di Maicol Mercuriali
Il sindaco Paolo Lucchi si avvicina al giro di boa di metà mandato, l’ultimo, perlui, alla guida del Comune di Cesena. Per il Partito Democratico è quindiinevitabile iniziare a pensare al prossimo candidato sindaco perché il dopoLucchi è una faccenda seria, che non si può certo improvvisare: con un primocittadino leader indiscusso all’interno dell’amministrazione e del partito, lasuccessione diventa una materia particolarmente delicata e questo il Pd lo sabene.
Asuo tempo Paolo Lucchi era stato nei fatti designato con largo anticipo, erastato mandato in Regione a farsi le ossa e a prendere contatti importanti,vitali per un futuro primo cittadino, e poi gli era stata spianata la stradaper salire a Palazzo Albornoz. Certo, ci sono state le primarie vinte con InesBriganti, una pura formalità che avevano più l’obiettivo di serrare i ranghidella sinistra e legittimare Lucchi, piuttosto che scegliere per davvero ilcandidato.
L’ereditàdel predecessore di Lucchi, Giordano Conti, non è stata nemmeno troppo pesantee soprattutto l’ex sindaco non è stato di sicuro ingombrante per Lucchi che,nel giro di pochissimo tempo, ha preso in mano il Comune e poi ha lanciatodefinitivamente l’Opa sul partito, piazzando praticamente ovunque i suoifedelissimi in modo che, da viale Bovio a piazza del Popolo, non si potessemuovere foglia senza che lui lo venisse a sapere. Paolo Lucchi, infatti, adifferenza dei suoi ultimi predecessori (Conti, Preger e Gallina) non è solosindaco, ma è anche il vero capo del partito. E lo è ancor di più dopo ilcambio di segreteria di fine 2013, dove Fabrizio Landi, dopo aver vinto ilcongresso contro l’ex sindaco di Sogliano Enzo Baldazzi, ha preso il posto diDaniele Zoffoli (ultimo segretario dei Ds e primo del Pd Cesenate).
Macon un sindaco così protagonista della vita amministrativa e politica – che nondeve essere necessariamente visto come un aspetto negativo – per un partitodiventa piuttosto complicato intraprendere un percorso che possa portare allasuccessione. Anche perché, a differenza del passato, non si è ancora lavoratoper spianare la strada a nessuno, anzi, il guaio è che non si è lavorato percreare una vera nuova classe dirigente che possa disporre di strumenti eautonomia, anche decisionale.
Unaspetto che vale per il Pd così come per tutta la città: sono anni, troppianni, che nella vita politica cesenate, nella vita economica,dell’associazionismo sindacale e datoriale, addirittura nel volontariato sisentono sempre gli stessi nomi: c’è chi passa da una poltrona all’altra e chisi tiene stretta la sua con le unghie e con i denti. In poche parole a decideresono sempre gli stessi. E Cesena ne esce terribilmente impoverita, se non altroin termini di idee.
Matorniamo alla questione della successione a Lucchi. Chi sarà il prossimocandidato sindaco del centrosinistra? Incrociando rumors e supposizioni,ipotesi e speranze, proviamo a delineare alcune possibili strategie chepotrebbe seguire il Partito Democratico.
La scelta rosa.Al momento è anche l’opzione più probabile. Il Pd di Cesena potrebbe orientarsiverso una candidatura femminile per dare alla città il primo sindaco donnadella sua storia. E questa donna potrebbe essere l’assessore Simona Benedetti,che come Lucchi ha alle spalle un’esperienza importante in Confesercenti, e chedalla prima campagna elettorale in poi è stata una delle più strettecollaboratrici del sindaco. A ripercorrere gli stessi passi del primo cittadinopotrebbe essere anche Lia Montalti, spedita nel novembre del 2014, dopo seianni da assessore, a farsi le ossa in Consiglio regionale, una che deve aLucchi la sua parabola politica.
L’opzione delfino. Avrà tempo di finire il suo mandato a Palazzo Madama e poi il deputatoEnzo Lattuca, fedele all’ortodossia lucchiana e alla linea del Pd cesenate, chedeve ringraziare se è potuto diventare il più giovane parlamentare della storiadella Repubblica Italiana, potrebbe essere richiamato in città per la sfidadelle amministrative. Certo che, dopo aver assaporato da giovanissimo il gustodella politica romana, tornare a Cesena dopo solo un “giro” non è un percorsoentusiasmante. Ma Lattuca conosce e rispetta la disciplina di partito e se ilPd – e Paolo Lucchi – chiama, lui di certo risponderà.
Il ripiego tecnico. Chiunque farà il candidato sindaco dopo Paolo Lucchi non avrà uncompito facile: una macchina comunale impostata dall’attuale primo cittadino,scelte programmatiche che continueranno a far sentire i loro effetti anchenegli anni a venire… Insomma, un canovaccio in parte già scritto. Ed ecco cheil Pd potrebbe pensare a un mandato tecnico e, confidando di vincere ancora leelezioni, schierare uno che conosce a menadito tutti i piani comunali, ma chesi sa muovere, seppur silenziosamente, anche sul fronte politico: l’assessoreOrazio Moretti. Oppure, per dare una rinfrescata anagrafica, l’assessoreTommaso Dionigi, altra creatura politica di Paolo Lucchi. Un’altra affascinanteipotesi, sempre nell’ottica di traghettare il Comune con una guida tecnica edesperta, si potrebbe pescare tra gli amministratori delle società partecipatee, guardando dalle parti di Pievesestina, provare a sondare la disponibilità diRenzo Piraccini, presidente della Fiera e manager di spessore.
La novità.Oppure ci potrebbe essere il colpo di teatro, la vera novità, quella mossa asorpresa che scrollerebbe di dosso quintali di polvere all’ingessatissimo Pdcesenate. Una roba che non ti aspetti, quasi un terremoto, ma dagli effettipositivi. Un po’ come è successo a Forlì con Roberto Balzani, dove, inutilenegarlo, la storia del Pd e del Comune ha un prima Roberto Balzani e un dopoRoberto Balzani. Ma a Cesena ci può essere un personaggio simile al prof? Beh,a sfogliare bene tra le carte dei democratici un personaggio con la caraturadel docente ci sarebbe e risponde al nome di Sandro Gozi, attualesottosegretario alla presidenza del consiglio. L’unico che avrebbe la forza dicalare nel sistema cesenate l’ondata rottamatrice e riformatrice di MatteoRenzi. Ma prima è indispensabile costruire un gruppo dirigente alternativo (cisi era provato all’ultimo congresso del Pd cesenate con la candidatura diBaldazzi) e poi Gozi, o un suo uomo, deve essere pronto a sfidare il candidatoche uscirà dalla nomenklatura democratica cittadina. E quelle sì che sarannoprimarie vere.