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Nuovo ospedale. Un’occasione da non sprecare

     Maggio 15, 2018   No Comments

Energie Nuove – NUMERO 1 – aprile – maggio 2018

Nuovo ospedale. Un’occasione da non sprecare

di Luigi Di Placido

Occorre riportare la sanità al cento del dibattito politico cesenate.

Non bisogna infatti dimenticare in quante occasioni il nostro territorio sia stato pionieristico in campo sanitario: il secondo centro ustioni nato in Italia; la neurochirurgia nata già dai primi anni ’70, cosiccome la cardiochirurgia; le “Giornata mediche cesenati”; il “Progetto Mercurio”, che negli anni ’80 poneva Cesena al trentesimo posto in tutta Italia come capacità di gestire grandi disastri.

Troppo spesso, invece, di sanità non si è parlato, o si è cercato di minimizzarla, come se non ci fosse nulla di cui discutere.

Se il benessere di un territorio passa anche e soprattutto da politiche sociali e sanitarie lungimiranti, a noi si offre oggi un’opportunità per dimostrarlo concretamente con il progetto del nuovo ospedale di Cesena.

Lo vogliamo chiarire subito: l’idea di una nuova struttura ospedaliera ci trova d’accordo ma, come sempre, gli obiettivi ed il percorso fanno la differenza tra un’occasione sfruttata e un’occasione sprecata.

Ogni analisi non può che partire dalla condizione attuale del nostro ospedale Bufalini, sulla quale peraltro torneremo in maniera più approfondita nei prossimi numeri.

Le “linee di indirizzo per la riorganizzazione ospedaliera”, prodotte dalla Direzione Generale della Azienda Unica sanitaria, disegnano uno scenario futuro nel quale l’ospedale cesenate rischia un concreto depotenziamento.

Non è nostra attenzione fare dell’inutile allarmismo, tanto più che nutriamo grande considerazione dei professionisti che lavorano nella struttura, ma non possiamo tacere che numerosi reparti mancano del primario, ai quali a breve se ne aggiungeranno altri (siamo l’ospedale con il maggior numero di primariati a scavalco); che il numero di posti letto aggiunti a quelli esistenti è ben più basso a Cesena che nelle altre realtà limitrofe; che si perdono specializzazioni mediche; che l’eccellenza del trauma center non è valorizzata come dovrebbe.

Dal momento che l’attuale ospedale dovrà ovviamente funzionare a pieno regime fino all’ultimo giorno della sua onorata carriera, e dal momento che esso rappresenta la “base di discussione” sul futuro, questa situazione non può essere taciuta.

La domanda di partenza non può che essere la seguente: che sanità immaginiamo per il futuro del nostro territorio?

A tale domanda va data una risposta figlia di un grande coinvolgimento degli operatori e dei fruitori, mediato in maniera intelligente dalla politica.

E nessuno può pensare che una serie di incontri nei quartieri (molto scarsamente partecipati) ed un comitato cittadino (sempre meno frequentato con il passare degli incontri) possano bastare per un percorso diffuso degno di tale nome.

Esiste una Asl unica della Romagna, ed esiste un riordino ospedaliero in corso: come si inserisce il nuovo ospedale di Cesena in queste dinamiche? Sarà l’ospedale di Cesena o assumerà una valenza più ampia?

Se sempre più il principio che guiderà le politiche sanitarie sarà “non deve esserci niente che non si possa fare, ma non tutto dappertutto”, abbandonando quindi l’impostazione prettamente generalista, come vogliamo connotare il nuovo ospedale? Quali eccellenze? E, di conseguenza, quale struttura al nuovo presidio ospedaliero?

Per questo ci è parso prematuro e fuori luogo presentare ovali e cilindri, prediligendo il contenitore al contenuto, e preoccupandosi molto del dove costruire, ma non altrettanto del perché.

Una localizzazione che, peraltro, ci lascia ancora dubbiosi, e che non può essere considerata la migliore solo perché caratterizzata da terreni già di proprietà asl: qualcuno pensa veramente che, di fronte ad un progetto importante come questo, potrebbero essere un problema eventuali procedure espropriative? E perché non pensare concretamente alla zona di Pievesestina, che già ospita una consistente parte della ASL unica romagnola?

Si è pensato all’indotto che ruota attorno ad un Ospedale? Banalmente, pensiamo ad esempio alle numerose ditte di onoranze funebri oggi raggiungibili a piedi dal Bufalini, oppure ad una struttura alberghiera in grado di accogliere i parenti dei degenti.

