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Per una cultura materno infantile

     Giugno 28, 2017   No Comments

di Antonella Brunelli*

Il territorio cesenate si è sempre caratterizzato per una partico-lare sensibilità nei confronti della salute infantile, e da oltre trent’anni rappresenta un punto di eccellenza nell’assistenza e nella formazione pediatrica. I motivi che hanno creato questa solida e importante realtà locale, che difficilmente riesce a confrontarsi con analoghi nazionali, non è caduta dal-l’alto. E’ frutto di circostanze e persone: nel 1962 viene aperto il reparto di Pediatria presso l’Ospedale Bufalini sotto la guida di un uomo illuminato e generos Calogero Vullo, che si avvale di giovani assistenti attenti e aperti: Giancarlo Biasini, Augusto Montaguti, Massimo Petrone. Nel 1970 Biasini va reggere il reparto pediatrico di Lugo e nel 1972 il Prof Vullo si trasferisce all’Ospedale S. Anna di Ferrara e il Prof. Biasini torna in qualità di Primario a Cesena, dove concluderà la sua carriera nel 1997, anno in cui viene so-stituito da Mauro Pocecco, pro-veniente dalla scuola triestina, e che a tutt’oggi dirige la UO di Pediatria. Alla fine degli anni settanta Montaguti e Petrone vanno a fare i primari di Guastalla e Lecco. A Cesena in Pediatria si costituisce un nuovo gruppo di giovanissimi pediatri la cui formazione Biasini affida ad Augusto Montaguti ritornato a Cesena per motivi famigliari. Cresce così una seconda gene-razione di pediatri che daranno un’impronta unica alla formazione non solo professionale, ma di visione, di pensiero, di etica e di morale. Questo gruppo formerà una “scuola”, nota in tutto il Paese, che trasformerà l’assistenza ai bambini secondo un nuovo modello. L’esperienza di Cesena finisce nelle pagine delle riviste pediatriche nazionali. Così Arturo Alberti nel ‘79 lascia l’ospedale e va ad occuparsi della neonata Pediatria di Famiglia; negli anni ottanta Francesco Ciotti sviluppa prima l’area delle Pediatria di Comunità e poi l’area della Neuropsichiatria Infantile; Angelo Miano classifica il Centro della Fibrosi Cistica fra i due regionali, Giampiero Casadei e Augusto Biasini comprendono il ruolo delle cure neonatali e sviluppano un centro di Terapia Intensiva di riferimento regionale, di cui oggi Augusto Biasini ne è Direttore. Ogni pediatra ospedaliero diventa referente per un’area clinica specialistica (gastroenterologia, neurologia, cardiologia, pneumologia, diabetologia, ecc). Si sperimentano innovazioni organizzative (il pionieristico Day Hospital sostenuto dalla tenacia di Valeria Lotti) e tecniche (la diagnostica endoscopica della brillante Miris Marani). Si segue il ritmo di incontri di audit settimanali congiunti fra pediatri ospedalieri e di famiglia (i “mercoledì” che, inaugurati da Vullo nel 1964, ancora continuano nella tradizione!), gli incontri di aggiornamento mensili anche con esperti (“il 3° sabato del mese” che ancora continua nella tradizione!..), e le riunioni di reparto per la discussione sui bambini ricoverati (il lunedì e il venerdi): tempi brevi, confronti vivi, poche parole, molti fatti. E una volta all’anno i Visiting Professors, i maestri della pediatria e della neonatologia italiana che venivano a casa nostra, con noi in corsia, con noi a cena nelle trattorie di collina, con noi seduti nei nostri studi a discutere le pratiche migliori e i singoli casi. Quante cose da imparare. Nel frattempo Biasini è diventato presidente dell’Associazione Culturale Pediatri (ACP) che è nata nel 1974, e ne fonda la rivista; nasce a Cesena l’Associazione Culturale Pediatri Romagna, hanno preso avvio gli appuntamenti annuali, le indimenticate Giornate Pediatriche Cesenati (1972-92), che danno respiro culturale ai professionisti e a tutta la città di Cesena, grazie all’annuale con i “grandi” del tempFabio Sereni di Milano, Franco Panizon di Trieste, Marcello Orzales di Roma. che con Vullo e Biasini hanno fatto la cultura pediatrica moderna in Italia. Ecco, da una stessa cultura, da una stessa formazione, nasce un gruppo aperto di professionisti che non colgono la diversità di appartenere a servizi differenti, ma promuovono la condivisione di tendere ad un obiettivo comune, al cui centro sta la salute del bambino e della sua famiglia. Così dunque, per circostanze e persone, nasce un’area materno infantile che consolida un modo di lavorare basato sul confronto fra pari, sull’integrazione fra diverse professionalità, sulla valorizzazione di ciascuno nel proprio ruolo, sulla formazione continua condivisa. Una visione centrata sul rispetto del singolo all’interno della sua comunità, una cultura che molti di noi hanno poi trasferito in ambiti professionali al di fuori dell’area pediatrica. Non mi soffermo sulle vicende regionali e nazionali che in questi anni hanno via via dimenticato che l’investimento più prezioso per una società è quello sull’infanzia (se vuoi mettere in ginocchio un paese spara sui