di Piero Altieri
Ricorrendo in data 25 aprile 2015 il 70° anniversario della fine del II conflitto mondiale, o per meglio dire l’anniversario della “liberazione” del nostro Paese dal tragico dominio dell’ideologia totalitaria del Nazifascismo, si sono moltiplicate le iniziative per fare memoria di quegli eventi che hanno restituito al popolo italiano quella “libertà” che è presupposto fondativo per costruire la “POLIS” con la partecipazione convinta e motivata di tutti i suoi componenti, senza alcuna preclusione o pregiudizio.
Siavviarono i cantieri della ricostruzione; non si trattava di ritornare ad unaItalia governata secondo lo Statuto “graziosamente” concesso ai suoi sudditidal re Carlo Alberto di Savoia, seppure tenendo conto degli sviluppi politicimaturati negli anni che precedono la grande guerra, censurati poi dalle vicendedrammatiche della “inutile strage” e disattese dal violento salire al poteredel Fascismo. La Carta Costituzionale, in modo particolare i “Principi fondamentali”,diranno quale doveva essere la strada da percorrere; quei “principi” chel’Assemblea Costituente avrebbe sottoscritto, ritenendoli la espressione piùvera di quella cultura che ha forgiato la nostra identità nazionale.
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Trale numerose iniziative editoriali può essere opportunamente segnalata lapubblicazione nella collana “Quaderni degli Studi Romagnoli della omonimasocietà (Cesena, Stilgraf 2014) del volume “Oltre la linea gotica. Il frontedella guerra a Cesena e nelle Valli del Savio e del Borello”. Sono raccolti isaggi introduttivi che a suo tempo Piero Altieri, Amedeo Montemaggi e MassimoScarani, scrissero per introdurre alla lettura dei “Diari” scritti allora dadon Aldo Casadei, cappellano a Calisese, la parrocchia lambita nei suoi confinidal Rubicone; da don Leo Bagnoli che da un osservatorio privilegiato, accantoal Vescovo di Cesena Beniamino Socche, defensor civitatis, quando i lupiaggredirono il suo gregge!, ha registrato con sapienza letteraria quantoavveniva a Cesena e periferia o gli echi che giungevano tra noi di quantoaccadeva nelle diverse regioni dove venivano sviluppandosi i combattimenti chefacevano, con amarissimi costi, retrocedere le armate di Hitler e di Mussolini.
Benpresto si aggiunsero tragiche notizie (dopo l’8 settembre 1943) della ferociache ha segnato la “guerra civile”. Questo ancor più nelle pagine del “diario”scritto da don Luigi Giannessi, parroco di Linaro (Valle di Borello)
Lepuntuali cronache stilate da Amedeo Montemaggi e da Massimo Scarani per quantoriguarda il contesto sarsinate, aiutano a rivivere, quasi in presa diretta, latragedia di quei giorni che sembravano non aver mai fine e la violenza che hastigmatizzato la “guerra civile”, quella combattuta dalle formazioni partigiane(spesso in una logica che non teneva presente le rappresaglie che si sarebberoscatenate sulle popolazioni civili!) e dalla reazione feroce dei Nazifascisti.
Ancorpiù deve richiamare l’interesse di grande attualità, il racconto che giornodopo giorno, nei suddetti diari, documenta il definirsi dei futuri assettipolitici che interpretati dai partiti che stavano uscendo dalla clandestinità,avrebbero dato volto e organizzazione democratica agli enti locali, a tutto ilPaese. Riemergevano, anche qui in Romagna quegli “ideali” di giustizia elibertà a suo tempo repressi dai regimi dittatoriali. Forse si potrebbe direche veniva formandosi una coscienza che in tempi lontani aveva dato,stoltamente, “consenso” al regime fascista. Un dibattito politico che tuttaviae ancora per molto tempo sarebbe stato condizionato dalla adesione entusiastadelle “Sinistre” al Comunismo Sovietico.
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Nonper amore alla … categoria! ma per fedeltà oggettiva a quella stagione checostituisce uno spartiacque nella storia di Italia (e dell’Europa), può esseretrascritta la dedica posta in esergo allibro: “Ai preti di Romagna che con la loro gente seppero “resistere” ad ogniideologia che vuole umiliare la dignità dell’uomo”. Lo riconobbe, conl’autorevolezza che gli veniva dall’aver vissuto nel suo paese, in Polonia, laviolenza prima dei nazisti poi del Comunismo sovietico, Papa Giovanni Paolo IIche nella sua visita pastorale in Romagna, incontrando la mattina del 10 maggio1986 i preti e i religiosi delle nostre diocesi disse (e queste parole sonointegralmente pubblicate nelle prime pagine del libro): “…quanti sacerdotidella Romagna hanno dato la loro vita per rimanere fedeli al loro dovere dipastori! E’ un lungo e drammatico martirologio che voi ben conoscete. Vorreiricordare don Giovanni Minzoni (n.d.r. è significativo l’aver posto questatestimonianza agli inizi di una “resistenza” che si svilupperà poi dopo alcunidecenni!), don Santo Perini (Ravenna), don Francesco Babini (parroco diDoniciglio), don Pietro Tonelli (Sarsina)…. Padre Vicinio da Sarsinacappuccino, e tanti altri. Specialmente durante la seconda guerra mondiale esoprattutto durante l’occupazione, tutti i sacerdoti della Romagna si sonoprodigati a favore delle popolazioni, rischiando anche la vita per il loroimpegno di carità e di dedizione”. Recupero di una memoria che deve sostenerciper affrontare le sfide del III millennio.