di Maria Grazia Bartolomei
Sveltire i processi, alleggerire la macchina burocratica, non esagerare con le imposte locali sulle imprese migliora la capacità di tenuta del nostro tessuto produttivo, ma non è sufficiente per assicurare la crescita occupazionale nei termini emergenziali in cui oggi si pone. Bene quindi anche gl’incentivi alle imprese che creano nuovi posti di lavoro o stabilizzano quelli esistenti previsti nel Pacchetto Lavoro proposto dall’Amministrazione comunale di Cesena.
Nell’ambito degl’interventi in campo economico inoltre, si potrebbe favorire maggiormente quelle tipologie d’impresa, come le piccole cooperative di produzione e lavoro, che meglio costituiscono un freno alla perdita di occupazione e di sostentamento a chi si rimette in gioco divenendo l’imprenditore di se stesso e lasciando un capitale a chi subentrerà.
Nel Pacchetto Lavoro in questione sono previste ulteriori azioni sostanzialmente in linea con le raccomandazioni del Consiglio Europeo di giugno sul lavoro, seppure attraverso gli strumenti limitati di cui può disporre un Comune di meno di 100.000 abitanti. Fra queste, i tirocini formativi che facilitano la transizione tra scuola e lavoro, particolarmente necessaria nel nostro Paese, a favore anche di chi non ha proseguito gli studi dopo l’età dell’obbligo. Suggerisco che le azioni d’orientamento al lavoro vengano svolte nei settori più dinamici in termini di sbocchi occupazionali, quali quelli a maggior contenuto d’innovazione, più propensi all’export, operanti nel campo dei servizi alle persone e alle imprese.
Nelle procedure d’assegnazione propongo di dare priorità a chi ha una condizione o un progetto di vita familiare, in coerenza con l’art. 36 della Costituzione, che non concepisce il lavoro in senso puramente individualistico.
Considerato peraltro che le donne sono più colpite dalla mancanza di lavoro, ad esse andrebbe riservata una quota maggiore delle possibilità di accesso, accompagnata da una politica di conciliazione tra tempi del lavoro e tempi della vita familiare.
Alta deve essere l’attenzione, oltre che ai più giovani, anche agli ultracinquantenni che hanno perso il lavoro, fascia d’età che nell’ultimo anno ha visto crescere il proprio tasso di disoccupazione del + 13% nel territorio provinciale.
A fronte di un raddoppio del tasso di disoccupazione tra il 2004 ed il 2012, della crescita “esponenziale” delle ore di cassa integrazione e del consolidamento della precarietà negli avviamenti al lavoro, con prevalenza di nuovi contratti a tempo determinato e ad orario parziale, non può che essere considerato positivo il tentativo di rafforzare la rete di soggetti volti a favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Attorno alle Province e ai Centri per l’Impiego che ad esse fanno riferimento, principale fulcro gestionale del servizio pubblico nel nostro sistema regionale, garanti del corretto funzionamento complessivo e dei diritti degli utenti, è utile che si muovano i Comuni al fine di una migliore personalizzazione delle politiche e dei servizi, permettendo di differenziare le modalità d’intervento per target sociali nella ricerca di occupazione. Parimenti nella realizzazione delle attività è opportuno collegarsi al mondo universitario e delle scuole, valorizzando le eccellenze delle imprese ed il tanto di positivo che c’è sul territorio. Come nel caso della creazione di CesenaLab (promosso da Comune, Fondazione Carisp e Facoltà d’informatica), incubatore per lo start up di nuove imprese high – tech, bisogna proseguire nell’impegno volto a promuovere dal basso processi di innovazione e di diversificazione produttiva al fine di generare nuova occupazione.
L’integrazione, sia istituzionale, sia operativa, dei soggetti, delle strutture, delle risorse e dei servizi, costituisce un fattore assolutamente strategico per ragioni di efficienza, efficacia e qualità delle risposte agli utenti. Il sistema dei servizi per il lavoro presenta ancora ampi margini di sviluppo e proprio la cooperazione tra soggetti diversi costituisce il fattore chiave di questo sviluppo. Si tratta di sensibilizzare gli attori pubblici a rilanciare le opportune sinergie e di coinvolgere le parti sociali e gli operatori privati nello sviluppo di una progettualità che, a partire dal territorio, procuri occasioni di occupazione aggiuntiva. Inoltre la partecipazione di nuovi soggetti in una logica sussidiaria rinsalda una cultura di dialogo e consente un più puntuale monitoraggio dell’efficacia dei programmi e delle misure adottate.
E’ altresì lungimirante attrezzarsi da parte dei Comuni (singoli e associati in Unioni), già da tempo considerati dal legislatore nazionale intermediari speciali tra domanda e offerta di lavoro, per far fronte al probabile venir meno in capo alle Province delle competenze in materia. E’ pure auspicabile un rapido completamento della cornice normativa regionale, così come disposto dalla L. R. n.7 del 19 luglio 2013 (Disposizioni in materia di tirocini) e dalla L.R. n.17 del 1 agosto 2005 (Norme per la promozione dell’occupazione, della qualità, sicurezza e regolarità del lavoro).