bambini), sulla sua salute e sulla sua cultura. Non sottolineo che in questo Governo le aree che più corrono pericoli sono proprio quelle della Sanità e della Scuola, non voglio aggiungere sofferenza alle sofferenze dell’Università e della Ricerca. Dico solo che l’ultimo Progetto Obiettivo Materno Infantile stilato dal Ministero risale ad oltre 10 anni fa e negli anni è stato sempre più ridimensionato il concetto di Dipartimento Materno Infantile fino a disconoscerne il ruolo se non limitatamente all’interno dell’Ospedale. Ma i bambini non votano. E non hanno sindacato. Già da alcuni anni gli scenari che caratterizzano l’area pediatrica destano preoccupazioni e interrogativi sulle prospettive future. Assistiamo ad un aumento progressivo della complessità sociale (famiglie frammentate, disagio psico-sociale, situazione di indigenza e sofferenza economica) e ad un aggravamento delle problematiche di integrazione razziale, di coesione umanitaria, di disu-guaglianza, di cronicità e disabilità. Ma nella nostra real-tà, la consuetudine al confronto e alla col-laborazione fra pro-fessionisti di diversa appartenenza (ospe-dale e territorio) e di diversa formazione (medici, infermieri, ostetriche, ecc), non si è dissolta a di-spetto del disinte-resse politico, e ha permesso di conso-lidare modalità pro-positive verso la ri-cerca di un continuo miglioramento, an-che nei confronti dei bisogni emergenti. I risultati sono misurabili: rispetto alle medie nazionali e regionali meno tagli cesarei, meno neonati sottopeso, nessuna morte improvvisa negli ultimi 10 anni, diagnosi precoci di sordità bilaterale che evitano il sordomutismo, meno malattie infettive, meno morti da incidenti stradali, meno accessi al Pronto Soccorso, meno ricoveri in Pediatria. E altro ancora. Nessuno dei risultati precedenti è attribuibile ad un singolo servizi è l’intervento di tutti, è la collaborazione fra servizi, è la condivisione degli obiettivi e delle responsabilità che porta questi risultati. Da sempre abbiamo proposto e difeso l’approccio globale al bambino, appreso nel corso della nostra formazione universitaria e maturato nella nostra attività professionale; approccio dedicato non solo alla diagnosi e alla cura di problemi di salute contingenti, ma focalizzato anche e soprattutto alla promozione del benessere della maternità, dell’infanzia e dell’adolescenza. In pochi anni questa visione “olistica”, centrata sul bambino e sull’adolescente, potrebbe essere sostituita da una medicina ‘generalista e d’organo’. Va dunque ribadita la consapevolezza che, pur essendo chiamati a ipotizzare nuove forme organizzative che rispondano ai cambiamenti della demografia professionale (meno medici), per tutelare la salute dei bambini è necessario salvaguardare quella che viene chiamata Area Materno Infantile, sollecitando una riflessione che miri a promuovere una scelta assistenziale di area pediatrica, scelta che rappresenta una specificità ed una prerogativa del Servizio Sanitario italiano e ci colloca all’avanguardia nelle reti assistenziali in Europa, rappresentando un’ esperienza efficiente e qualitativa di promozione e tutela della salute dei bambini e delle loro famiglie. E’ con questo spirito che il gruppo dei pediatri di Cesena ha sollecitato il confronto fra i professionisti di Aziende, Istituzioni e Associazioni della nostra Regione sulle tematiche dell’età pediatrica, al quale tutti hanno risposto con entusiasmo e parteci-pazione. Questo gruppo ha elaborato un docu-mento che contiene ri-flessioni teoriche, e sug-gerisce alcune ipotesi organizzative che mirano a promuovere e salva-guardare la scelta della cultura materno infantile. Un obiettivo prioritario consiste nel fare con-vergere l’attenzione dei rappresentanti della politica della salute nella nostra Regione sull’at-tuazione dell’Area Pe-diatrica come scelta prio-ritaria per rispondere ai bisogni di benessere, di salute ed alle richieste assistenziali dei bambini e degli adolescenti nel contesto delle loro famiglie. Questa Area dovrà necessariamente prevedere la partecipazione di tutte le diverse competenze professionali: pediatriche, neonatologiche, ostetriche, consultoriali, neuropsichiatriche, riabilitative e delle varie specialità pediatriche. Altrettanto importante ci pare ottimizzare gli interventi pediatrici ospedalieri/universitari e territoriali, contenendo le disomogeneità assistenziali, integrando e qualificando le risorse e le professionalità esistenti, rafforzando la rete tra ospedali periferici e centri di riferimento, tra centri e assistenza domiciliare, tra pediatri ospedalieri, pediatri del territorio, servizi e famiglie, ma soprattutto condividendo obiettivi e responsabilità per raggiungere i risultati attesi.
*Direttore Distretto Rubicone

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 28, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 28, 2017 @ 11:28 am
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