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La UIL e il Sindacato Riformista

     Giugno 26, 2017   No Comments

di Learco Sacchetti

  La stagione Congressuale della UIL si è conclusa. Abbiano vissuto prima all’interno della FeNEAL  (la categoria delle costruzioni della UIL) una intensa e impegnativa fase Congressuale, culminata con quella sicuramente più intensa e importante fase di cambiamento, ben percepito durante i lavori del recente Congresso Confederale della UIL di Roma. Cambiamento importante, definito lucidamente e condivisibilmente anche sulla “Voce Repubblicana” dal suo Condirettore, l’amico Italico Santoro: La UIL ha scelto un “percorso ambizioso da verificare con i fatti”.

Una analisi della relazione di Luigi Angeletti, soprattutto laddove egli ha cercato di disegnare il profilo di un moderno “Sindacato Riformista”. La sua Relazione infatti, meno di un’ora, un vero record per chi conosce i rituali di quelle che una volta si definivano “organizzazioni ci massa”- può essere vista in due parti. Più scontata la prima, dedicata alla crisi economica internazionale; ricca di spunti innovativi la seconda, incentrata sul ruolo del Sindacato in Italia in un momento in cui la Politica, e il mondo che intorno essa ruota, sembra invece essere finita in un pantano.

Nella prima parte della sua relazione, come detto la più scontata, Luigi Angeletti ha ripercorso tempi e modi della crisi in atto, respingendo la teoria della paura e del declinismo, mentre ha apprezzato la politica di prudente rispetto dei vincoli di bilancio adottata finora dal Ministro Tremonti. Ma ne ha sottolineato ora la necessità di un cambiamento di passo, uno stimolo a sostegno della crescita in atto fondato sulla riduzione del carico fiscale. Sostenendo che questo obbiettivo va perseguito tagliando le tasse che gravano sul lavoro dipendente e sulle pensioni.

L’aspetto che più riassume il senso di questa parte della sua relazione è in una citazione di Keynes. Criticando il pessimismo dilagante durante un’altra crisi, quella gravissima del 1929, il grande economista inglese sosteneva che si scambiavano per “reumatismi” quelli che in realtà sono disturbi della crescita, e in particolare di una crescita troppo veloce, ricordando che “la fase di assestamento fra un periodo economico e l’altro non è mai indolore”.

Ma è della seconda parte della relazione del Segretario Generale della UIL, quella in cui ha trattato i lineamenti di un Sindacato Riformista, che sono emerse le vere novità. Novità che ci sembra di poter riassumere in tre punti. In primo luogo, il ritardo nel Sindacato nel rivedere la sua politica contrattuale: il famoso modello del ’93, quello basato sull’inflazione programmata per la determinazione salariale dei contratti nazionali, superato da tempo; gli aumenti salariali vanno legati invece agli incrementi di produttività territoriale e aziendale, che è poi la strada sia per valorizzare il lavoro e il suo rapporto alla crescita dell’impresa, sia quindi per migliorare le condizioni di reddito dei dipendenti.

Una tesi questa sostenuta in polemica con la CGIL, che come sappiamo non ha sottoscritto il nuovo Modello di riforma del sistema contrattuale e che in genere, com’è nella sua storia, “impiega una decina d’anni ha riconoscere la bontà di certe scelte”, ma che stà a sottolineare anche un salto di qualità verso una concezione decentrata e-si direbbe-“mercatista” del contratto nazionale di lavoro, come a dire che, siccome non ci fidiamo di noi stessi , non si possono quindi accettare deroghe.

Il secondo punto, il rifiuto dell’egualitarismo, “che non può più essere il valore fondativo” della giustizia sociale” e che anzi “genera impoverimento”. Deve esser il merito, invece, a governare in futuro le “relazioni Sindacali e i rapporti tra i soggetti della produzione”, perché è il merito ad essere un valore democratico e progressista “anche se una parte della sinistra lo ignora”.

