Sette giorni fa, il 12 luglio, con il titolo “ Politica estera: era meglio la vecchia DC” abbiamo espresso le nostre preoccupazioni su come si muove il Governo italiano su questo fronte così importante come la nostra politica e collocazione internazionali. In particolare sottolineavamo criticamente l’apertura ad Hamas da parte di D’Alema, ministro degli esteri, che purtroppo rappresenta una posizione assai diffusa a sinistra e non solo nella sinistra cosiddetta radicale.
Oggi, 19 luglio, sul Corriere della Sera, l’articolo di fondo di Angelo Panebianco (L’Europa e il riconoscimento di Hamas. Le illusioni del realismo), di cui vorremmo suggerire la lettura, ci conforta, purtroppo, nella nostra tesi e nella nostra preoccupazione circa la “peggiore” politica estera che il nostro governo sta seguendo. Anche la storia, a partire da Monaco da cui si dispiegò il dramma e la tragedia europea e mondiale della guerra, pare abbia lasciato pochi segni e scarsi insegnamenti. In specie in chi pare coltivare ancora una visione ideologica impregnata fondamentalmente di antimericanismo, di antioccidentalismo e di antisemitismo.
Con la politica di un governo si può essere critici molte volte. Si può dissentire in toto o parzialmente su diverse questioni più o meno rilevanti. Tuttavia esse possono benissimo non intaccare una giudizio tale per cui si disconosce totalmente la sua politica. Tale per cui si debba auspicare la sua fine anticipata. È pur vero che il Governo Prodi è criticabilissimo da quando è in carica. Ma il punto per noi è un altro. È sulla politica estera che riteniamo vi debba essere grande chiarezza e fermezza di posizione ed impostazione. Non è di oggi la nostra convinzione che la politica estera soprattutto costituisce la cartina di tornasole della nostra valutazione politica dell’azione di governo. È per questo che riteniamo auspicabile, a questo punto, prima che si facciano ulteriori danni, che questo Governo possa finire. Vista questa politica che asseconda gli integralisti fanatici e terroristi, che quasi parteggia per questi rispetto all’impegno di difendere la democrazia e la sopravvivenza dello stato di Israele nel teatro mediorientale; visto questo, non solo è auspicabile, riteniamo necessario che l’Italia possa avere e meritare un Governo diverso e migliore. Cosa che peraltro rispetto a questo governo Prodi non sarebbe nemmeno molto difficile avere. Il prima possibile, speriamo.