di Giacomo Franchi
Il dramma degli incidenti stradali è uno dei problemi più gravi che assillano il nostro paese. Nonostante i dati degli ultimi anni siano incoraggianti, il sinistro stradale rappresenta ancora la prima causa di morte tra i giovani al di sotto dei 30 anni. L’Italia risulta in linea con la media europea rispetto all’obiettivo fissato dalla UE con il Libro Bianco del 2001 che prevedeva per tutti gli stati membri una riduzione del 50% della mortalità entro il 2010; infatti nel periodo 2001-2010 si è registrato un valore pari a -42,4% del numero dei morti rispetto alla media UE di -42,8%; questo anche grazie alla moderna tecnologia automobilistica e al crescente livello di sicurezza dei veicoli. I richiami dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dell’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) indicano una crescente consapevolezza della gravità del fenomeno, che però in Italia è stato avvertito come un problema pubblico solo negli ultimi anni. I paesi in cui già da anni il fenomeno era stato inquadrato correttamente e in cui la riduzione della incidentalità era stata posta come obiettivo primario per uno Stato moderno hanno dimostrato come sia possibile adottare politiche efficaci di prevenzione, purchè vi sia la volontà politica dei governi di affrontare con rigore la questione. Passato il 2010 l’ONU l’ 11 maggio 2011 inaugura a livello mondiale una nuova sfida per un nuovo period 2011- 2020. Tale anno rappresenterà il riferimento temporale per misurare l’efficacia delle politiche nazionali ed internazionali intraprese dai diversi stati in tema di sicurezza della circolazione. Questo obiettivo deve essere assunto dall’Italia immediatamente e visto come un dovere improrogabile. E’ purtroppo innegabile che il nostro paese deve ancora purtroppo fare i conti con la scarsa formazione dei conducenti, l’inadeguatezza delle strade, la scarsa manutenzione infrastrutturale e della segnaletica. Mi soffermerò ad inquadrare il fenomeno nello specifico a livello nazionale al fine di fare chiarezza e rilevare criticità, le quali potranno essere gradualmente limitate grazie anche ad interventi normativi. Da uno studio congiunto ACI- ISTAT è stato osservato che gli incidenti più gravi avvengono sulle strade extraurbane, questo è da ascriversi al fatto che le velocità sono più elevate nonostante a differenza delle strade urbane i pericoli di diverso genere siano minori (ciclisti, pedoni,…). Il maggior numero di incidenti, invece, è concentrato nel mese di luglio, che è anche il mese con la media giornaliera più alta in termine di sinistri. Il giorno della settimana che registra il maggior numero di incidenti è risultato essere la domenica, e poi il sabato. Per quanto riguarda invece la distribuzione degli incidenti nell’arco della giornata si registra un picco tra le 8 e le 9 del mattino, un secondo picco tra le 12 e le 13 e con la punta massima di incidentalità intorno alle 18. I primi orari sono connessi agli spostamenti quotidiani casalavoro, mentre invece il picco delle ore 18 è da ascriversi al tragitto contrario lavoro-casa in cui una serie di concause e di fattori quali l’accumulo di stress della giornata, la minore percezione visiva dovuta alla riduzione della luce naturale e la diminuzione dei riflessi favoriscono il sinistro. Occorre ricordare come il maggior numero di incidenti stradali avvenga tra due o p i ù v e i c o l i (74,4%) e i restanti 25,6% dei casi vedano coinvolti veicoli isolati. Tra questi ultimi viene rilevato come la fuoriuscita dalla sede stradale o lo sbandamento del veicolo rappresentino i casi più diffusi. Tra le cause di sinistro accertate sono ancora collocate al primo posto, nel 2012, la guida distratta e in ordine la mancata osservanza della segnaletica e la velocità eccessiva. Con riferimento alle cause inerenti il conducente del veicolo lo studio precisa che dal 2010 ad oggi, così come precedentemente, non è stato possibile stimare con precisione un numero di circostanze legate all’alterazione dello stato psico-fisico (conseguente all’abuso di alcol o droghe) a causa della indisponibilità dell’informazione al momento Con riferimento invece all’ età delle vittime degli incidenti mortali si registrano valori molto elevati in corrispondenza delle fasce: 25-29 anni