di Valeria Burin
Da diversi anni la società “globalizzata” è attraversata da una crisi economica che, a detta di illustri economisti, non ha eguali nella storia recente. Varie le cause e di estrema complessità , con forti interazioni fra aspetti socio-culturali, politici ed economici. Ciò che risulta più evidente è che in una società “globalizzata” le decisioni prese da ciascuno Stato vanno in un modo o nell’altro ad interagire con i delicati equilibri della Comunità Internazionale. Parlando del nostro Paese, le decisioni prese nell’ambito della gestione di tutti gli strumenti previsti dalla democrazia, non possono non essere in sintonia con quelli presi dagli altri paesi che partecipano all’Unione Europea (di cui l’Italia rappresenta un Paese fondatore). Questo non dovrebbe essere vissuto come una perdita di “sovranità nazionale” ma come una grande opportunità per continuare a sostenere un grande progetto di democrazia che potrebbe garantire benessere al nostro Paese, soprattutto proiettato al futuro. L’impressione che si ha invece è che si continui a vivere alla giornata pensando solo a stare bene adesso, senza assolutamente privarsi di nessuna di quelle “comodità” che ci hanno inesorabilmente portato a trovarci nella condizione attuale. Un paese vecchio, in tutti i sensi, poco al passo con i tempi che fatica a cambiare. Le stesse considerazioni valgono, ovviamente e soprattutto, anche a livello locale. Tanti sprechi e poca focalizzazione sui problemi reali che necessitano un immediato intervento. Perché non cominciare ad agire concretamente per realizzare una maggiore integrazione con altre città del territorio al fine di migliorare i servizi al cittadino? Sanità, scuola, trasporti, infrastrutture, giustizia…. Tutti i giorni ci troviamo ad affrontare problemi reali, la soluzione dei quali non richiede alcuna dichiarazione di appartenenza politica o chissà quale elaborazione filosofica. Quando si deve prendere al mattino un mezzo pubblico per andare al lavoro o a scuola, i mezzi devono essere a completa disposizione, come capienza, come orari, come pulizia. Veder circolare i pullman vuoti per gran parte della giornata genera disagio, soprattutto quando si pensa che in certe fasce orarie i lavoratori o gli studenti sono costretti a viaggiare su mezzi affollati. La stessa analisi si può fare per i treni, affollatissimi in certe fasce orarie (quelle frequentate da lavoratori/studenti), con carrozze a volte non pulite adeguatamente e quasi deserte in altri momenti della giornata. E che dire delle file interminabili che il cittadino deve fare per un semplice esame del sangue? La fila per prenotare l’esame, la fila per pagare il ticket, la fila per fare il prelievo e magari anche la fila per ritirare l’esito dell’esame. Ma un lavoratore dipendente di quante ore di permesso deve disporre per un semplice esame del sangue? Le stesse osservazioni si potrebbero fare tranquillamente per tanti altri servizi di competenza delle autorità locali. Dovremmo cercare di uscire definitivamente dai campanilismi e dalla difesa del proprio “orticello”. Dovremmo ripartire con un nuovo spirito costituente. Una nuova fase in cui vengano aboliti privilegi, clientelismi e tutti i lacci e lacciuoli che hanno impedito al nostro Paese di raggiungere lo sviluppo ed il benessere di cui noi cittadini saremmo meritevoli. Negli anni ’80 c’era chi cantava “in questo mondo di debiti viviamo solo di scandali e disprezziamo i politici….”. Sono passati 20 anni e le cose, rispetto ad allora, sono addirittura peggiorate. Sono peggiorati i politici, la maggior parte dei quali senza idee ed ideali, che sanno solo pensare ai tatticismi pre-elettorali per vincere le elezioni ma per fare cosa poi? Siamo peggiorati anche noi, il popolo, che, forse perché ormai sfiduciato e privo di entusiasmo non riesce a fare altro che lamentarsi nell’attesa che si possa, prima o poi respirare un po’ di aria fresca e soprattutto pulita.