di Carlo Valentini
Cosa segna la bussola del centrodestra? E’ in arrivo uninsidiosissimo passaggio, quello delle prossime regionali. Un cul de sac in cuirischia di rimanere imprigionato il Ncd e di sgretolarsi quell’alleanza traNcd, Forza Italia e Lega che SilvioBerlusconi sembrava intenzionato a costruire. In particolare è Ncd a trovarsidi fronte a scelte complicate mentre Forza Italia, seppur sparigliata, hacomunque un leader (seppur vetusto) e un ancoraggio parlamentare (ufficialmenteall’opposizione del governo e del Pd).
La questione sulla quale Alfano è in questi giorni costrettoad arrovellarsi è che fare nelle sette elezioni regionali che si avvicinano agrandi passi. Allearsi con Berlusconi e Forza Italia, come vorrebbero i fautoridella costituzione di un nuovo, vasto raggruppamento di centrodestra? Ma comefa il Vicepresidente del Consiglio nonché Ministro degli Interni di un governoa guida Pd e con Forza Italia all’opposizione a schierarsi in una provaelettorale importante come quella che arriverà a primavera contro il Pd econtro il “suo” Presidente del Consiglio? Si tratta, più o meno, dello stessoragionamento che con durezza Matteo Renzi gli ha fatto sul Presidente dellaRepubblica: il Vicepresidente del Consiglio (e Ministro degli Interni) non puòvotare contro. C’è da giurare che il trionfante Renzi ripeterà il copione: comepuò l’Ncd, sovradimensionata nella compagina governativa, mettersi sul fronteopposto a quello del governo in ben 7 regioni? L’incompatibilità tra Vicepresidentedel Consiglio alleato col Pd e nello stesso momento leader di un partitoalleato alle regionali con Forza Italia è evidente. Un conto è andare alleelezioni politiche su fronti opposti dopo avere governato assieme (succede intutte le parti del mondo) un conto è fare il salto della quaglia mentre si governae si continua a governare.
C’è inoltre un ulteriore elemento che non va sottovalutato:Silvio Berlusconi, al di là dei tatticismi, tende all’alleanza con MatteoSalvini, più che mai in auge. Anche perché senza i voti della Lega ilcentrodestra non va da nessuna parte. Ma Salvini ripete tutti i giorni che maiavrà a fianco chi è al governo col Pd e ha votato Mattarella. I leghisti vedonoAlfano come il fumo negli occhi e non lo vogliono nemmeno in Veneto, dove hannoda difendere il presidente Luca Zaia e un pugno di voti potrebbe determinare lavittoria di uno o dell’altro schieramento. Ma su Alfano, e il suo partito,Salvini ha messo il veto, in Veneto come altrove. Dice: “Da qui alle prossimeelezioni regionali in Veneto il Ncd non ci sarà più. Inoltre escludo listoniunici o marmellate”. E per fare capire che le sue intenzioni sono determinatenon ha esitato a dare uno schiaffo ad Alfano: ha accolto a braccia aperte l’ex-portavocedel Ncd, Barbara Saltamartini, che ha lasciato il Ncd perché “sostenere Renzinon è più tollerabile”.
Allora Alfano potrebbe guardare dall’altra parte, cioè al Pde questo non dispiacerebbe a una parte dei casiniani che sono confluiti (lorodicono che hanno fatto alleanza) nel Ncd, guidati dal ministro all’Ambiente,Gianluca Galletti, unico concorrente pericoloso per Virginio Merola sedecidesse di candidarsi a sindaco di Bologna. L’embrasson nous tra Ncd e Pdsarebbe una scelta che porterebbe il Ncd-Udc a occupare posti anche importantipoiché le previsioni indicano una vittoria del Pd (e dei suoi alleati) almenoin tre quarti delle Regioni. Ma se Alfano fatica a tenere insieme il suopartito perché accusato di essersi genuflesso verso Renzi e il Pd nella vicendadell’elezione del Presidente della Repubblica, figuriamoci che succederebbe sesi estendesse l’alleanza col Pd dal governo alla periferia. Altro chedimissioni dal partito e sbatter di porte. Sarebbe un esodo poiché la destra èdestra e insieme al Pd si può sopportare solo un piccolo tragitto dettato dall’emergenza.
Rimane la scappatoia di presentarsi in solitudine e forsesarà questa la scelta che farà il duo Alfano-Casini. Ma il rischio è evidente: contarsi alleregionali, dove occorrono struttura e organizzazione, può risultare assaipericoloso. In più forse non si saranno ancora aggiustati all’interno delpartito i cocci del post-Mattarella. Se dalle urne uscisse una percentualeinfima sarebbe una débâcle, compromettendo anche la corsa alle politiche.
Per il Ncd e tutto il centrodestra le prossime regionalisaranno un delicato, importante, decisivo banco di prova.