di Franco Pedrelli
Lo confesso, i questo periodo non sono particolarmente attratto dalla non politica locale. È come inserire una moneta in juke box, puoi scegliere tra i dischi in libreria, ma la musica è sempre quella, suonata per lo più con poche variazioni. Sarà l’effetto della rilettura di Pulp di Bukowski? Eppure non frequento i suoi bar, tantomeno tracanno vodka, tuttavia gli eventi surreali ci sono tutti. Grande Bukowski, il tuo magnifico Nick Belane avrebbe risolto tutti i casi anche qui, sarebbe stato a suo agio.
Quindi anziché al bar bukowskiano faccio un “giro” sul sito del Comune, leggo le notizie in primo piano.
“Il Comune celebra il 70° anniversario della liberazione di Cesena”, l’occasione annuale per rimarcare la lotta contro il nazifascismo, la scusa per ribadire chi vinse la guerra civile, in quella metà di paese dove ci si scannò con gusto, come solo accade nelle guerre civili. Così, anno dopo anno, spargiamo del sano sale sulle ferite, come se quei dolorosi fatti fossero nati per caso, ignorando la loro genesi nelle vicende europee del primo novecento. Tant’è, vogliamo ignorare quanto quelle radici siano pronte a rigermogliare, come accade purtroppo in tante parti di Europa. Il Sindaco tuttavia non ha alternative, il juke box ha un set limitato di dischi, anche molto vetusti, che si rifanno alla retorica partigiana tout court, l’unica che conosca, da buon partigiano delle idee che furono. Poco conta che il principale della sua “ditta” la pensi diversamente, a lui basta aderire, poi come si comporta è altra cosa: lui ha la storia del “partito” da mantenere viva, la gente lo vuole, lo vota pure.
Ah, forse era meglio un giro di vodka!
Mi butto sulla seconda notizia “Verso il Bilancio 2015: segnala le opere pubbliche che ti stanno a cuore”. Sembra di essere catapultato in una storia di De Amicis, non solo per la presenza del termine “cuore” nel titolo. Si costruisce in modo artato e melenso il consenso, chiedendo democraticamente il parere, come se il comune cittadino possa esprimere proposte strategiche per la città. È la falsa democrazia di chi non ha idee, oppure, sempre falsa, di chi vuol far passare le proprie spacciandole per quelle di tutti, ovvero demagogicamente. A nessuno viene in mente di chiedersi cosa ci stiano a fare la Giunta e il Gruppo Consiliare, gli attori politici eletti dalla cittadinanza per il governo della città, quindi per individuare le linee strategiche del bilancio. Assolutamente no, il Sindaco, da novello Principe (nota, non da Principe Novello!) preferisce esautorare il Consiglio, porre la questione direttamente ai cittadini.
Con ansia cerco di rifarmi sulle altre news, “Corso per artigiani certificati Passihaus”, “Acchiappa – Gatto: corso per la cattura dei gatti”, “Chiusura anticipata alle ore 13.15 dello Sportello Facile per corso di formazione”, “Tutte le iniziative del centro per famiglie!”. Finisco con la splendida notizia “È nato lo sportello unico delle imprese della Valle del Savio”. Poco sul lavoro giovanile, ma si sa il tema deprime, meglio un po’ di melassa.
Ah, caro Nick Belane, son sicuro avresti tolto la tua pistola 45 e scaricato tutti i colpi, senza pietà e poi…giù vodka. Non val la pena risolvere questi casi.
Che fare, abbandono? Neanche per sogno, per cui vado alla sezione Open Data, l’ennesima costruzione del mito “siamo bravi, facciamo tutto quel che ci chiedono, siamo i primi”. Peccato, come in tante cose pubbliche, io dico la maggior parte, si parte con slancio, pungolati da leggi che indicano scadenze precise, non altrettanto negli obiettivi, per poi arenarsi. Ecco, gli Open Data sono oggi un monumento alla memoria, a quella della legge che li ha partoriti, ma da nessuno controllati. “Non tutto ciò che può essere contato conta e non tutto ciò che conta può essere contato” è la frase di Einstein a giustificazione dei dati contenuti: si direbbe un mondo intero, quello pubblico, che non può essere contato. Peccato, nel mondo privato contano tutto, anche piuttosto bene, lo studiano anche a scuola. Corre alla mente Keynes “Nel lungo periodo siamo tutti morti”, e con noi gli Open Data del Comune di Cesena.
Comincio sentire la mancanza reale di un bar, ma CesenaLab attira la mia attenzione, il campo di attività mi interessa da sempre. Partito da più un anno, sono 6 le start up incubate, hanno terminato il periodo previsto, poi dovrebbero essere messe a mercato, almeno così dicevano, questo per permettere l’inserimento di altre e la messa a prova del modello di business. Sarà così o ci faremo prendere dal solito mammismo italico? Intanto l’incubazione costa alla cittadinanza, mentre il FabLab annunciato più volte rimane tale. Innovazione, scuola-impresa, stampanti 3D, cosa facciamo? Intanto si è fatto l’ennesima tavola rotonda con i soliti partecipanti, le scuole escluse, ad iniziare da quelle tecniche, che tanto lustro e opportunità hanno dato a Cesena nel passato. Morale, Re Artù era più bravo con la sua tavola rotonda, ma si sa il Principe non è un Re!
Sto per chiudere, ma la Malatestiana chiama, dal profondo del cuore, quel “Grande” che le hanno appiccicato serve a qualificare lo stravolgimento che ne stanno facendo. La nona biblioteca di quartiere? Un centro sociale? Un utile ritrovo per le feste di compleanno? Un posto dove scaldarsi nelle gelide giornate invernali? Di tutto e di più, purché non si dica che debba essere un luogo elitario dove “leggere” un libro, men che meno consultare un testo. Il popolo è il proprietario della Malatestiana, al popolo la Malatestiana. Questo sembra il concetto molto semplificato che guida il governo cittadino, un concetto antico, populista, che ci si augurava superato dai tempi.
Altra vodka, sigaro in bocca, seduto sulla sedia con i piedi sulla scrivania, così Nick Belane attende di schiacciare la prossima mosca.
Penso di inviare copia del libro di Bukowski all’intero Consiglio Comunale di Cesena, la sua lettura potrebbe generare tanto ribrezzo da obbligarli ad una mossa.