di Denis Ugolini
Asl unica romagnola. La questione è posta e si sta affrontando nelle sedi opportune. Un passo avanti non da poco. La proponiamo dal 2009. Si è messo finalmente in moto un processo che non potrà prescindere dall’indicare percorsi e scadenze sui quali misurare la qualità e la volontà delle scelte che si devono compiere. Diversi responsabili istituzionali del territorio romagnolo affermano che l’Asl unica va fatta e in tempi brevi. Dalla stessa Regione giungono segnali indirizzati a questo obiettivo. L’Assessore regionale alla sanità, Carlo Lusenti, non ha mancato di sottolinearne, seppur ancora troppo timidamente, alcuni. Le sue recenti esternazioni rivolte alle istituzioni locali dicono a proposito dell’ Asl unica romagnola che “ci sono le condizioni per scegliere, in un senso o in un altro” che “è una discussione che sta nelle valutazioni dei territori che – bontà sua – penso vada risolta…non si può restare in mezzo al guado e alla discussione”. Poi ha chiesto ai rappresentanti dei territori unanimità “perché non è una cosa che si può fare contro qualcuno”. Più che un assessore regionale ed un governante sembrerebbe una sorta di notaio neutro che attende lumi dai clienti. La Regione non è una osservatrice della questione, è invece l’istituzione principe che ha la responsabilità della sanità e che deve assumere le decisioni che ne riguardano l’assetto, l’organizzazione ed il funzionamento. Il ruolo non può essere quello del “guardone”; la sua responsabilità è quella del decisore fondamentale. È vero, e non ci sfugge, che in Romagna anche Lusenti ha riscontrato che non tutti sono di eguale spinta e fervore. Tuttavia non si riscontrano dinieghi netti. Anzi! La consapevolezza diffusa ci pare quella che la prospettiva dell’Asl unica non può più essere disconosciuta. Anche se certe resistenze (di certo campanilismo, di certa vetero cultura politica ed amministrativa e di certo conservatorismo di visione), purtroppo, non mancano. Ma queste non sono, né possono essere, le basi di un governo adeguato dei problemi che abbiamo; men che meno di quelli della sanità. Quando Lusenti chiede unanimità, pur allo stadio della discussione cui siamo giunti, non si rende conto che offre – quasi abdicando al suo ruolo di governante – la possibilità, a chiunque si attestasse su una resistenza qualsiasi, di impedire un processo essenziale per migliorare il servizio sanitario, per fare una più oculata gestione della finanza sanitaria. Nel dibattito c’è stato anche un certo sovrapporsi di questioni, fra unica Asl romagnola e Provincia romagnola, anche a seguito dell’accorpamento delle provincie (era meglio l’abolizione) promosso dal Governo. Cosa fare prima? Contesa di lana caprina. Intanto perché sono questioni tutt’altro che in contrasto tra loro. L’Asl unica è condizione da realizzarsi per avere una sanità migliore e meno dispendiosa di sprechi. Questa deve farsi comunque, volevamo fosse fatta comunque, a prescindere dalla questione delle provincie indotta dai provvedimenti governativi inerenti le fusioni invece dell’abolizione tout court delle stesse, che sarebbe stata assai meglio. La realizzazione dell’Asl unica aiuta, comunque, a definire anche meglio l’assetto più consono e funzionale (solo di programmazione e di secondo livello, speriamo) del nuovo ente intermedio romagnolo fra Regione e comuni. Su questo specioso crinale di cosa fare prima e dopo temiamo siano protagonisti certo conservatorismo municipalistico e certa tensione tutta politica e tutta interna al PD fra alcuni esponenti di punta dei vari territori. Con Lusenti e la Regione che invece di bloccare questa specie di deriva pare si attestino a guardarne gli sviluppi. Per parte nostra vogliamo incalzare la schiera crescente di coloro che affermano la necessità di determinazione volta a dare, in tempi brevi, soluzione all’Asl unica romagnola. Non trascurando di evidenziare, ai nostri livelli locali, l’inadeguatezza politica ed amministrativa di quanti remassero contro questa direzione. E ci dispiace dovere riscontrare che ancora una uguale determinazione in tal senso, come c’è da Cesena e da Ravenna, continua invece a non registrarsi sia nel forlivese sia nel riminese. Ma intanto e da subito non possiamo non rimarcare l’inadeguatezza dell’azione regionale che non affronta con responsabilità ed adeguato impegno la decisione che le compete. Pretendere l’unanimità è l’alibi di chi non vuole e non sa decidere. Di chi dà forza alle arretratezze invece che alle innovazioni migliorative. Di chi concepisce la sanità come ambito di mero potere da gestire invece che settore fondamentale di buon governo.