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La sinistra? Chi la rappresenta? Quali obiettivi?

     Giugno 26, 2017   No Comments

di Ines Briganti

Chiedevo ad un amico: devo scrivere una mia riflessione su dove va questa sinistra, tu come risponderesti?

“Io mi farei qualche altra domanda” mi ribatteva: “c’è ancora una sinistra? E se c’è, chi la rappresenta? E quali obiettivi si pone? Bisognerebbe anche chiedersi: in mezzo a questo disfaci-mento del partito che per antonomasia (forse) e per numeri (sicuramente) ha incarnato la sinistra, quale rappresentanza politica esso può avere ora?” Ebbene, proprio in questi giorni, dopo un mese denso di iniziative inerenti i temi legati alla Liberazione e agli anni del terrorismo, con il coinvolgimento di scuole, istituzioni, e di tantissima gente, devo dire che nel nostro Paese c’è – eccome! – una sinistra.

E’ costituita da tutte quelle persone che ho visto partecipare alle iniziative, che incontro in occasione di eventi culturali e anche nelle assemblee di partito, ultimamente molto partecipate. Si tratta di donne e uomini di età diverse, anche di giovani – fortunatamente – di cultura e professioni diverse che si riconoscono però in alcuni principi fondamentali e inderogabili: il rispetto delle istituzioni, delle norme e delle regole di convivenza civile espresse nella Costituzione, quali la laicità dello Stato, l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge, il rispetto dei diritti all’istruzione, alla salute, al lavoro, l’eliminazione dei privilegi, la lotta alla corruzione, al malaffare, ai soprusi, all’arroganza dei poteri e dei potenti.

Qualcuno potrebbe eccepire che ogni persona, senza distinzione di destra e di sinistra, può riconoscersi in questi principi: può essere, anche se quello che è successo nel nostro paese negli ultimi vent’anni mi convince del contrario, ma la differenza comunque si presenta quando si tratta di stabilire con quali strumenti si devono realizzare questi obiettivi, e come mantenerli e salvaguardarli una volta acquisiti. In un paese “normale”, in una qualsiasi democrazia occidentale intendo, destra e sinistra si alternano al governo in un esercizio di sana competizione. Da noi no. Da vent’anni a questa parte tutto questo è mancato: ancora una volta bisogna riconoscere che una causa grave dei mali del Paese Italia è stata ed è la mancata nascita di una destra, ovviamente conservatrice ma laica, liberale, così come avviene per molti paesi nel mondo. Tale non è stata la vecchia DC, men che meno il partito non-partito di Silvio Berlusconi.

Per tornare al filo del nostro ragionamento, in questi venti anni i partiti che per cultura e per loro storia avrebbero dovuto mantenere saldi quei principi che la gente di sinistra ha continuato -nonostante tutto – a mantenere vivi nella propria mente e nel proprio cuore, hanno lentamente ma progressivamente tradito i propri elettori, fino al disastro dei nostri giorni, in cui si è arrivati ad una sconfitta storica – e non per colpa degli elettori !

Per questo ho voluto distinguere la sinistra come base elettorale e la sinistra come partito. E’ stato il partito che ha tradito il proprio elettorato: non è stato in grado di parlare con chiarezza, di programmare, di realizzare nulla per il bene dei cittadini e del Paese; buona parte dei dirigenti e degli organismi burocratici di potere hanno scimmiottato consapevolmente il berlusconismo, determinando in questo modo la fuga di parte del proprio elettorato prima verso la Lega poi verso l’astensionismo e infine verso il M5S. Sono state uccise le cose più importanti per un elettore di sinistra: la speranza e la fiducia nella partecipazione politica – vedi lo straordinario afflusso a tutte le primarie! Ci hanno fatto credere che era inevitabile, necessario un governo di pacificazione nazionale quando in realtà fortunatamente non c’è stata alcuna guerra. Ed ora vengo all’ultima, anzi alla prima domanda: dove va questa sinistra? Mentre scrivo il primo ministro Letta (ex vice-segretario del PD!) intervistato da Fazio ha detto due cose importanti: “Si farà un congresso, le migliaia di militanti, iscritti, i circoli, decideranno quale progetto dare al partito; ai nostri iscritti daremo la possibilità di guardare lungo, il disegno del PD sarà quello di mettere insieme tutte le diversità.” E ha aggiunto, a domanda precisa, “io mi dimetto se dobbiamo fare tagli alla cultura, alla scuola e all’università”.

Mentre ascoltavo queste parole non potevo non pensare a quello che avevo sentito poco prima:”Mai al governo col PDL”. Pertanto io non so più, a questo punto, dove andrà la sinistra–partito PD; so bene invece, e ho la presunzione di interpretare il pensiero di molta sinistra-cittadini, dove vorrei che andasse. Deve diventare, finalmente, quella sinistra delle riforme a cui in molti avevamo creduto, riappropriandosi di quei valori che la storia le ha affidato, da realizzare ovviamente in un contesto nuovo, quindi aperta al confronto con tutte le forze laiche progressiste di sinistra, pronte a misurarsi in uno scenario europeo sui temi del lavoro, della cultura, della libertà di pensiero, di parola, dell’antifascismo. Il che vuol dire, concretamente, saper mantenere un dialogo costruttivo e leale col partito di Vendola e saper rispondere positivamente ai cittadini delusi, che chiedono giustizia, rettitudine e moralità.

Ma per fare questo serve una rivoluzione copernicana all’interno della classe dirigente della sinistra e del PD: vanno valorizzati i meriti, la passione politica, le competenze, l’onestà, la lealtà – sempre – mai la fedeltà ossequiosa, spesso opportunistica; infine va rispettato il necessario ricambio generazionale.

Se il Partito Democratico tradisce questi fondamenti la sinistra non può che snaturarsi e sfilacciarsi in tante correnti, che rispondono solo ad opportunismi personali o a lobby di potere. E questo sarebbe a mio avviso devastante non solo per il Paese-Italia ma anche per il nostro più grande Paese-Europa, ove purtroppo si avvertono sinistri scricchiolii. Il PSE, che rappresenta la sinistra europea, non può non essere attento alle conseguenze che la politica finora perseguita dall’Unione ha prodotto all’interno di alcuni Paesi come la Bulgaria e l’Ungheria. Nel cuore dell’Unione Europea, in Bulgaria, padri di famiglia esasperati si ribellano al risanamento; in Ungheria avanza il fascismo, è stata modificata la costituzione e già diverse libertà – di espressione, di tipo di famiglia, di religione – sono state limitate o soppresse. Soprattutto per queste ragioni la sinistra deve chiedere al Parlamento Europeo di parlare con un linguaggio diverso da quello dello spread, delle tasse e dell’austerità.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 26, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 26, 2017 @ 10:27 pm
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