e 30-34 anni. L’analisi invece degli utenti deboli della strada (pedoni, ciclisti, motociclisti) rileva che un maggiore numero di morti riguarda i ciclisti, i quali sono in percentuale di più rispetto ai conducenti di ciclomotori. Il pedone considerato utente debole della strada rimane spesso coinvolto in un sinistro stradale con una percentuale del 15,4% dei soggetti coinvolti (70% sono conducenti dei veicoli e 14,6% passeggeri trasportati). Dal punto di vista dei passeggeri trasportati il maggior numero di vittime coinvolte in incidenti stradali mortali risultano concentrati nelle fasce d’età 0-9 anni e 15-24 anni. Il dato che riguarda la prima fascia d’età è un segnale forte e deve essere utilizzato come spunto per una campagna di sensibilizzazione sulle conseguenze dell’uso scorretto o mancato dei dispositivi di sicurezza passivi per bambini come i seggiolini. Come potere sfruttare questi dati in modo utile alla collettività? Prima di tutto ritengo sia estremamente importante ricordare e partire dal presupposto che una corretta politica di prevenzione non solo gioverebbe a livello sociale, ma anche economico. E’ stato stimato che 1 Euro investito in prevenzione porterebbe a 20 Euro risparmiati di costo sociale degli incidenti; per non parlare del numero di vite salvate. Con particolare riferimento agli utenti deboli della strada sarebbe necessario costruire un numero maggiore di “Zone 30”, nella quali il limite da 50 Km/h (limite di norma nei centri urbani) è abbassato a 30 km/h. Tale zona permetterebbe una migliore “convivenza” tra autoveicoli, biciclette e pedoni. Inoltre queste dovrebbero prevedere non solo una modifica nel limite ma essere contestualmente costruite da maggiore spazio riservato alla circolazione esclusiva degli utenti deboli (pedoni e ciclisti) e costituite da un numero elevato di incroci rialzati ed evidenziati sulla pavimentazione stradale. Queste aree possiedono dei benefici conseguenti ed indiretti anche dal punto di vista dell’inquinamento atmosferico ed acustico dovuto alla minore velocità dei veicoli a motore; ma anche della viabilità in quanto i veicoli più procedono lenti dovranno mantenere una distanza di sicurezza minore e in tal modo possono viaggiare più veicoli riducendo la congestione. In questo il Comune di Cesena ha dimostrato di essere sensibile facendone costruire delle nuove negli anni, anche grazie al contributo della AIFVS (Associazione Italiana Famigliari e Vittime della Strada- Onlus) sede locale. E’ inoltre assolutamente prioritaria e urgente una campagna che faccia comprendere quali siano le conseguenze di un urto alle differenti velocità e che scardini il concetto dei 50 Km/h come una velocità “banale”. Basti considerare che le autovetture prima di essere messe in commercio devono superare con esito favorevole un crash test eseguito a 64 km/h contro una barriera fissa parzialmente deformabile, che simuli ad esempio un urto contro un altro veicolo; come da frequenti video sul web. E’ infatti stato studiato da alcuni psicologi americani come sia di forte impatto emotivo la visione di immagini reali di incidenti stradali: tecnica tra l’altro già in uso da anni negli spot dei paesi anglosassoni come l’Inghilterra. In ultima analisi si vuole invitare ad un maggiore fruizione e assistenza fornita dalla già citata AIF VS-Onlus sia a livello nazionale che dei distretti locali. L’Associazione nasce sul finire degli anni ’90 e tutt’ora rappresenta l’unica legittimata a costituirsi parte civile nei processi riguardanti le vittime dei sinistri stradali. Inoltre svolge attività divulgativa, oltre che di assistenza legale e psicologica alle vittime. Nel 2008 ha lanciato una importante campagna sulla sicurezza stradale in collaborazione con RAI e Polizia Stradale dal titolo “Mettici la testa”. Nonostante l’Associazione sia ben costituita e svolga un eccellente lavoro, non goda purtroppo ancora della palese visibilità da parte della maggioranza dei cittadini. Qualunque sia il mezzo è necessario formare oggi con finalità chiara e definita, i futuri utenti della strada. Si auspica di giungere al 2020 con una ulteriore riduzione di mortalità del 50%. Si ribadisce come solo la prevenzione, la formazione e la conoscenza possano essere vie predilette per il raggiungimento dell’obiettivo.