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MEDIORIENTE: SUPERARE LE RAGIONI DI UN CONFLITTO

     Giugno 27, 2017   No Comments

Quanto è avvenuto ed avviene, in Medio Oriente, fra palestinesi ed israeliani, non può non turbare la coscienza delle persone serie e responsabili. Che vivono profondi sentimenti di umanità. Che intendono i pericoli ed i rischi, molti, che si accumulano intorno alle vicende di quella parte tormentata del mondo. Scoramento per la guerra, per le tragedie immani che essa comporta, le vite che stronca, le sofferenze, i dolori, le miserie che produce, gli odi che alimenta. Il sentimento non può che essere turbato da tristezza e rabbia. Ma da solo non è questo che può fare germogliare le soluzioni di un tale e lungo perdurevole conflitto. La guerra è esecrabile.
Per evitarla bisogna non cominciarla. Bisogna che non sussistano ragioni che la rendono possibile. Talvolta perfino inevitabile. Altre ancora perfino necessaria ed auspicabile. Affermazioni forti, impegnative. Che irritano solo le anime candide del pacifismo toutcourt. Forse che non si è resa necessaria ed indispensabile laddove occorreva difendere e sconfiggere la sopraffazione, la violenza, la discriminazione, il razzismo, l’autoritarismo che volevano sottomettere popoli, distruggere le libertà, sottomettere individui e nazioni? Forse che non è necessaria per fronteggiare un terrorismo che miete vite umane, sparge violenza e vuole ridurre le coscienze alla schiavitù?
Non ci devono essere ragioni per cominciare le guerre. Non ci devono essere motivi per renderle necessarie ed inevitabili.
Lo stato del Medio Oriente è tale per cui vi sono più motivi e condizioni che rendono, purtroppo, la guerra possibile anzichè il contrario. Ed è per il superamento di queste, in forma stabile e duratura, che si deve porre attenzione, impegno ed azione efficace. Il pacifismo, specie quello nostrano espresso da una certa qual pseudo-cultura di sinistra, è la migliore condizione perché possa sempre prevalere l’arroganza del più forte, del più violento, del più autoritario. Quel tipo di pacifismo è il migliore alleato di tutte le dittature, di tutte le oppressioni, di tutte le teocrazie discriminatorie. È un pacifismo starbico. Vede solo alcune cose e non ne vede altre. Vede solo alcuni effetti e non altri. Non vede mai le ragioni che sono all’origine dei fenomeni di cui vorrebbe far mostra di occuparsi. Non le vuole vedere per non doversi cimentare con l’onere del ragionamento e del discernimento fra le stesse.
Uno degli obiettivi da raggiungere, il più importante, ma non il solo, perché fra palestinesi ed israeliani possa realizzarsi una convivenza pacifica riguarda la realizzazione di uno Stato palestinese. Due Stati, quello israeliano che già esiste e quello palestinese, che non fu voluto dai palestinesi stessi e da quel mondo arabo che si è sempre avvalso, per le proprie politiche, delle tensioni mai sopite fra i due popoli. Lo Stato di Israele deve poter vivere nella sicurezza e nella tranquillità. Deve essere accettato, riconosciuto, rispettato. Deve essere sicuro. Non costantemente sotto il rischio di essere attaccato o colpito. In una situazione dove ancora vi sono quanti vorrebbero invece vederne la distruzione e la definitiva scomparsa dalla geografia mondiale. Vi sono palestinesi che ambiscono a questi risultati invece che a quelli di due Stati sicuri, indipendenti e conviventi. Vi sono quanti come certi iraniani, il loro Governo ed il loro attuale leader che vorrebbero la distruzione di Israele. Che alimentano il terrorismo nei suoi riguardi e dentro il territorio israeliano, contro la popolazione di Israele e non solo quel terrorismo. Se non si rimuovono e se non si sconfiggono radicalmente questi atteggiamenti e queste posizioni, il processo di pace fra palestinesi ed israeliani non troverà mai il suo esito positivo.
La recente guerra nella Striscia di Gaza ha suscitato molte apprensioni ed anche molta commozione di fronte al numero dei morti e dei feriti. Gli aspetti umanitari e della sofferenza umana così drammatica che una guerra porta inevitabilmente con sé, hanno catalizzato l’attenzione mondiale e sono motivo di richieste di impegni anche internazionali affinchè si ponga fine a quei combattimenti e a quelle sofferenze. Certo è necessaria una poderosa azione e una forte iniziativa diplomatica, che coinvolga tutti i diversi soggetti che comunque possono agire in funzione di un risultato positivo. Ma anche questa azione e questa iniziativa non possono prescindere dall’individuazione esatta dei problemi che devono essere risolti per addivenire ad un buon risultato.
Da cosa è scaturita quest’ultima guerra nella Striscia di Gaza?
