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Nuovi paradigmi di dialogo politico cercasi

     Giugno 28, 2017   No Comments

di Franco Pedrelli

Quando giungono i cambiamenti nella società, questi interessano tutto e tutti, dal costume al lavoro, dal modo di socializzare a quello di interagire con le istituzioni. Ma se la società tanto cambia, allora dobbiamo attenderci anche analoghi cambiamenti nel modo di governarla, di cui lo strumento principe è l’azione politica. Difatti notiamo che i grandi cambiamenti a cui assistiamo, a volte da protagonisti altre volte da spettatori, hanno modificato il modo di fare politica e la struttura stessa che la rappresenta, i partiti. Sentiamo molte volte parlare di internet come il principale artefice di questo cambiamento, meglio sarebbe indicarlo nel web, o meglio ancora in quelle tre magiche lettere “www”, che stanno per World Wide Web, cioè letteralmente la ragnatela mondiale. Questo elemento astratto per i più che collega il mondo intero, con la sua velocità di trasmissione del segnale pari quella della luce, 300.000 km/sec. Un gigantesco sistema nervoso, che proprio come tale realizza un’unica entità intelligente mondiale, superando ogni ostacolo geografico, linguistico, orario. All’interno di questa mega-entità si costituiscono a loro volta altre sottoentità, che l’insiemistica può aiutare a comprendere, quali tanti insiemi, ciascuno creato per raggruppare fasce omogenee di utenti. Insiemi che a loro volta possono sia contenerne altri, oppure sovrapporsi solo in parte. Questi insiemi sono denominati “comunità”. L’esempio principe odierno di comunità è costituito da Facebook, la cui entità è di circa 500.000.000 di utenti, una nazione virtuale di tutto rispetto, che viene dopo Cina e India e prima degli Stati Uniti. Basta questa piccola considerazione per comprendere come il web possa aver influenzato il cambiamento, accelerandolo a 360°. Dall’iniziale rigidità di accesso al web, di pubblicazione dei contenuti, di creazione delle piattaforme di interazione, si è giunti oggi ad una sua relativa grande facilità, favorita dal contemporaneo sviluppo di soluzioni tecnologiche che ne agevolano la fruizione, come gli smartphone, i tablet, le reti wireless. Ma specialmente dalla possibilità di lasciare all’utente la facoltà di creare il proprio ambiente, di poterlo condividere con amici e conoscenti, tutto nell’ambito di soluzioni virtuali, che nulla richiedono se non il solo strumento di accesso al web. Se è vero che la politica si avvale della creazione del consenso, generato attraverso la diffusione delle idee, dall’interazione sulle stesse, risulta automatico che il web venga impiegato sempre più. Tra i primi strumenti web politici troviamo i siti, che si riferiscono ad aree tematiche precise, oppure a specifici organizzazioni o personalità. Seguono i portali, che differiscono dai primi per la maggiore generalità con cui si rivolgono al pubblico. Seguono i blog, neologismo di web log, ovvero di diario in rete. Il blog è uno strumento specializzato, mirato a un settore o area tematica oppure a una precisa personalità. L’esempio italiano di riferimento è il blog di Beppe Grillo, che rimane sotto i primi 20 nella graduatoria mondiale. Ma la parte da leone la fanno i social network, potenti aggregatori, che si prestano ai più diversi scopi, ma principalmente riescono a generare contatti mediante la condivisione di comuni elementi, come può essere per esempio condividere le medesime idee o ideali. I social network sono saliti prepotentemente alla ribalta con la campagna elettorale di Barack Obama, il quale ne ha fatto lo strumento basilare sia per la raccolta dei fondi che per la generazione del consenso. Solo per citare alcuni di questi social network indichiamo tra i più diffusi Facebook, Linkedin, Twitter e YouTube. Però attenzione, perché questi nuovi strumenti diano i loro frutti occorrono diversi ingredienti, ad iniziare dalla pervasività della rete web, che deve essere in grado di raggiungere il numero massimo di persone. Dalla capacità di utilizzo degli strumenti stessi, per cui questi sono più fruibili da un pubblico giovane che non. Fondamentale risulta il sapersi adattare al nuovo linguaggio di comunicazione, scevro da retorica, molto diretto, conciso. Richiede l’intervento immediato sugli eventi, quindi grande reattività, il che richiede presidio costante del web. Occorre tenere ben presente il pubblico esigente a cui ci si rivolge, che pretende attenzioni e risposte adeguate, pena l’irrimediabile e definitivo suo allontamento. Infine, che il web costituisce una grande casa di vetro, dove tutto risulta trasparente, dove anche le notizie o le azioni più recondite vengono sempre alla luce, per cui non si può costruire quel che non si è, ma occorre adattarsi ad apparire per quel che si è veramente e viverci in modo trasparente. Immagino che molti abbiano già sorpreso un velato sorriso ironico sul proprio volto, al parallelo che sarà corso al proprio paese, l’Italia. L’Italia che è attorno al 40° posto a livello mondiale nella diffusione della banda larga, tanto che il guru americano della campagna di Barack Obama, Chris Hugues, in visita a Torino per una consulenza al PD ne uscì affermando che non è possibile fare alcunché in Italia per la bassa pervasività del web, ad iniziare da Torino senza alcuna copertura wireless. Sui politici, qualcosa per la verità sta maturando, l’utilizzo dei nuovi strumenti è sempre maggiore, ma è chiaro che sono le giovani leve che le gestiscono, anche in termini comunicativi. La classe politica, quella vera, costituita dai leader di partito o di movimento non si sentono a loro agio, preferiscono il discorso alle platee, il contatto riservato e diretto. Il suo comportamento conferma quanto aumenti la distanza, giorno dopo giorno, tra la sua capacità comunicativa e il pubblico, distanza che si raccoglie nel disagio che circola nel web, aumentando il distacco dalla politica degli utenti elettori. Cosa fare allora perché la politica possa rivolgersi ancora ai cittadini elettori? Semplicemente avere l’umiltà di ascoltare, ascoltare secondo i nuovi canali, le nuove modalità di comunicare con i cittadini, convincersi che deve essere ancora una volta la politica a piegarsi alla società e non viceversa, impegnandosi perché questo possa avvenire per tutti, ovvero affinché internet sia un diritto costituzionale universale. Nel contempo, non basta più presentarsi ogni tanto a qualche conferenza, modificare il proprio pensiero a seconda dei casi, rivolgersi con assillo all’elettore nelle gore delle campagne elettorali. È scomparso il serbatoio stabile di voti rappresentato dal partito, oggi occorre essere sempre “on line”, per parafrasare il web. Sempre in contatto con il cittadino, per mantenere il rapporto, seguirne le esigenze, gli umori e prospettargli le possibili soluzioni. Se si avrà coltivato ottimamente il rapporto, quel cittadino potrà essere più facilmente un tuo elettore. Se qualche politico, nonostante gli sforzi, non riesce più ad ascoltare i cittadini, allora deve rassegnarsi e comprendere che è giunto il tempo di lasciare spazio ai nuovi giovani.

  •   Published On : 6 anni ago on Giugno 28, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 28, 2017 @ 11:27 am
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