Abbiamo sentito parlare addirittura di monorotaia, ma di questi aspetti no. E ci pare preoccupante.

Tornando al tema principale, un nuovo ospedale deve necessariamente essere il risultato di un’analisi attenta e precisa di come si immagina la sanità del nostro territorio per i prossimi 20/30 anni, dalla quale scaturisce cosa costruire e come, attraverso una progettazione che possa coinvolgere il numero più ampio di professionisti possibile, attraverso concorsi di idee che premino più le proposte dei titoli e dei requisiti, almeno in una prima fase.

Ci pare logico partire dalle attuali eccellenze del nostro attuale ospedale, perché esse diventino la spina dorsale di quello nuovo, senza disperdere un patrimonio di professionalità e competenze accumulato nel corso di decenni. Prima fra tutte, il trauma center.

Una vocazione porta con sé un piano di sviluppo coerente, fatto di investimento, organizzazione, prospettive.

Un Trauma Center Hub ha già in sé la mission e una visione per l’emergenza/urgenza, poiché assieme agli esiti gravi di un trauma ci può essere (come è già successo) una causa del trauma come l’infarto cardiaco che ha la precedenza di trattamento. Se questa deve essere giustamente la mission di un nuovo ospedale moderno, si capisce anche perché non avere una cardiologia e una Unità Coronarica aperte h24 sia una grave contraddizione: poiché al momento il nostro territorio vive sulla propria pelle questa contraddizione, non è questa una ulteriore dimostrazione della necessità di fare chiarezza?

Il “know  how” dell’emergenza è multidisciplinare, e questo consente di pensare al nuovo ospedale di Cesena come il polo di riferimento in Romagna, sull’esempio delle grandi metropoli americane.

Ma questo comporta necessariamente una visione integrata dell’offerta sanitaria, definita in collaborazione con i territori limitrofi, per evitare costosi ed inutili doppioni: un confronto, quindi, che definisce competenze e specialità, per dare finalmente un senso ad un’azienda sanitaria che “unica” lo è troppo spesso ancora solo sulla carta, con ridondanze inaccettabili, scarsa valorizzazione delle professionalità e atteggiamenti arroganti.

Anche sulla rete oncologica occorrerà riflettere con attenzione: la presenza di IRST e IOR sul nostro territorio è una ricchezza che non può essere data per scontata, né può essere considerata come altro rispetto ad una moderna offerta sanitaria. In futuro occorrerà sempre più coinvolgere attivamente le eccellenze presenti, delegando a loro la gestione ove necessario, per garantire un servizio migliore e più efficiente (un unico esempio: attualmente l’indice di occupazione dei posti-letto di medicina nucleare è sotto al 20% all’ospedale Bufalini, mentre è quasi dell’80% a Meldola, sede di IRST).

Un nuovo ospedale, inoltre, non potrà dimenticare il rapporto con la sanità privata, per evitare che quest’ultima sia considerata una risorsa solo per tappare le situazioni che il pubblico non riesce a risolvere.

E poi assistenza territoriale diffusa, nuove tecnologie a servizio della sanità, ridefinizione della medicina di base, nuove sensibilità negli stili di vita: tutti aspetti che occorrerà affrontare, e che ad oggi mancano.

Di pari passo andrà anche sviluppato un ragionamento serio su cosa potrà diventare l’attuale ospedale, lasciando da parte progetti mediaticamente accattivanti, ma dalla dubbia realizzabilità: se l’idea di trasformare l’attuale piastra dei servizi in Casa della Salute è condivisibile, per il Bufalini, più che pensare ad un suo totale abbattimento, è utile immaginare nuove vocazioni, dalla ricerca scientifica e biomedica al trasferimento di sedi scolastiche.

Ecco perché ci piace parlare di un’occasione da non sprecare: sono talmente tante le implicazioni e le connessioni con il futuro della nostra città, che il tema del nuovo ospedale merita molto di più di quello che gli si è riservato sino ad oggi.

E non bisogna dimenticare il suo intrecciarsi con le elezioni amministrative del prossimo anno: il futuro governo della città sarà quello che, concretamente, porterà a realizzazione il progetto.

Un motivo in più per chiedere alla politica cittadina e ai suoi protagonisti capacità di analisi e pronunciamenti chiari.

  •   Published On : 6 anni ago on Maggio 15, 2018
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  •   Last Updated : Maggio 15, 2018 @ 2:44 pm
  •   In The Categories Of : Politica Locale, Sanità

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