Gaza è stata data unilateralmente da Israele alla gestione palestinese. Il governo israeliano ha dovuto fronteggiare la violenta protesta dei coloni israeliani che venivano espulsi e portati fuori dalla Striscia di Gaza dai soldati isreliani. Un gesto concreto non meno che oneroso da parte di Israele per avvicinare il processo di pace, non per allontanarlo. Per favorire quel mondo palestinese che ambisce anch’esso alla pace e che cerca con il dialogo ed il confronto di arrivare alle condizioni migliori verso l’obiettivo ultimo di una propria nazione. Si erano fra mille e più tormenti e tragedie compiuti dei passi avanti. Dall’Olp di Arafat chiaramente di stampo terroristico e fondato su uno statuto che prevedeva l’annientamento di Israele si era arrivati a togliere quel presupposto statutario e a far sedere insieme ai vari tavoli di trattativa internazionale sia Israele che l’Olp. Si sono compiuti passi avanti anche nei rapporti con il mondo arabo, vedi l’Egitto e la Giordania. Oggi l’Autorità palestinese di Abu Mazen è volta a ricercare con il Governo israeliano le condizioni per favorire ulteriormente il processo che si era avviato e che difficoltosamente procedeva. Come dimenticare l’uccisione di Rabin da parte dell’esteremismo pur insito in Israele e con il quale non fanno sconti le forze democratiche ed il governo democraticamente eletto di Israele? Poi le elezioni fra il popolo palestinese per decidere i propri dirigenti hanno visto prevalere nella Striscia di Gaza il movimento di Hamas. Che in primo luogo si è combattuto contro la stessa autorità riconosciuta di Abu Mazen e del mondo moderato palestinese fino a relegarli in Cisgiordania. Hamas, che è un movimento chiaramente e dichiaratamente terrorista; che ha nella sua carta statutaria fondamentale l’obbligo della distruzione di Israele; che si arma clandestinamente grazie agli apporti siriani e soprattutto iraniani, attraverso i tunnel alla frontiera con l’Egitto, nel Sinai. Hamas che ha rotto unilateralmente le tregue tanto difficili quanto labili che si erano definite. Hamas, che ha cominciato a lanciare missili sul territorio israeliano, indiscriminatamente per colpire i civili nel numero più elevato possibile, dopo che per lungo tempo avevano seminato morte e terrore con le bombe umane che facevano scoppiare in ogni dove. Hamas, che continua a tirare ordigni nelle scuole, nei paesi, ovunque possa colpire degli inermi ed ignari cittadini. Poteva non esserci una reazione israeliana? Eppure vi sono “anime candide” che credono che fosse dovere di Israele subire tutto questo tacendo e lasciando correre. Assurdo! Non poteva non esserci la reazione del Governo Israeliano che pure è seguita dopo vari richiami ed avvertimenti che quella reazione sarebbe stata inevitabile di fronte al perdurare dell’attacco missilistico sul territorio e le città israeliane. Razzi che hanno seminato morti da un lato, reazione inevitabile dall’altro. È la guarra delle scorse settimane. Le anime candide di cui sopra, a questo punto, quelle con un minimo di cervello che almeno si vergognerebbero di disconoscere l’evidenza che quanto è avvenendo ha preso le mosse da questo procedere avviato colpevolmente da Hamas, altro non hanno trovato che dire e sottolineare la “sproporzione” della reazione israeliana. Ma che significa sproprzionata reazione? Hanno semplicemente reagito ponendo in campo la loro forza che certo è maggiore e più attrezzata di Hamas. La guerra, purtroppo. E la guerra è la guerra. Coloro che la fanno cercano di vincerla. E per quanto cerchino – e questo lo fanno sicuramente gli israeliani – di colpire soprattutto le postazioni dei guerriglieri e dei terroristi i maggiori drammi, lutti, sacrifici li deve sopportare, purtroppo, la popolazione civile. Peraltro una popolazione civile palestinese che senza alcun scrupolo viene sovente e massicciamente utilizzata proprio dai terroristi di Hamas come scudo umano sacrificabile dinnanzi alle armi che reagiscono. Arsenali nascosti nei luoghi di preghiera, nelle scuole, negli ospedali. Il cinismo atroce di una avanguardia terroristica che non si cura minimamente del proprio popolo e delle immani sofferenze che gli arreca. Ciehi di fanatismo e di odio. Gli ingredienti che non potranno mai portare la pace in alcun luogo. Fermare la guerra è l’obiettivo necessario. Di tutti. Ma bisogna fermare e sconfiggere Hamas. Bisogna fermare e sconfiggere i terroristi. Non staremo mai dalla parte dei terroristi, perché sono essi che cominciano le guerre. Non le democrazie. Non staremo mai dalla parte di coloro che anche nelle nostre piazze fuori da ogni buon senso e logica tengono le ragioni di chi ha le colpe e facendolo mischiano e perfino resuscitano spettri ancor più pericolosi come sono i frammischiamenti che oggi intrecciano antiisraelismo, con l’antiebraismo e l’antisemitismo. Purtroppo anche questa forte e pericolosa confusione non aiuta i processi di pace vera. La comunità internazionale fa bene ad assumere tutte le iniziative necessarie per impedire il risorgere di ogni conflitto nella striscia di Gaza. Sicuramente troverà disponibilità da parte israeliana. Occorre però che si determinino le condizioni di una tregua duratura. E per evitare che si debba registrare la continuazione della guerra o un suo posticipato reinizio occorre che si evitino le ragioni che l’hanno scatenata questa volta e che possono farlo anche in seguito. Bisogna evitare gli attacchi e il lancio di razzi nei riguardi di Israele. Questa guerra è cominciata con i razzi di Hamas sul territorio israeliano, non con la reazione dell’esercito della stella di David. Gli attacchi comportano inevitabilmente delle reazioni. Per il futuro di quella terra occorrono due Stati che si riconoscono e che si rispettano. Che possono vivere in sicurezza. Ma se una parte ha come obiettivo la distruzione dell’altra, sarà difficile ed impossibile arrivare alla pace e a questo risultato. Così facendo nuocendo terribilmente anche nei riguardi dei tantissimi palestinesi che, invece, una loro nazione vogliono e che per essa, per la convivenza e la pace con Israele stanno lavorando.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 27, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 27, 2017 @ 9:26 am
  •   In The Categories Of : Politica Nazionale

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