Terzo punto infine, in un momento in cui la politica “è ripiegata su se stessa…in un estenuante contrapposizione tra berlusconismo e anti berlusconismo”- con il conflitto di interessi e il legittimo impedimento che “sembrano essere diventati l’alfa e l’omega dello scontro politico” – la rivendicazione orgogliosa di quella cultura laica e riformista “che, nelle fasi in cui ha prevalso, ha saputo realizzare la vera modernizzazione del Paese”. Ed è da questa cultura che Angeletti deriva le ragioni stesse di un “Sindacato Riformista”. Sono sfide queste lanciate all’intero movimento Sindacale Italiano e, in primo luogo, alla stessa UIL. Disegnando un percorso ambizioso, tutto da verificare nei fatti. Ma sono anche novità che rendono importante il Congresso e fanno dire, della UIL, che i suoi sessant’anni sono portati bene. E noi tutti siamo orgogliosi di farne parte.

E lo siamo anche noi della FeNEAL-UIL, ha affermato il Segretario Generale Antonio Correale per il ruolo che dobbiamo svolgere, e condividere fra Governo, Istituzioni Locali e Parti Sociali. E, concludendo il suo intervento al XV Congresso della UIL, ha fermato: il nostro Dna ci spinge a non aver paura del rinnovamento e dei cambiamenti. L’Italia di domani avrà molto bisogno ancora di un Sindacato forte, che dia centralità al lavoro, che sappia discutere e insieme soluzioni utili per il mondo del lavoro dipendente, così come per i giovani e per le condizioni economiche e di vita di tanti anziani che hanno dato molto alla nostra Italia, ricevendo spesso troppo poco.

Ora però, a stagione Congressuale conclusa, le molte cose che sono accadute imporranno un cambiamento di approccio al nostro “Fare Sindacato” sia a livello nazionale che territoriale. Anche perché sarà sempre più il territorio, coinvolto nel processo del Federalismo con tutte le sue dinamiche, che lo riguarderà più da vicino il luogo dove si realizzerà la produttività di sistema e quindi il miglio utilizzo anche ai fini e scopi sociali oltre di maggior reddito per i lavoratori. E’ soprattutto per questo che il nostro cammino, connotato di riflessione e di azione politica-programmatica deve poter riprendere sapendo che, occorre avere ben chiaro verso quali terre e porti approdare.

E mi piace qui ricordare, ad esempio, il recente Libro di – Luciana Sbarbati e Ipperide Ippoliti – dal titolo: La Nostra Repubblica. Anche e soprattutto per il senso dello Stato e delle Istituzioni che abbiamo, dei bisogni delle nostre genti così per i lavoratori risiedenti in un Paese Civile e Democratico, per chi ha le nostre radici e la nostra storia nel “repubblicanesimo”. Allora dobbiamo ritrovare lo spirito autentico dello stare insieme, così come occorre nei tempi e nei modi possibili e alla luce del sole, nel rispetto delle nostre attuali diversità di vedute magari anche politiche, ritrovarci per rinsaldare il nostro essere e soffermarci quindi sul come affrontare e aiutare quel “percorso ambizioso”, per fare di tutta la UIL “Il Sindacato Riformista” di domani.

Serviranno nuove regole sulla Rappresentanza e la Rappresentatività per tutti i Sindacati, come tale necessità riguarda il mondo della rappresentanza imprenditoriale più in generale, così come saranno indispensabili nuove regole interne a tutta la UIL, non solo per evitare l’effetto “quozienti”, per la elezione dei suoi Organismi strettamente legati al tesseramento, ma anche per una politica di adesione al Sindacato che sappia ritrovare riscontro nel territorio attraverso una politica del tesseramento meglio coordinata e gestita, può avere allora un suo valore. Così come servirà un modello magari anche sperimentale di rinnovamento del Gruppo Dirigente, da individuare necessariamente anche attraverso un sistema di gestione economica-finanziaria condivisa, che sappia far fronte alle necessarie aspettative e di merito dello stesso, nel rispetto delle gelose autonomie Categoriali della UIL che, (diversamente dalla CISL e dalla CGIL) non dimentichiamolo mai, la UIL è una Unione di Categorie.

Serve per questo un grande lavoro di umiltà, ma anche e soprattutto servono “energie nuove” che sappiano nel contempo essere al passo coi tempi, sapersi confrontare e fare ricerca con le nuove tecnologie perché se è vero che per conoscere e studiare l’uomo non ci sia di meglio che la strada, così oggi il “futuro cammina sui sentieri digitali” delle vere e proprie autostrade digitali fatte di reti dove tutto o quasi avviene. Che sappiano contemporaneamente restare connesse con la propria storia e ancorate a quelle radici che consentano ancora all’albero della UIL di produrre quelle foglie nuove e variegate, perché (come si sta confermando nei nostri tempi di bipolarismo cosiddetto coatto tra il berlusconismo e l’anti berlusconismo) non dobbiamo mai dimenticare che, chi è senza storia non ha futuro. L’unità dentro la UIL l’abbiamo sempre saputa trovare nel suo pluralismo e la difesa della sua identità e delle sue radici laiche e riformiste non devono servire solo per fare verità, ma soprattutto devono servire per porre le premesse per quella prospettiva che vuole la Uil il Sindacato riformista del futuro.

