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La cultura come bene primario

     Giugno 27, 2017   No Comments

di Elide Giordani

Il largo e a tratti aspro confronto sullacultura a Cesena, stimolato dal nuovo assetto della Malatestiana, haevidenziato un fatto ormai assodato: la cultura (intesa come opportunità diconoscenza, di indagine ed approfondimento, di emozione, di approccio all’artee alla storia, di possibilità di esprimere la creatività o di conoscerla) è unbene primario a cui nessuno vuole rinunciare.

Sembra anzi che proprio laddove si verificaqualche crepa nella conduzione della cultura e degli istituti culturali chevorremmo, la consapevolezza di questa esigenza si chiarisce e s’infiamma.

Non è tutto negativo dunque il dibattito che daalcuni mesi è scaturito in città. La biblioteca Malatestiana vissuta per moltianni e per la maggior parte dei cesenati come un istituto custode di memorieantiche e luogo riservato allo studio è emersa nella consapevolezza di tutticome il grande valore che è. Un prestigioso e ricchissimo involucro diconoscenza in grado, se promossa adeguatamente, anche di trainare l’economiaportando in loco quelle stesse esigenze di conoscenza che appartengono a tutti,non solo ai cesenati. Del resto crescono più di altri i viaggi che hanno meteculturali di prestigio tra i loro obiettivi.

Detto questo alcune considerazioni appaionoinevitabili.

Per restare alla Malatestiana, argomentoineludibile se si parla di cultura in città, è chiaro che ai cesenati larivoluzione portata dal progetto di Antonella Agnoli non è piaciuta. Ma non ècerto colpa sua, verrebbe da dire. Che la Agnoli “facesse” biblioteche dovel’obiettivo principale è quello di portare gente laddove gravitavano solostudiosi, studenti e topi di biblioteca era chiaro a tutti. E così è passato ilconcetto che “tutto fa cultura”,  icappelletti, l’uncinetto, l’origami, le feste di compleanno, il burlesque.

Chi va al mulino s’infarina… Chi va inbiblioteca si fa impollinare dalla cultura?

Non è così, ovviamente.

Ma, se il dibattito non si lascia fagocitaredalla strumentalizzazione politica (che c’è, eccome…) si possono guardare gliaspetti positivi: nessuno ignora più che abbiamo in città una meravigliosabiblioteca dove stimolare la conoscenza, leggere, studiare, prendere libri evideo in prestito, consultare i giornali, organizzare incontri culturali eapprofondire, inoltrandoci in rivoli infiniti e straordinari, la nostra storiae la nostra memoria.

La biblioteca rinnovata è bellissima ed ènostra.

E nessuno dovrebbe ignorare che parte del progettodi Antonella Agnoli è stato modificato benché l’obiettivo non sia quello dicreare una biblioteca ingessata.

Altro, però, dovrà ancora cambiare.

Appare difficile, infatti, se si valuta labiblioteca nel suo giusto valore e nelle sue caratteristiche, non procederealla dotazione di un direttore. Non un superfunzionario che metta insiemecultura, turismo e biblioteca. No, quella non è buona idea. Un bibliotecarionon è necessariamente un esperto di turismo, è uno studioso che conosce bene imeccanismi delicati di una biblioteca che oltre ad attirare lettori deve saperecome integrare il proprio patrimonio librario (anche digitale), farneun’adeguata archiviazione,  e porgerlo almeglio ai suoi fruitori e, soprattutto, valorizzare il suo prezioso cuore antico,quello che ha fruttato alla Malatestiana il riconoscimento Memoire du Mondedell’Unesco.

A questo proposito ha suscitato legittimoallarme la lettera che il professor Puglisi dell’Unesco ha inviato al sindacopreoccupato che la Memoire du Monde possa patire commistioni non adeguate alsuo valore.

Personalmente ritengo che la questione siagiustamente delicata ma credo che la conservazione della biblioteca di Novellosia altro dalla gestione della parte moderna e che dunque ci sarà un chiarimento.

Non è condivisibile, però, neppure il progettodi trasferire in Malatestiana gli uffici comunali della Cultura e stipare inbiblioteca servizi (la mediateca, il centro cinema, la biblioteca dei ragazzi)che un tempo avevano uno spazio dedicato. Visto così sembra difficile pensareche si sia operata una rivalutazione dei medesimi.

Non si parla più, da tempo, di quale sia ilruolo dell’ente pubblico in merito alla cultura. Non si evidenzia che se non cisono spazi adeguati dove esprimersi la cultura muore, perché è di questo chedeve occuparsi l’ente pubblico. E allora l’attenzione va ai contenitori: ilteatro, il museo archeologico, la pinacoteca, le case storiche degliintellettuali cesenati che hanno lasciato un segno nella cultura, le galleried’arte pubbliche, i centri culturali o polivalenti. Al momento appare indubbio, ad esempio, il futuro del S.Biagio che negli ultimi 30 anni è stato uncontenitore adeguato ed ospitale.

Non ci sono fondi, si dirà. E’ difficilecontestarlo, ma la cultura se gestita a dovere può essere fonte di reddito.

E’ di questo che si dovrà occupare ilsuperdirigente.

Senza dimenticare, tuttavia, che anche nellacultura – secondo un concetto che più volte mi sono trovata ad esprimere –valgono i presupposti della sussidiarietà secondo quel principio regolatore per cui se un ente che sta”più in basso” è capace di fare bene qualcosa, l’ente che sta”più in alto” deve lasciargli questo compito, eventualmentesostenendone anche l’azione, senza che questo, ovviamente esautori l’ente dellesue prerogative e dei suoi obblighi.

In questa ottica,insieme ad un gruppo di amici, abbiamo dato vita in città ad un’associazioneculturale che dimostra quale impatto positivo può generare sia questo concettoche l’esigenza di cultura che si respira a Cesena.

Parlodell’Associazione Amici della Biblioteca Malatestiana che, in un anno, ha raccoltol’adesione di 160 soci, veicolato circa una quindicina di “adozioni” per ilrestauro – si parla di soldi che i cittadini si sono tolti dalla loro tasche – deicodici antichi di Malatesta Novello (quelli del Memoire du Monde dell’Unesco),organizzato qualche decina di conferenze per la conoscenza della Biblioteca trai cesenati (e non solo), condotto vari viaggi culturali nella prestigiosebiblioteche italiane, proposto iniziative dedicate ai ragazzi, elaborato un programmadi confronto sui temi più vivi del nostro ‘900.

La cultura, dunque, può anche partire dal basso.

  •   Published On : 7 anni ago on Giugno 27, 2017
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  •   Last Updated : Giugno 27, 2017 @ 10:08 am
  •   In The Categories Of : Politica Nazionale

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