di Denis Ugolini
La sinistra di governo che non c’è. Che non c’è ancora. Sono trascorsi novantanni dalla nascita del Partito Comunista d’Italia, a Livorno. Scissione del PSI. Venti anni fa a Rimini finisce il PCI. Nasce il PDS e si forma Rifondazione Comunista. Poi si fanno i DS e poi si arriva al PD. E la sinistra di governo non c’è ancora. È una grande storia quella del PCI, indubbiamente. Lenti passi avanti, molto lenti, in termini occidentali, ad esempio, solo nel 1976 il PCI accetta il Patto Atlantico. “Tuttavia il PCI – ha ragione Emanuele Maccaluso – non promosse mai un revisionismo politico-ideologico tale da collocarlo fuori dal “campo comunista””. E a sinistra non hanno ancora fatto completamente e appieno i conti con la loro storia. Più di una palla al piede. “Nel PD la parola sinistra è interdetta – è sempre la lucida valutazione di Maccaluso. Il PD non fa parte della famiglia socialista europea”. Il miracolo di una forza di centrosinistra maggioritaria, conseguenza della sola cancellazione della storia del PCI e del PSI non c’è stato. “La nascita del PD ha coalizzato solo i gruppi dirigenti seguiti da un pezzo di elettori che non vedono altro a sinistra. Nessuna nostalgia per il passato. Tuttavia abbiamo sempre pensato che quella storia ripercorsa criticamente poteva servire a riproporre una sinistra di governo. E lo pensiamo ancora”. Ma è ancora di là da venire. Semmai è quella roba che dice Ernesto Galli Della loggia del PD. “Manca di un vero programma, di punti concreti sui quali definire la propria identità, di proposte con cui presentarsi all’elettorato. L’unica cosa su cui nel PD c’è una parvenza di dibattito è solo la tattica da adottare per far fuori Berlusconi e sugli eventuali alleati ai quali ricorrere”. Sarà una sinistra di governo, questa? Per non rimarcare poi un’altra verità espressa da Galli della Loggia: “Il PD non ha un vero leader, non ha un capo…una persona in grado di prendere decisioni vincolanti per tutti perché titolare di un consenso non da contrattare ogni volta… insomma esattamente ciò che il povero Bersani non è.” E nei conti che dovrebbero fare con la loro storia ci deve anche stare il fatto che vengono da un partito che il capo ce l’aveva e comandava e gli altri seguivano…anche se molti alla maniera ovina. Berlusconi con degli avversari così non solo può dormire sonni tranquilli, ma può anche andare a puttane che non gli succede nulla. Il dramma lo viviamo noi italiani e lo vive il nostro paese, immiserito fra il berlusconismo che abbiamo sotto gli occhi e una sinistra di simil fatta. Che fa anche paura per come asseconda e sta prona a quei poteri che usano di tutto per far soccombere l’avversario. Tutto tranne che misurarsi per vincere il confronto sulla base del consenso democratico. Spesso i prodromi del regime stanno più in questi atteggiamenti che laddove lo si vuole vedere e non c’è. Nella fratricida lotta delle tifoserie italiche (che schifo!), quella berlusconiana si compiace di parlare di comunisti e ne trae vantaggi. Drammaticamente amare, invece, sono le constatazioni e le valutazioni che possono fare (e siamo fra quelli) coloro che per una sinistra moderna e di governo si sono spesi, hanno battagliato, incalzato, spronato e partecipato a sforzi caduti purtroppo in assai poco se non in nulla. Che delusione! E dire che a sinistra, e noi lo vediamo anche nel nostro piccolo nel dibattito che sollecitiamo in queste nostre pagine, c’è fior fiore di intellettualità positiva, di apporti qualitativi seri, scevri di quella stupidità che pure spesso si incontra di supposta superiorità morale che è una delle bufale che andrebbero rimosse. E già sarebbe una buona prova di cui tener conto e da apprezzare. Ma purtroppo la classe politica dirigente di questa sinistra è quello che è. Poca roba. Non dico lungo i novanta anni di storia dentro la quale ci sono pagine straordinarie; ma lungo gli ultimi anni della supposta evoluzione della sinistra, quella passata attraverso le “cose”, le “contaminazioni” culturali (che ipocrisie!), le “rivoluzioni liberali” (chissà se ne hanno un’idea di