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LA SFIDA ALLA CRISI

     Giugno 26, 2017   No Comments

di Augusto Patrignani*

Credo che i primi responsi emersi attraverso il sistema di rilevazione delle Federazioni aderenti a Confcommercio sui consumi di Natale e dei Saldi confermano una sostanziale e profonda debolezza della domanda interna che risente del primo impatto della crisi ma smentiscono il crollo dei consumi che in questo periodo viene annunciato da più parti.

Infatti non posso dire che la crisi dei consumi non ci sia, ma è vero che per il momento è meno severa di quanto si creda, almeno secondo quanto emerge da un’analisi condotta da Confcommercio cesenate su un campione significativo di esercizi commerciali del territorio, svolta nel periodo pre e post Natale.

Proprio per un terzo degli intervistati (33%) le vendite, confrontate a quelle dello scorso anno, sono stabili. E anche per quanti parlano di una diminuzione delle vendite, circa la metà del campione, si tratta comunque di una diminuzione prevalentemente non accentuata. Secondo l’8% degli intervistati le spese sono poi addirittura aumentate. Negli ultimi mesi del 2008, i settori che avevano subito un ingente ribasso ma che sono in ripresa sono quello dell’abbigliamento; dell’elettronica; della profumeria e dell’automobile. L’abbigliamento, ad esempio, per il Natale 2008 ha avuto un calo di vendite, rispetto al 2007, del 43,5%; l’elettronica del 41% e via dicendo. Settori questi che hanno finito male il 2008 ma hanno avuto una, certamente cauta ma comunque buona, ripresa in questi primi giorni del 2009.

Alla luce di questi fatti, quindi, personalmente ritengo che la sfida a cui le piccole imprese, spina dorsale del nostro tessuto produttivo, e tutti i partner economici, sociali, del credito e del mondo del lavoro sono chiamati è quella di fare della crisi economica una occasione e un’opportunità per far sì che il nostro Paese e il nostro territorio cresca di più e meglio, costruendo più sviluppo e coesione sociale.

Devo dire che da questo punto di vista i giovani imprenditori stanno dando una grande testimonianza di creatività: in questo momento storico, ci sono imprese nuove che nascono con progetti decisamente creativi e innovativi. È ciò che occorre affinché lo sviluppo dell’economia del nostro territorio non si arresti completamente. Voglio ricordare che le giovani imprese a livello nazionale rappresentano circa 200.000 imprese del commercio e dei servizi e in Ascom costituiscono un 20% della base associativa. È un’importante fetta del mercato che per natura è abituata ad essere più innovativa e creativa. Sono giovani che possono aiutare molto il rilancio della nostra economia ma che non vanno abbandonati.

Ora più che mai abbiamo bisogno di dinamiche di sussidiarietà, di accesso al credito e di sostegno alle imprese: quelle che occorrono per ridare fiducia ed entusiasmo a migliaia di PMI che – ricordiamoci bene – sono quelle che creano il nostro Pil.

La nostra priorità sta proprio nel divulgare questa cultura imprenditoriale, portarla in tutti gli organi di lavoro in cui siamo, con lo scopo di stare al fianco delle nostre imprese e ricordargli che alla base di ogni impresa c’è un impeto ideale che nessuno può sottrarre, oppure “tassare”.

Questa è la strada maestra da seguire. Ciò premesso, il vero problema dell’economia e dello sviluppo non si risolve certo con i consumi di questi giorni. La crisi è un dato di fatto e investe anche commercio, turismo e terziario. Ne è prova anche la chiusura di molte attività commerciali nel Paese, anche se nel nostro territorio si registra in realtà una certa pur faticosa tenuta con, piuttosto, l’accentuarsi del fenomeno del turn over.

Da imprenditore voglio ribadire che l’atteggiamento giusto, in ogni caso, non è rimanere inermi e inerti di fronte alla situazione e di non affrontare il 2009 come se fosse l’anno dell’Apocalisse: magari non sarà quello svolta verso il bello, ma neppure il periodo di lenta agonia preconizzato dai più pessimisti. Certo, la propensione al consumo rimane bassa, ma non in maniera patologica . Anche se tutto lascia presupporre che la ripresa vera si registrerà con il 2010, l’anno in corso potrebbe riservarci sorprese positve o comunque rivelarsi meno brutto di quello che si attende.

Vedo piuttosto che il vero rischio – e non solo per il settore di commercio, turismo e terziario – si nasconde nel fronte inquieto del lavoro, dove la crisi sta attecchendo. E questo si può risolvere solo se, a tutti i livelli, dal Governo alle amministrazioni locali, di concerto con le forze economiche e sociali, ci siano predisposte delle vere e proprie cabine di regia per il monitoraggio dell’impatto della crisi e per individuare i provvedimenti tempestivi e urgenti da adottare.

In questo senso l’introduzione del federlismo fiscale mi pare un’occasione propizia per condividere i principi di responsabilità nella gestione della spesa pubblica e nel ricorso alla tassazione, un’operazione che può creare le condizioni ottimali per la riduzione complessiva della pressione fiscale contestualmente al recupero di evasione ed elusione.

Ci tengo però sottolineare che per quello che riguarda più specificamente il nostro territorio la nostra associazione si è mossa su più versanti per chiedere che venga messa in campo una cabina di regia tra forze istituzionali, sociali, politiche e del mondo del credito per fare massa critica e fronteggiare la crisi attraverso interventi sistemici, correlati fra loro, evitando la logica perdente dei compartimenti stagni. .La crisi si batte muovendosi e con la logica di squadra, consapevoli di un fatto: se stanno male le imprese, sta male tutta la società che si impoverisce e perde linfa. Se invece stanno bene le imprese, il benessere economico e sociale si diffonde. Serve una svolta, però, da parte delle amministrazioni comunali e dagli enti pubblici: a parole si dicono amiche delle imprese e favorevoli a chi intraprende, mentre nei fatti faticano a tradurre le buone intenzioni in buone prassi operative. Il Patto dello Sviluppo della Provincia, ad esempio, è una buna intuizione, ma va concretizzato in azioni efficaci. Pressione fiscale e tributi troppo onerosi, morsa burocratica che non si allevia, aree produttive in clamoroso ritardo sono purtroppo all’ordine del giorno. Chi fa impresa spesso è costretto a lottare contro i mulini a vento. Già c’è la crisi da combattere, chi governa non aggravi la situazione!

Non posso negare che la finanziaria per il 2009 e in generale il decreto legge “anticrisi” conferisce anche segnali forti per il rilancio degli investimenti e dei consumi per le imprese e per le famiglie. Anche se devo dire che c’è il timore che sia solo un intervento di tamponamento. Occorrerebbe in realtà una massiccia azione, più lungimirante. Siamo contenti che si siano messi in campo sistemi di ammortizzatori sociali e bonus alle famiglie, oppure azioni di detassazione delle tredicesime e di revisione degli studi di settore, ma questi sono provvedimenti che andavano previsti in precedenza. E’ da anni che portiamo avanti istanze come queste, proprio per cercare di scongiurare una situazione così difficile come quella in cui versiamo oggi. Ci possiamo solo augurare che tutti oggi imparino qualcosa di più da questo momento; soprattutto i nostri governi. Devono capire che l’impresa e le famiglie vanno sostenute. Sono coloro che in primo luogo, pagando le tasse e partecipando attivamente alla vita economica del Paese, reggono lo Stato.

*Presidente Confcommercio Cesenate

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 26, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 26, 2017 @ 9:12 pm
  •   In The Categories Of : Opinioni

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