Del resto, anche la risoluzione finale del XV Congresso della UIL e della relativa Delibera approvata, nel richiamare alcune di queste prerogative come  quella sulla gestione delle risorse economiche finalizzate al territorio e delle necessarie nuove regole sia Statutarie così come per lo stesso Regolamento applicativo, a tutto questo come naturalmente anche ad altro, si riferiscono. Forse sarebbe proprio il caso di parlare della necessità di un “progetto democratico” fatto di regole condivise per un nuova “governence” della UIL a sostegno del Sindacato Riformista. Ecco, anche in questa ennesima occasione, ritengo non servano calcoli di convenienza, bensì poter far circolare idee per poterci confrontare serenamente perché, come dice da tempo Angeletti, non possiamo fare a meno di pensare con la nostra testa e io ho la mia e ho sentito il bisogno di esternare ciò che penso, senza secondi fini. Ma con la forza della volontà perché “occorre fare” e agire per poter laicamente risalire la corrente e non lasciarsi trascinare verso una qualsiasi deriva.

Forse, a ragion veduta, la scelta magari anche sofferta   fatta da alcuni amici della UIL Romagnola per difendere un nostro “presidio politico-sindacale” all’interno della UIL Regionale, voleva andare in questa direzione e, se così fosse, potrebbe diventare in questo contesto, un utile stimolo e approdo.

Un presidio che non dobbiamo dimenticare deve preservarci, oltre alla CGIL, anche nei confronti della CISL, nonostante questa fase che ci vede traghettare il ruolo del movimento Sindacale Italiano verso quel nuovo percorso ambizioso a cui vorremmo magari approdare possibilmente unitariamente. Perché molto lavoro resta da fare ancora, perché la riforma del modello contrattuale esplichi appieno le sue potenzialità, sia sul fronte della piena esigibilità del secondo livello di contrattazione-cosi come per la riduzione del numero dei CCNL in 4/5 filiere intersettoriali- e infine la definizione del modello di Welfare territoriale da sostenere attraverso la Bilateralità tra imprese e lavoratori. Come si può vedere, la conclusione della stagione Congressuale ha sì chiuso una fase, ma ne ha sicuramente aperta una nuova appunto, quel “progetto ambizioso” da verificare nel tempo. Ecco perchè non dobbiamo rassegnarci mai, nella Politica così come nel Sindacato, soprattutto per un aspetto che ci tocca molto da vicino nella UIL: non rassegnarsi al non sapere chi elegge chi e in base a quali regole ! Non può essere che un dirigente resti nella attesa di diventare designato, poi successivamente legittimato attraverso il voto. Ma designato da chi ai vari livelli dell’Organizzazione (orizzontale e verticale) e in base a quale mandato? Perché alla fine, dopo tutto questo percorso, si resterebbe sempre un semplice, pur se importante “quoziente” designato! Come se fossimo diventati una S.p.A., senza averne i riscontri della stessa, come ritorno nelle rappresentanza.

Se in passato erano le componenti politiche a fare queste scelte di “designazione” relativamente alla loro rappresentatività, dopo un lavoro di verifica e consenso al proprio interno, per passare poi alla legittimazione attraverso il voto, non vi può essere alcun dubbio che oggi, con l’introduzione dei “quozienti”, siano diventati i Segretari Generali e quelli Organizzativi a svolgere tale ruolo. Dopo tante ricerche anche inventate sul superamento delle componenti o costruite ad arte per escludere, sarebbe buon segno se quelle identità venissero assunte come leva per la definizione di quelle nuove regole evocate. Altrimenti, tutto il resto poco importa. Quindi, questo stato di cose non ci può soddisfare, perché inadeguato a quel “percorso ambizioso” di tutta la UIL che andiamo sognando.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 26, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 26, 2017 @ 9:52 pm
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