maggiori di democrazia, di liberalità. Tutto questo non è di destra o di sinistra. È interesse di tutti. Poi ci ragionino e si impegnino pure partendo ognuno da ispirazioni e culture che si richiamo a una parte o all’altra. Ma sia la responsabilità – vera, seria – nell’interesse della Nazione di tutti e non della parte di pochi, che costituisce la forza e lo spono di questa Politica. E sarebbe rinnovata poltica. L’unità da evocare, anche per dare spessore alla celebrazione storica dell’unità d’Italia, è quella del comune sentimento e della responasbilità nazionali. Non solo quella perché s’è fatta l’Italia, ma quella che occorre per fare gli italiani.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 27, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 27, 2017 @ 9:28 am
  •   In The Categories Of : Politica Nazionale

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