di Denis Ugolini
La Giunta regionale ha approvato la legge che istituisce una sola Asl di area vasta Romagna. Adesso deve approvarla il Consiglio regionale. Energie Nuove e il sindacato Uil di Cesena ne sono stati i più tenaci sostenitori. Merita sottolineatura che il Sindaco di Cesena abbia poi spinto in questa direzione. Adesso sta per partire questa rilevante realizzazione. Importante per la nostra sanità e per migliorare la tutela e la cura della salute delle persone. È anche un fatto di straordinario rilievo sul piano degli assetti istituzionali e della più generale politica regionale. La nostra Regione, infatti, negli ultimi anni ha perduto parecchio in smalto e in attività degne di rilievo e di particolare qualificazione. Con la realizzazione dell’Asl unica di Romagna si segna una discontinuità positiva. Già, perché in questa regione ci si è spesi molto nel dire, invece, che qui tutto andava e va bene. I Sindaci e le Conferenze territoriali, pur con qualche contorsione al loro interno e nell’ambito dei loro rapporti – con le quali, comunque, ancora ci si dovrà anche nel prossimo futuro misurare – hanno dato il via alla scelta che deve essere adesso approvata solo dal Consiglio regionale. Il dibattito, ovviamente, non è finito. Adesso prosegue oltre lo stadio del fare o non fare l’Asl unica. E non sarà da meno, perché ora si entra nella carne viva di un processo sicuramente importante e complesso. Per il quale il peggio del peggio è sbagliarne l’inizio. Gli errori da evitare subito sono: quello di attestarsi sulla realizzazione dell’Asl unica come se fosse solo una soluzione resa necessaria dalle ristrettezze finanziarie di oggi e dei prossimi anni; quello di ritenere che si deve mettere mano a un poco di riorganizzazione della sanità romagnola solo perché per mantenere inalterato il totale quadro delle strutture e dei servizi sanitari ed ospedalieri di oggi – ed è quello che molti considerano l’esclusivo obiettivo – richiede qualche risparmio di spesa. Se l’approccio al percorso dell’Asl romagnola sarà forgiato solo da questi presupposti c’è da essere sicuri che seguiranno errori e non certo miglioramenti. Pensare che l’attuale stato e quadro dei servizi e delle strutture sia l’ottimo significa che non si capisce cosa sia il meglio e che non c’è alcuna volontà vera di farlo. C’è un riordino e una riorganizzazione vasti e profondi che devono effettuarsi, che non sono solo la riorganizzazione dei livelli amministrativi e il relativo risparmio di spesa. Ripetutamente, in Energie Nuove, abbiamo indicato gli indirizzi egli obiettivi di una strategia di miglioramento effettivo e sostanziale della nostra sanità. Ci ritorneremo, eccome!. Abbiamo consapevolezza pertanto della complessità del processo che si avvia. Delle difficoltà che si incontreranno: arretratezze culturali, politiche, sindacali; resistenze campanilistiche; ma soprattutto resistenze e difficoltà dentro la struttura sanitaria, nel suo personale, nella sua classe medica, nelle carriere professionali, e tanto altro che si può aggiungere.
Abbiamo consapevolezza, quindi, di quanto sia importante e decisivo quale sarà la governance che sarà insediata e dovrà presiedere il decollo dell’unica Asl di area vasta Romagna. A partire dal Direttore Generale; dalla Direzione sanitaria e da quella amministrativa. A suo tempo, giustamente, il Sindaco di Forlì ha ammonito che la scelta del Direttore Generale non risultasse un “dominus” che calava rigidamente e direttamente dalla Regione. Una forza politica, Sel, ha insistito sull’aggettivo “democratico” da abbinarsi al processo decisionale della governance. Ecco quindi il crinale della massima ed attiva attenzione che adesso si deve avere in vista dell’inizio del complesso percorso dell’Asl romagnola. Di sicuro non deve essere una nomina che sta nel gioco delle correnti politiche interne alla Regione e alle forze in essa dominanti. Qui si dovrà guardare bene senza lesinare la denuncia di qualsiasi scivolamento in queste logiche. Sì, invece a che non manchi, una discreta esperienza “politica”, una autorevolezza che coniughi competenza con quella esperienza: due ingredienti fondamentali per fare governo. Di governo c’è il bisogno assoluto. Solo di gestione no davvero. Essa sarebbe la riduzione ulteriore (perché già non ne manca) della sanità a prevalente centro di potere. La sanità è ben altro e deve diventare ben altro che questa riduzione. Ci pare, inoltre, opportuno, oltre che necessario, che per la responsabilità di Direttore Generale della istituenda Asl unica non si possa e non si debba attingere dall’ambito degli attuali Direttori generali delle attuali Asl territoriali. È ovvio che questa considerazione trascende completamente una valutazione di merito delle persone, sicuramente di qualità. Dalle quali, comunque, anche la futura governance, in qualche modo non potrà non acquisire qualificati contributi e apporti. Tuttavia – oltre ad immaginare che sarebbe difficoltoso e forse anche indelicato procedere ad una selezione in quell’ambito – riteniamo che bisogna evitare, a proposito di chi sarà la nuova Direzione generale, che si ingenerino, direttamente o indirettamente, condizionamenti che possono o potrebbero essere ascritti all’ eventuale trascinamento dei più recenti stati di fatto e rapporti pregressi fra le attuali quattro Asl territoriali. È forte l’opportunità, e la necessità che sia un “altro” il Direttore Generale dell’Asl unica. Conoscitore, e non estraneo, della nostra sanità; con una visione e con una esperienza collaudate oltre le circoscritte singole territorialità; con competenze riconosciute e provate; con comprovate esperienze di governo e conduzione della complessità degli organismi e delle strutture sanitarie; autorevole per tutto questo ed anche per il vissuto “politico” nel complesso della sanità. Capace di riscontrare il consenso maggiore, politico ed istituzionale, regionale e locale. Un consenso di sprono ad innovare e a riorganizzare seguendo percorsi e decisioni significative dentro un tenace dialogo, confronto e coinvolgimento democratici, con le istituzioni, con i professionisti e le strutture della sanità, con le forze sociali. Non un consenso paralizzante che ratifica lo status quo, o che si appaga di nessuna o minimissima discontinuità. Consenso di stimolo e sprono per innovazione e riorganizzazione, lungo le linee e i tempi di una strategia consoni a fronteggiare e ammodernare la complessità ovvia del dispiegarsi della unica Asl romagnola. L’inizio e come si inizia sono di estrema importanza. Necessario: una personalità forte. Non ne mancano. Alcuni riferimenti verrebbero anche a noi d’acchito. A questo snodo bisogna sia dedicata adesso la massima attenzione e la massima capacità delle istituzioni che interagiscono alla determinazione della scelta che compirà la Regione. Noi auspichiamo anche un ruolo attivo e di massima attenzione dei cittadini e delle organizzazioni sociali a seguire questo importante processo di decisioni legislative e politiche.