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Making PD swinging and cool again

     Giugno 28, 2017   No Comments

di Federico Bracci

In questo momento ci si potrebbe soffermare in lunghe analisi sulla fine dell’esperienza delle larghe intese e sul fatto che l’ennesima ed imminente caduta di un governo in questo paese non provochi più alcuno stupore tra i cittadini italiani, che vivono in un mondo ormai troppo distante da Roma. Lascio ad altri l’interpretazione di questi frenetici giorni di fine settembre per cercare, da inguaribile speranzoso, di guardare oltre e proiettarmi nel futuro prossimo.

Per farlo voglio partire dalle immagini di quelle ottomila persone che sono accorse alla Festa del PD di Modena in una sera d’estate per sentire parlare un giovane sindaco di politica.

O alle immagini di altrettante migliaia di cittadini che per lo stesso motivo hanno riempito le arene di altre feste sparse in diverse zone della nostra regione, da Reggio Emilia sino a Borgo Sisa nel forlivese.

Visti i  tempi che corrono, certe manifestazioni di entusiasmo e affetto per la politica non passano di certo inosservate.

Parlando per esperienza personale, come è stato già sottolineato da molti, andare ad un comizio di Matteo Renzi oggi è un po’ come partecipare ad un grande concerto; è impressionante la marea umana di persone che cerca di accaparrarsi un posto nelle prime file per vedere bene da vicino il rottamatore, tanto che pur arrivando un’ora prima al comizio si può rischiare addirittura di non trovare posto a sedere.

Del resto è da anni che attorno a questa figura e alle sue idee si sono sviluppati un interesse ed una curiosità sempre maggiori. Ma qualcosa a partire da quest’estate è cambiato, e il suo passaggio a più tappe nella nostra Emilia Romagna ha segnato una svolta. Ad affollare quelle piazze in queste ultime occasioni erano presenti anche tantissimi militanti della prima ora, persone che alle scorse primarie avevano deciso di non sostenerlo e magari di non prenderlo troppo in considerazione per il semplice fatto di esser cresciuti in una scuola di pensiero in cui il motto era sempre “fedeli alla linea” e al segretario.

Non è un caso che sia partito proprio dai nostri territori. Matteo è venuto nella regione da sempre più  rossa d’Italia a prendersi i voti e l’affetto anche di quella base storica un tempo a lui ostile, ed ha toccato le corde più profonde del suo cuore risvegliando in essa la voglia di riscatto e la speranza, dopo una vita di delusioni e tradimenti da parte di quei dirigenti che per anni si sono approfittati della fiducia di queste persone.

Se da un lato non si può che esser contenti di fronte a queste nuove e sincere adesioni alla battaglia per il rinnovamento del partito e del paese, dall’altro non si può che rimanere basiti dinnanzi a frenetici e repentini cambiamenti di rotta da parte di figure di spicco del PD che fino a ieri hanno ostacolato con ogni mezzo questo processo di cambiamento e che ora, mossi da opportunismo e da una non troppo velata “peppa”, si affrettano a saltare goffamente sul carro e ad insegnare al mondo l’alfabeto renziano.

Il problema per costoro è che se tutto ciò non è accompagnato dalla profonda e sincera consapevolezza del fallimento del modello di governo emiliano-romagnolo  riproposto su scala nazionale, e del disastro del modo di condurre il partito negli ultimi 4 anni, queste persone non risulteranno mai credibili.

Lo stesso Renzi è stato però molto chiaro nel ribadire a più riprese che non esistono i renziani e che nel Nuovo PD non si riceveranno trattamenti privilegiati per il semplice fatto di avere sostenuto la sua causa prima di altri. Può piacere o meno, ma questo non è altro che la trasposizione nei fatti del concetto a noi tanto caro di meritocrazia: a prendere in mano il partito, anche a livello locale, devono essere persone in gamba, mosse dalla passione per la politica e in contatto con il mondo reale. Proprio nelle nostre terre forse, dove il partito governa da tanti anni, si sente il profondo bisogno di una svolta che sia percepibile da tutti quei cittadini che si aspettano riposte nuove per problemi nuovi. L’obiettivo non è creare una nuova schiera di funzionari che vivano ventiquattro ore su ventiquattro nel partito e che vedano esso come l’ufficio di collocamento e il luogo delle uniche relazioni. Questo voglio ribadirlo a tutti quelli che si preoccupano anche da noi di discutere della separazione tra la figura del candidato premier e quella del segretario anziché rimanere sulle questioni vere: il partito non è il fine, ma lo strumento. Il fine è cambiare il paese.

Questa sarà la differenza di visioni fondamentale che accompagnerà i (speriamo) prossimi passaggi congressuali.

A chi teme che quello che verrà sarà un partito personale, ricordo che se Renzi avesse mai voluto fare un partito ad hoc incentrato esclusivamente sulla propria persona, non avrebbe di certo aspettato così a lungo e non sarebbe rimasto dove invece è convintamente  tutt’ora. La nostra battaglia non è finalizzata all’affermazione personale di un solo individuo.

L’aspirazione che abbiamo è quella di creare un partito nuovo e attrattivo come doveva essere sin dal 2007, che diventi lo strumento in mano a tutte quelle persone che vogliono fare dell’Italia un paese finalmente moderno e leader in europa e nel mondo. Lo stesso discorso vale per il rapporto tra il partito e tutte le realtà territoriali.

Il vertiginoso calo delle iscrizioni colpisce anche il nostro livello locale, e non ha senso nel 2013 nascondersi dietro il mito della tessera e parlare solo ed esclusivamente tra e per gli iscritti come qualcuno vorrebbe. Il nostro Statuto mette addirittura prima la parola “elettore” rispetto a quella di “iscritto”, e non perché vi sia una gerarchia tra le due, ma per il semplice fatto che l’elettore se coinvolto può diventare l’iscritto del domani, andando così ad allargare una platea di persone che altrimenti può sol che restringersi.

Abbiamo bisogno, anche nella nostra realtà cesenate, di un partito che riprenda in mano questo spirito originario con cui era nato e lo faccia suo più che mai. Un partito che ragioni in maniera dinamica, e che proprio in virtù di questa sua struttura aperta e inclusiva sia a tutti gli effetti centro vero di elaborazione di idee e progetti, nonché di discussione, sfruttando le immense praterie che sono oggi offerte nel campo della comunicazione e della partecipazione.

Questo è l’unico modo per attrarre energie nuove, e vincere le sfide che abbiamo davanti.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 28, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 28, 2017 @ 11:48 am
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