certi termini di cui spesso abusano riempendosi vacuamente la bocca!) che cosa si può dire sia emerso se non il quadretto espresso autorevolmente dalle citazioni di cui sopra? È ancor maggiore l’amarezza dal momento che continuiamo a ritenere quanto sarebbe importante, necessaria, una sinistra di governo alla quale non solo guardare con simpatia, ma alla quale potere portare anche un proprio concreto e attivo concorso. Ci vorrebbe un terreno di contaminazione vera. Culturale e politica. Ma oggi, il PD ad esempio, anche a livello locale, che cosa è se non uno strumento, un partito di mero potere e di mera gestione? Quando, dove, in che occasione è possibile riscontrare e misurare uno spicchio di spazio per provare, confrontare, misurare contaminazioni culturali e politiche vere e serie? E, per favore non si dica che sono effetto di quelle contaminazioni certe figurine poticce inglobate in livrea di servetti sciocchi che non mancano certo. Ne ho in mente alcuni che figuravano, peraltro, nelle schiere di chi riteneva la loro cultura di provenienza impossibilitata ad un “rapporto innaturale a sinistra”. Se fan testo fan testo all’incontrario non certo a favore di certe tesi. Ma prescindiamo da queste mediocrità, anche se purtroppo è nel PD che pare non riescano, ne sappiano prescinderne. C’è un guado da passare. Le tattiche, i tatticismi, vanno bene e servono pure. Ma a cosa, per cosa? La sinistra deve dire con chiarezza cosa è e cosa vuole. Qui si vede se è sinistra di governo e moderna o non è. Sulle problematiche del lavoro in seguito agli ultimi stravolgenti e significativi fatti. Rispetto alle posizioni della CGIL. Su quale riforma istituzionale vogliono impegnarsi ed essere disponibili con chiunque a trovare soluzioni di ammodernamento e di uscita dall’impasse di “questa” repubblica impantanata. Se una riforma della giustizia che necessita, la vogliono e come, invece di restare al palo dei servizievoli del conservatorirmo giustizialista. Quali liberalizzazioni intendono perseguire sul serio. Non penseranno di avere esaurito le questioni con la mediocrità di certe “lenzuolate”? O devono essere i fautori del nuovo sistema monopolistico delle Partecipazioni comunali alla Hera? Quale riassetto dello Stato a livello periferico hanno in mente che non sia solo la contrarietà alle altrui proposte magari partendo dalla fin troppo facile critica al discutibile federalismo in campo in questi giorni. Sulle Province, sulla riduzione dei Comuni, delle Comunità montane, nemmeno a parlarne? Sul nucleare è la sinistra demagogica e “verdista” o è quella che ha saputo finalmente revisionarsi in modo positivo alla Chicco Testa? E si potrebbe continuare. Sul piano regionale, a noi più vicino. Che sinistra di governo è quella che lascia languire un sistema sanitario per il quale occorrono interventi e non mancano proposte che dovrebbero essere subito affrontate. Ad esempio la definizione di una sola Asl di Area Vasta romagnola in luogo delle attuali quattro Ausl. O forse il massimo dei contenuti di una sinistra di governo in Emilia-Romagna sono quelli che si dovrebbero trarre dalla scelta di aver posto in capo all’Assessorato alla sanità il rappresentante della maggiore lobby interna della struttura sanitaria? Questa è sinistra di governo? Ma per favore! Possibile che neppure a livello locale si debba riuscire ad avere non dico delle risposte soddisfacenti, ma almeno una possibilità vera di interlocuzione e una disponibilità vera a cercare delle soluzioni migliori per la nostra collettività? Il terreno di confronto non manca. Manca il confronto perché non ce n’è la predisposizione culturale e la volontà politica conseguente. E se si dice che questo non è vero, a noi farebbe piacere che lo si dimostrasse. Affermazioni, pronunce, annunci, presenzialismi non fanno la sostanza, né la prova di quel che occorre. Né una politica di sinistra riformista e di governo. Che ci rimane? L’ennesima delusione? O si può nutrire una ragionevole attesa? Preferiremmo. Ritenendo utile e necessaria una sinistra di governo per la quale ci piacerebbe anche impegnarci.